Puritani

movimento religioso sorto entro la Chiesa d'Inghilterra

Citazioni sui puritani e sul puritanesimo.

Raffigurazione di una puritana

Citazioni

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  • Certi uomini non riescono proprio a convivere con i loro principi. A Westminster, può essere d'aiuto andarci a pranzo ogni tanto; non troppo spesso, però – se non vuoi essere scambiato per un puritano. (Michael Dobbs)
  • È a questa setta, i cui principii sembrano così frivoli, e le abitudini così ridicole, che gl'inglesi, vanno debitori di tutta la libertà della loro costituzione. (David Hume)
  • I puritani dovrebbero portare due foglie di fico sugli occhi. (Stanisław Jerzy Lec)
  • Il puritanesimo anglosassone ci rinsecchisce ogni mese che passa, ha quasi ridotto al nulla la goduria estemporanea dei retrobottega. Tutto va verso il matrimonio e la correttezza. (Louis-Ferdinand Céline)
  • Il trinomio dei puritani inglesi non fu quello divenuto famoso con la rivoluzione francese, «libertà uguaglianza, fraternità» ma fu «religione, proprietà, libertà». Poiché mancava loro una teoria rivoluzionaria, erano convinti di lottare così caparbiamente non già per fare una rivoluzione (parola che, fra l'altro, allora non aveva il significato attuale ma indicava la rotazione degli astri) bensì per difendere il passato. (Giampiero Carocci)
  • Non a caso, i paesi classici della tradizione liberale sono quelli in cui, attraverso il puritanesimo, più profondamente ha agito l'Antico Testamento. (Domenico Losurdo)
  • Tutto il sapere ha qualcosa di puritano; dà alle parole una morale. (Elias Canetti)
  • I ministri puritani erano divenuti ormai dei veri tribuni del popolo, il loro pulpito un libero tribunale di giudici inflessibili ed incorruttibili, la loro influenza sempre maggiore nelle classi sociali medie e inferiori, la rappresentanza dei loro seguaci sempre più numerosa nella Camera bassa.
    I puritani vengono così in pochi decenni a costituire un partito politico potente, che non reclamava soltanto la riforma degli abusi ecclesiastici, ma discuteva della forma di governo, s'opponeva ai monopoli, cercava di limitare la prerogativa regale. Veri precursori d'una rivoluzione, essi venivano troppo logicamente accusati dai difensori dell'episcopato anglicano di desiderare uno Stato popolare, meritandosi l'elogio d'uno storico ad essi non certo favorevole (lo Strype[1]): «la scintilla preziosa della libertà non è stata accesa e conservata che dai Puritani».
  • [Il puritanesimo] [...] non accettava altra garanzia che la Bibbia, altra regola di condotta che la parola precisa di Dio: né re, né parlamento, né gerarchia ecclesiastica potevano interpretare a loro modo questa regola; nessuna regola ufficiale poteva quindi venire riconosciuta dal puritano, il quale, non volendo sottostare ad una chiesa presieduta dal sovrano temporale, diventava con ciò un vero ribelle anche nel campo politico. La semplicità, la purezza evangelica, ecco il fine del puritanesimo, che s'informa cosi nel campo religioso ad uno spirito democratico, il quale non potrà non tradursi nel campo politico e sociale.
  • Una minoranza, che incarna lo spirito progressivo dell'epoca, non si accontenta delle modeste ed innocque riforme, dell'abrogazione del cerimoniale più assurdo; ma, una volta ammesso il principio del libero esame, continua a sottoporre alla critica rigorosa di questo l'intero sistema religioso, arrivando all'austero principio che in materia di fede e di culto niente possa farsi «se non in virtù della parola di Dio». Non basterà quindi che la Sacra Scrittura non parli contro una cosa qualsiasi nel campo della fede per accettarla, ma occorrerà che parli espressamente in favore di essa. Fu questo il Puritanesimo, che nel suo stesso dogma fondamentale sonava ribellione aperta contro ogni sorta di compressione spirituale.
  1. John Strype (1643-1737), ecclesiastico, storico e biografo inglese.

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