Proverbi veneti

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Raccolta di proverbi veneti.

Province del Veneto

A modifica

  • A chi nasse sfortunai, ghe piove sul cul a star sentai.[1]
A quelli che nascono sfortunati, gli "piove sul sedere" perfino se stanno seduti.
  • A dona che pianze, caval che sua, e ebreo che zura, no crederghe.[2]
Non credere alla donna che piange, al cavallo che suda e all'ebreo che giura.
  • A lavar la testa a l'aseno, se perde lissia e saon.[3]
A lavare la testa a un asino si spreca liscìvia e sapone.
  • A oselo ingordo ghe crepa 'l gosso.[4]
All'uccello ingordo gli crepa il gozzo.
  • A pagar e a morir, gh'è sempre tempo.[5]
Per pagare e per morire c'è sempre tempo.
  • Al'amigo pèlighe 'l figo, al nemigo 'l persego.[4]
All'amico pela il fico e al nemico la pesca.
Questo perché si pensava che la buccia del fico fosse dannosa mentre quella della pesca fosse salutare.
  • Amor che nasse in malatia, quando se guarisse el passa via.[6]
L'amore che nasce durante una malattia, finisce con la guarigione.
  • Amor de fradelo, amor da cortelo.[7]
Amore di fratello è amore "da coltello".
  • Amor fa amor e crudeltà consuma amor.[6]
L'amore crea amore e la crudeltà consuma l'amore.
  • Amor me fa portare le calze mole.[6]
L'amore mi fa portare le calze flosce.
L'amore fa dimagrire.
  • Amor no fa bogher la pignata.[6]
L'amore non fa bollire la pentola.
  • Amor no porta rispeto a nesun.[6]
L'amore non porta rispetto a nessuno.
  • Amor novo va e vien, amor veccio se mantien.[6]
L'amore nuovo va viene mentre quello vecchio rimane.
  • Amor veccio non fa ruzene.[6]
Amor vecchio non fa ruggine.
  • Amor xe orbo.[6]
L'amore è cieco.
  • Amor xe tossego.[6]
L'amore è tossico.
  • Aqua turbia, vadagno de pescaori.[8]
L'acqua sporca è un vantaggio per il pescatore.

B modifica

  • Bei in fasse, brutti in strazze.[9]
Belli appena nati, brutti da grandi.
  • Bruti in fasse, bei in strasse.[9]
Brutti appena nati, belli da grandi.

C modifica

Quel che è scritto è quel che vale, mentre il contadino (che normalmente non sapeva scrivere) dorme.
  • Ceriola nevegarola, de l'inverno semo fora, Ceriola solarola, ne l'inverno semo ancora.[11]
Se nevica alla Ceriola (corrisponde al 2 febbraio) l'inverno finisce, ma se c'è il sole l'inverno dura più a lungo.
  • Chi desfa bosco e desfa pra', se fa dano e non lo sa.[12]
Chi distrugge boschi e prati, senza saperlo fa del danno a se stesso.
  • Chi fa un prete, fa un lovo; chi fa un frate, fa un cogion.[13]
Chi fa un prete fa un lupo, chi fa un frate fa un coglione.
  • Chi ruma catta ossi.[12]
Chi scava trova ossa.
Chi cerca trova
  • Chi magna puina, poco camina.[4]
Chi mangia ricotta, avrà poca forza.
  • Chi maltrata le bestie, maltrata anca i cristiani.[14]
Chi maltratta le bestie (gli animali) maltratta anche i cristiani (le persone).
  • Chi no ga cuor per le bestie, no lo ga gnanca per i cristiani.[14]
Chi non ha cuore per gli animali, non lo ha nemmeno per le persone.
  • Chi no se contenta de l'onesto, perde 'l manego e anca 'l cesto.[15]
Chi non si accontenta del giusto perde il manico e anche il cesto.
  • Chi rompe de veccio, paga de novo.[16]
Chi rompe il vecchio ripaga con il nuovo.
  • Chi se fa piegora, el lovo lo magna.[17]
Chi si fa pecora, il lupo se lo mangia.
  • Chi spua sempre miel, ga sconto 'l fiel.[18]
Chi sputa sempre miele, tiene nascosto il fiele.
  • Chi va al molin, s'infarina.[19]
Chi va al mulino, si infarina.
  • Chi vive sperando, more cagando.[20]
Chi vive nella speranza muore negli stenti.
  • Chi vol tegner la casa monda, | no tegna né prete né colomba.[21]
Chi vuol tenere la casa pulita, non (vi) tenga né prete né colomba.
  • Co 'l cavelo tira el bianchin, lassa la dona e tiente al vin.[22]
Quando i capelli cominciano a imbiancare, lascia la donna e aggrappati al vino.
  • Co 'l prete ha dito: orate frate | le xe tre lire inte le zate.[23]
Quando il prete ha detto: orate frate | sono tre lire nelle mani.
  • Co l'aqua toca al culo, s'impara a nuar.[24]
Quando l'acqua tocca il sedere, si impara a nuotare.

D modifica

  • Da un segna' da Dio tre passi indrio, e dal zoto starghene oto.[9]
Dalle persone segnate da Dio stanne a tre passi indietro, e dallo zoppo stanne ad otto.
  • Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza.[2]
Non c'è molta differenza tra una donna e un mulino.
La donna ha molte necessità anche prima del matrimonio, così come il mulino richiede molto lavoro prima di essere funzionante.
  • D'amor el gusto e 'l fogo de paglia, xe de l'istessa tagia.[6]
Il gusto dell'amore e il fuoco di paglia sono della stessa taglia.
  • Dio lassa far, ma no strafar.[16]
Dio ti lascia fare ma non strafare.
  • Do amori no se pol aver.[6]
Non si possono avere due amori.
  • Do done e un'oca fa un marcà.[2]
Due donne e un'oca fanno un mercato (rumore).
  • Dona, dano, malano tuto el tempo de l'ano.[2]
Donna, danno, malanno per tutta la durata dell'anno.
  • Dona e legno fa perdere l'inzegno.[2]
La donna e il legno (casa) fanno perdere il cervello.
  • Dona se lagna, dona se dol, dona se amala, quando la vol.[2]
La donna si lagna, si duole e si ammala quando le pare.

E modifica

  • El bianco e 'l rosso va e vien, e 'l zalo se mantien.[9]
Il bianco e il rosso vanno e vengono ma il giallo si mantiene.
Riferito al colore del vino, quelli gialli, più dolci, sono da conservare per le occasioni migliori.
  • El cuor de le done xe fato a melon.[2]
Il cuore delle donne è fatto a spicchi come un melone.
  • El diavolo no vol sentir la quiabita.[25]
Il diavolo non vuole ascoltare l'orazione degli esorcisti.
  • El pì bon dei rossi gà copà so pare.[26]
"Il più buono degli uomini con i capelli rossi ha ucciso suo padre"
  • El vin fa bon sangue[27]
Il vino fa bene al sangue (si intende anche l'umore).

F modifica

  • Fala anca el prete a dir messa.[28]
Sbaglia anche il prete a dir messa.
  • Far e desfar xe tuto on laorar.[29]
Fare e disfare è tutto un lavorare

I modifica

  • I omeni i xe come i copi, i sè dà da bevare uno co l'altro.[30]
Gli uomini sono come le tegole, si danno da bere l'un con l'altro
  • I omeni se ciapa per la parola, i aseni per la cavezza.[31]
Gli uomini si prendono per la parola, gli asini per la cavezza.
  • I preti fa boger la pignata co le fiame del Purgatorio.[23]
I preti fanno bollire la pentola con le fiamme del Purgatorio.[23]
  • I proverbi i xe la sapienza de l'omo.[32]
I proverbi sono la sapienza dell'uomo.
  • In casa de galantomeni prima le done e po i omeni.[33]
In casa di gente per bene prima le donne e dopo gli uomini.

L modifica

  • L'amor de carneval mor in quaresema.[6]
L'amore nato a carnevale finisce alla quaresima.
  • L'amor no pol star sconto.[6]
L'amore non può essere nascosto.
  • L'amor passa sette muri.[34]
L'amore passa attraverso sette muri.
  • L'amor xe come i busi in te le calze.[6]
L'amore è come i buchi nelle calze.
  • L'Epifania tute le feste la scoa via.[11]
L'epifania porta via tutte le feste.
  • L'ista' de San Martin dura tre zorni e un pochetin.[11]
L'estate di San Martino dura tre giorni e poco ancora.
  • La dona de bon uso tende alla roca e al fuso.[2]
La donna di buone maniere si occupa della rocca (casa) e del fuso.
  • La dona deve aver quatro m: matrona in strada, modesta in ciesa, massera in casa, e matrona in leto.[2]
La donna deve aver quattro m: matrona per strada, modesta in chiesa, massaia in casa, e matrona a letto.
  • La dona e la vaca, al pezo le se taca.[2]
La donna e la vacca si attaccano al peggio (escrementi, stallatico).
  • La dona ga più caprici che rici.[2]
La donna ha più capricci che ricci.
  • La dona ga più rici che cervelo.[2]
La donna ha più ricci che cervello.
  • La dona, per picola che la sia, la vince el diavolo in furbaria.[2]
La donna, per quanto possa essere piccola, batte il diavolo in furbizia.
  • La dona savia no ga né occi, né reccie.[2]
La donna saggia no ha né occhi né orecchie.
  • La dona va sogèta a quatro malatie a l'anno, e ognuna dura tre mesi.[2]
La donna ha quattro malattie all'anno e ognuna dura tre mesi.
  • La dona xe come la balanza, che la pende da quela parte che più la riceve.[2]
La donna è come la bilancia, pende dalla parte dove riceve di più.
  • La dona xe volubile per natura.[2]
La donna è volubile per natura.
  • La galina che canta ha fato el vovo.[35]
La gallina che canta ha fatto l'uovo.
La gallina nera fa l'uovo bianco.
  • La lengua de le done la xe come la forbese, o la tagia o la ponze.[2]
La lingua delle donne è come una forbice, o taglia, o punge.
  • La morte de le piegore xe la salute dei cani.[36]
La morte delle pecore è la salute dei cani.
  • La morte del lovo xe la salute de la piegora.[36]
La morte del lupo è la salute della pecora.
  • La piegora mata xe quela che va fora dal sciapo.[7]
La pecora matta è quella che esce dal gregge.
  • La prima piova d'agosto rinfresca 'l bosco.[11]
La prima pioggia d'agosto rinfresca il bosco.
La speranza è verde.
  • Lagrime di donna, fontana di malizia.[2]
Lacrime di donna, fontana di malizia.
  • Le done ghe ne sa una carta più del diavolo.[2]
Le donne ne sanno una più del diavolo.
  • Le done, i cani e 'l bacalà, perché i se boni i ghe vol ben pestà.[2]
Donne, cani e baccalà, più li picchi più diventano buoni.
  • Le done no le ga altra arma che la lengua.[2]
Le donne non hanno altra arma che la lingua.
  • Le done se odia tra de ele.[2]
Le donne si odiano tra di loro.
  • Le done xe lunatiche.[2]
Le donne sono lunatiche.

M modifica

  • Marso suto e april bagnà beato 'l contadin che à semená.[11]
Marzo asciutto e aprile bagnato beato il contadino he ha seminato.
  • Megio el tacon, che sbregon.[37]
  • Megio uno sbiro bon, che un prete bricon.[13]
Meglio uno sbirro buono che un prete briccone.
Meglio il rattoppo che la rottura.
Invita a rimediare al male nel miglior modo possibile e non lasciare andare tutto in rovina.
  • Megio fruar scarpe che nizioi.[29]
Meglio logarare le scarpe che le lenzuola.
  • Morto un Papa, se ghe ne fa un altro.[38]
Morto un Papa, ne fanno un altro.

N modifica

  • Ne l'andar zo ogni santo agiuta.[39]
Quando si va giu' per la china ogni Santo può aiutare.
  • No gh'è sabo senza sol, né dona senza amor.[6]
Non c'è sabato senza sole, né donna senza amore.

P modifica

  • Pan e nose magnar da Dose.[4]
Pane e noci mangiare da Doge.
  • Pecato confessà, l'è mezzo perdonà.[40]
Peccato confessato, mezzo perdonato.
  • Per amor no se sente dolor.[6]
Per amore non si prova dolore.
  • Per conosser furbo, ghe vol un furbo e mezo.[34]
Per fregare un furbo ci vuole un furbo e mezzo.
  • Per done, cani e aqua, i omeni se mazza.[2]
Per donne, cani e acqua gli uomini si ammazzano.
  • Per la gota, ghe vol el son de la campana rota.[41]
Per la gotta, ci vorrebbe il suono di una campana rotta.
Contro la gotta poco può l'arte.
  • Piegora che sbeca perde 'l bocon.[35]
La pecora che bela perde il boccone.
  • Poco xe megio che gnente.[42]
Poco è meglio di niente.

Q modifica

  • Quando che la merda monta in scagno, o che la spuzza o che la fa dano.[43]
Quando la merda (intesa come ambizione) sale sullo scranno (ovvero sale al potere), se non puzza fa danno.
  • Quel che no ingossa, ingrassa.[4]
Quello che non ci fa strangolare, ci ingrassa.
  • Quando 'l sol insaca Dioba, no gh'è Domenega che piove.[11]
Quando il sole tramonta tra le nubi il giovedì, pioverà entro domenica.
Quando il cielo è nuvoloso al tramonto, la pioggia è vicina.

R modifica

  • Rosso dal mal pelo, cento diavoli per cavelo.[9]
Il rosso è cattivo e ha cento diavoli per capello.
  • Rosso de sera bon tenpo se spera; bianco de matina, bon tempo se incammina.[11]
Rosso di sera, bel tempo si spera; bianco di mattina, bel tempo si avvicina.

S modifica

  • San Bastian con la viola in man.[11]
San Sebastiano (20 gennaio) con la viola in mano.
  • Spizza ae bae, temporae[11]
Se ti prudono i testicoli, vuol dire che sta arrivando il temporale
  • Spizza ae tete, nuovoette[11]
Se ti prude il seno, vuol dire che si sta facendo nuvoloso
Sant'Agnese (21 gennaio) le lucertole vanno per siepi.
  • Sasso trato e parola dita no torna più indrìo.[35]
Sasso lanciato e parola detta non tornano indietro.
  • Se la dona la vuol, tuto la puol.[2]
Se la donna vuole, può tutto.
  • Se piove 'l dì de la Senza, el boaro perde la semenza.[11]
Se piove alla domenica dell'Ascensione, il boaro perde le sementi.
  • Sole de vero e aria de fessura, manda l'omo in sepoltura.[41]
Prendere il sole attraverso il vetro, e l'aria dalle fessure fa morire l'uomo.

T modifica

  • Tacai a un ciodo ma vivi.[44]
Attaccati a un chiodo ma vivi.
  • Tosse, amor e panzeta, no le se sconde in qualunque sito che se le meta.[6]
Tosse, amore e pancia non si possono nascondere in nessun posto.
  • Tre sievi dura un can, tre cani dura un cavalo, tre cavai dura un omo, e tre omeni dura un corvo.[12]
Un cane dura tre ceste, un cavallo dura tre cani, un uomo dura tre cavalli e un corvo dura tre uomini.
  • Tuti no pol star a messa vicin al prete.[34]
Non tutti possono ascoltare la messa vicino al prete.

U modifica

  • Un papa e un persegar più de venticinqu' ani no i pol durar.[12]
I papi e i peschi non possono durare più di venticinque anni.
  • Una volta core el can e l'altra el lievro.[45]
Una volta corre il cane e una volta la lepre.

V modifica

  • Vàrdete da prete contadin, da compare vicin, e da aqua per confin.[46]
Guardati da prete contadino, da compare vicino e da acqua per confine.
  • Voja de far saltame dos.[35]
Voglia di fare saltami addosso.

X modifica

  • Xe pezo el tacon del sbrego.[47]
La toppa è peggio del buco.
A volte il rimedio è peggiore del male.

Note modifica

  1. Citato in Pasqualigo, 1857, Fortuna, vol. 2 pp. 36-38.
  2. a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Citato in Pasqualigo, 1857, Donna, matrimonio, vol. 1, pp. 119-138.
  3. Citato in Pasqualigo, 1857, Sapere, ignoranza, vol. 3, pp. 60-63.
  4. a b c d e Citato in Pasqualigo, 1857, Tavola, cucina, vol. 3, pp. 75-89.
  5. Citato in Pasqualigo, 1857, Debito, imprestiti, mallevadorie, vol. 1, pp. 114-116.
  6. a b c d e f g h i j k l m n o p q Citato in Pasqualigo, 1857, Amore, vol. 1, pp. 47-52.
  7. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Famiglia, vol. 2, pp. 16-27.
  8. Citato in Pasqualigo, 1857, Frode, rapina, vol. 2, pp. 39-41.
  9. a b c d e f Citato in Pasqualigo, 1857, Bellezza e fattezze del corpo, vol. 1, pp. 58-66.
  10. Citato in Pasqualigo, 1857, Contrattazioni, mercatura, vol. 1, pp. 98-103.
  11. a b c d e f g h i j k l Citato in Pasqualigo, 1857, Meteorologia, stagioni, tempi dell'anno, vol. 2, pp. 83-134.
  12. a b c d Citato in Pasqualigo, 1857, Agricoltura, vol. 1, pp. 9-40.
  13. a b Citato in Pasqualigo, 1879, p. 182.
  14. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Animali, vol. 3, pp. 113-116.
  15. Citato in Pasqualigo, 1857, Temperanza, moderazione, vol. 3, pp. 90-94.
  16. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Coscienza, gastigo dei falli, vol. 1, pp. 104-108.
  17. Citato in Pasqualigo, 1857, Paura, coraggio, ardire, vol. 3, pp. 3-7.
  18. Citato in Pasqualigo, 1857, False apparenze, vol. 2, pp. 14-15.
  19. Citato in Pasqualigo, 1857, Compagnia buona e cattiva, vol. 1, pp. 81-85.
  20. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Speranza, vol. 3, pp. 74-75.
  21. Citato in Pasqualigo, 1879, p. 80.
  22. Citato in Pasqualigo, 1857, Gioventù, vecchiezza, vol. 2, pp. 45-51.
  23. a b c Citato in Pasqualigo, 1879, p. 181.
  24. Citato in Pasqualigo, 1857, Bisogno, necessità, vol. 1, pp. 71-75.
  25. Citato in Pasqualigo, 1857, Consiglio, riprensione, esempio, vol. 1, pp. 93-96.
  26. Storia di Verona, http://www.verona.net/it/storia/proverbi_veronesi_uno_.html
  27. Citato in Pasqualigo, 1857, Vino, vol. 3, pp. 97-100.
  28. Citato in Pasqualigo, 1879, p. 128.
  29. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Ozio, industria, lavoro, vol. 2, pp. 161-167.
  30. Citato in Pasqualigo, 1857, Beneficienza, soccorrersi, vol. 1, pp. 66-71.
  31. Citato in Pasqualigo, 1857, Proibità, onoratezza, virtù, vol. 3, pp. 19-22.
  32. Citato in Pasqualigo, 1857, I proverbi, vol. 1, pp. 1-2.
  33. Citato in Pasqualigo, 1857, Regole del trattare e del conservare, vol. 3, pp. 29-34.
  34. a b c Citato in Pasqualigo, 1857, Appendice, vol. 3, pp. 123-152.
  35. a b c d Citato in Pasqualigo, 1857, Parlare, tacere, vol. 2, pp. 167-172.
  36. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Condizioni e sorti disuguali, vol. 1, pp. 85-90.
  37. Citato in Pasqualigo, 1857, Vesti, addobbi, vol. 3, pp. 94-97.
  38. Citato in Pasqualigo, 1857, Governo, leggi, ragion di stato, vol. 2, pp. 54-56.
  39. Citato in Pasqualigo, 1857, Cose fisiche, vol. 3, pp. 116-120.
  40. Citato in Pasqualigo, 1857, Schiettezza, verità, bugia, vol. 3, pp. 67-72.
  41. a b Citato in Pasqualigo, 1857, Sanità, malattie, medici, vol. 3, pp. 45-60.
  42. Citato in Pasqualigo, 1857, Guadagno, mercedi, vol. 2, pp. 57-60.
  43. Citato in Pasqualigo, 1857, Mestieri, professioni diverse, vol. 2, pp. 70-82.
  44. Citato in Pasqualigo, 1857, Morte, vol. 2, pp. 141-144.
  45. Citati in Pasqualigo, 1857, Conforti ne' mali, vol. 1, pp. 90-93.
  46. Citato in Pasqualigo, 1879, p. 83.
  47. Dall'intervista di Margherita Sermonti, Libertà di parole. Undici domande a Giulio Marcon, tra lingua e vita, Treccani.it, 7 agosto 2018.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica