Richard Stallman

informatico e attivista statunitense, fondatore del progetto GNU

Richard Matthew Stallman (1953 – vivente), informatico statunitense.

Richard Stallman, 2014

Citazioni di Richard Stallman

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  • [Sugli smartphone] I computer [e la maggior parte dei telefoni cellulari] sono il sogno di Stalin: sono strumenti perfetti per sorvegliare, poiché possono archiviare ogni tipo di attività degli utenti. [...] La maggior parte dei telefoni cellulari trasmette la loro posizione, calcolata grazie a sistemi GPS, su richiesta da parte di sistemi remoti. La compagnia telefonica accumula un'enorme lista di luoghi dove gli utenti sono stati. Un parlamentare tedesco del partito dei Verdi [correzione successiva: Malte Spitz è dello staff dei Verdi, ma non è un parlamentare] ha chiesto alla compagnia telefonica di fornirgli i dati a proposito dei luoghi dove lui stesso era stato. È stato costretto a citare la compagnia, ricorrere alla giustizia per ottenere queste informazioni. E quando le ha ottenute, ha ricevuto 44.000 posizioni geografiche per un periodo di sei mesi. Si tratta di più di duecento informazioni al giorno! Ciò significa che qualcuno potrebbe creare un'ottima schedatura delle attività di una persona, semplicemente osservando questi dati.[1]
  • Il movimento del software libero non si identifica generalmente con la destra o la sinistra politiche. Non ha una posizione su questioni politiche al di fuori della libertà di usare un programma e dei diritti fondamentali di chi utilizza un computer. (da un messaggio inviato alla lista discussioni@softwarelibero.it, 5 marzo 2010)
  • La società ha bisogno di libertà: quando un programma ha un padrone, l'utilizzatore perde la libertà di controllare parte della sua vita. (dall'intervista di Eugenio Occorso, Stallman: "Libero software in libera società", la Repubblica, 21 giugno 2004)
  • Non siamo contro nessuno, siamo solo a favore della libertà, abbiamo scopi costruttivi. (ibidem)
  • Il World Wide Web ha le potenzialità per svilupparsi in un'enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e in una biblioteca completa di corsi per la formazione. (da L'Enciclopedia Universale Libera e le risorse per l'apprendimento)
Il World Wide Web ha la potenzialità di diventare un'enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e una biblioteca completa di corsi per la formazione.
  • Ai geek piace illudersi di poter ignorare la politica: potete anche ignorarla, ma la politica non ignorerà voi. (da O'Reilly Open Source Conference: Day 3, 26 luglio 2002)
  • La gente ha il governo che si merita col proprio comportamento, ma si meriterebbe di meglio. (dalla pagina dei "detti" di Stallman)
  • [Sul perché si risolse contro la scrittura di software proprietario.] In questo modo avrei potuto guadagnare, e forse mi sarei divertito a programmare. Ma sapevo che al termine della mia carriera mi sarei voltato a guardare indietro, avrei visto anni spesi a costruire muri per dividere le persone, e avrei compreso di aver contribuito a rendere il mondo peggiore. (da Il progetto GNU, 1998)
  • Talvolta qualcuno mi chiede se nella Chiesa dell'Emacs non sia considerato peccato ricorrere al vi. Usarne una versione libera non è peccato, ma è una penitenza. Happy hacking a tutti. (citato in Sam Williams, Codice Libero. Richard Stallman e la crociata per il software libero, 2002, cap. 5 – Sant'Ignucius)
  • Combattere i brevetti uno ad uno non eliminerà mai il pericolo dei brevetti software, così come uccidere le zanzare non significa sconfiggere la malaria. (da Contro i brevetti sul software – individualmente ed insieme, traduzione di Vasco Maria Cleri, Giorgio V. Felchero, Paola Blason e Domenico Delle Side, 9 settembre 2004)
  • La gente dice che dovrei accettare il mondo. Stronzate! Io non accetto il mondo. (dal discorso al New York Linux Bazaar)
  • Date valore alla vostra libertà, o la perderete, ci insegna la storia. "Non annoiarci con la politica", risponde chi non vuole apprendere. (da Linux, GNU e libertà, LinuxWorld, maggio 2002)
  • Nonostante il sistema di base GNU/Linux sia composto da software libero, molte delle versioni di GNU/Linux attualmente disponibili includono una piccola quantità di software non libero – quanto basta per viziarle come modo per raggiungere la libertà. Ma Linspire è in una categoria a parte; ampie e importanti parti di questo sistema non sono libere. Nessun'altra distribuzione GNU/Linux è ricaduta così lontano dalla libertà. Migrare da MS Windows a Linspire non vi porta alla libertà, vi consegna solo un nuovo padrone. (da Sulla decisione del Venezuela di usare Linspire nel sistema informatico di proprietà del governo)
  • Il coltivatore di marijuana medicinale e attivista Steve McWilliams si è suicidato lo scorso giugno, anziché affrontare sei mesi in prigione senza marijuana per alleviare il suo dolore cronico. Se mai vi troverete in una situazione simile, non uccidetevi in privato. Usate la vostra morte per colpire il tiranno. Dichiaratevi innocenti; dopodiché suicidatevi nell'aula di tribunale, con la giuria e i giornalisti a osservare, dopo aver sfidato il giudice gridando "Io sono un coltivatore di marijuana medicinale. State per trasformare questi 12 onesti cittadini nei vostri malvagi strumenti, ma io li salverò da voi. Possa la mia morte restare sulla vostra coscienza finché vivrete". (da Un coltivatore di marijuana medicinale, 16 novembre 2005)
  • [Ricevendo il Linus Torvalds Award for Community Service, parlando a nome della Free Software Foundation al Linuxworld, agosto 1999] Offrire il Linus Torvalds Award alla Free Software Foundation è un po' come dare il Premio Ian Solo all'alleanza ribelle di Guerre stellari. (citato in Sam Williams, Codice Libero. Richard Stallman e la crociata per il software libero, 2002, cap. 5 – Una piccola pozzanghera di libertà)
  • La pratica di definire il sistema GNU con "Linux" è proprio un errore. Vorrei pregarvi di compiere il piccolo sforzo necessario per chiamare il sistema GNU/Linux, aiutandoci così ad ottenere parte del riconoscimento. [...] Perché dunque mi preoccupo di questa faccenda? Perché credo valga la pena di disturbarvi e forse farvi una cattiva impressione sollevando la questione del riconoscimento? Quando lo faccio, qualcuno ritiene che è per soddisfare il mio ego, vero? Naturalmente non vi sto chiedendo di chiamarlo "Stallmanix", giusto? (intervento tenuto alla New York University, 29 maggio 2001, da Software libero: libertà e cooperazione, in Software libero pensiero libero, traduzione di Bernardo Parrella, StampaAlternativa/Nuovi Equilibri, 2003)
  • [Un programmatore che rifiutò di dare a Stallman il codice sorgente di una stampante in panne nel laboratorio del MIT] Quel tizio aveva promesso di rifiutare ogni collaborazione con noi, i colleghi del MIT. Ci aveva traditi. Ma non lo fece soltanto con noi. È probabile che abbia tradito anche te. [indicando qualcuno tra il pubblico] E credo che molto probabilmente abbia fatto lo stesso a te. [indicando qualcun altro tra il pubblico]. Ed è probabile lo abbia fatto anche a te. [indicando una terza persona tra il pubblico] Probabilmente ha tradito la maggioranza dei presenti in questa sala – eccetto, forse, i pochi che non erano ancora nati nel 1980. Perché aveva promesso di rifiutare ogni cooperazione praticamente con l'intera popolazione del pianeta terra. Aveva firmato un accordo di non divulgazione ("non-disclosure agreement"). (resoconto dell'episodio che diede l'avvio al progetto GNU, ibidem)[2]
  • Il copyleft è usato con uno spirito di sinistra, uno scopo di sinistra: incoraggiare le persone a cooperare e ad aiutarsi reciprocamente e a dare a tutti la stessa libertà. (da Il copyright è di destra, il copyleft è di sinistra, intervista a cura di MediaMente, Rai Educational, Roma, 5 dicembre 1997)
  • Sulla base di anni di conversazioni, mi sono convinto che una parte della causa del problema è la tendenza a chiamare il sistema Linux invece che GNU, e di descriverlo come open source invece che come software libero. (da un'intervista su BYTE.com – Free Or Not Free, 13 marzo 2001)
  • Non ho mai visto nessuno supporre che tutti i cittadini di New York siano colpevoli di omicidio, violenze, rapine, spergiuri o scrittura di software proprietario. (da My Doom and You)
I have not seen anyone assume that all the citizens of New York are guilty of murder, violence, robbery, perjury, or writing proprietary software.
  • Steve Jobs, il pioniere del computer inteso come prigione resa cool, progettato per separare gli stolti dalla propria libertà, è morto. Come il sindaco di Chicago, Harold Washington, disse del corrotto precedente sindaco Daley, non sono felice che sia morto, ma sono felice che se ne sia andato. Nessuno merita di dover morire, né Jobs, né Mr. Bill, nemmeno le persone colpevoli di mali peggiori dei loro. Ma tutti ci meritiamo la fine dell'influenza maligna di Jobs sul computing. Purtroppo, quell'influenza continua nonostante la sua assenza. Possiamo solo sperare che i suoi successori, nel proseguirne l'eredità, siano meno efficaci. (da Stallman.org, 6 ottobre 2011[3])
  • Apple ha fatto in modo che la gente non sappia più quali sono le sue libertà, e se lo sa, pensa di non meritarsele. (da un'intervista)[3]
Slashdot, 1° maggio 2000[4]
  • È chiaro che altri problemi come il fondamentalismo religioso, la sovrappopolazione, i danni all'ambiente e il dominio del business su governi, scienza, pensiero e società sono molto più grandi del software non libero. Ma molta altra gente ci sta già lavorando, e io non ho nessuna grande capacità o idee per indirizzarle. Così sembra che sia meglio che io continui a lavorare sul problema del software libero. Ad ogni modo, il software libero contrasta uno degli aspetti del dominio dell'economia sulla società.
  • Non avrei mai immaginato che il Movimento Free Software avrebbe generato un'alternativa annacquata, il movimento Open Source, diventata poi così ben nota che la gente mi pone domande riguardo l'"open source", pensando che io lavori sotto quella bandiera.
  • Chiamare l'intero sistema "Linux" porta la gente a pensare che lo sviluppo del sistema sia iniziato nel 1991 da Linus Torvalds. Questo è quanto la maggioranza delle persone sembra pensare. I pochi utenti occasionali che sanno del progetto GNU spesso pensano che abbiamo svolto un ruolo secondario – ad esempio, mi hanno detto: "Certo che conosco GNU – GNU ha sviluppato alcuni strumenti che fanno parte di Linux".
  • [Su Napster] Non ci trovo nulla di disonesto in quello che fa. Perché non dovreste poter mandare una copia di una canzone a un amico?
  • Le persone religiose spesso dicono che la religione offre un'assoluta certezza su cosa sia giusto e e cosa sia sbagliato; "lo dice Dio". Anche supponendo che gli dei sopramenzionati esistano, e che i credenti conoscano veramente cosa pensino, ciò non fornisce ancora delle certezze, poiché qualunque essere per quanto potente può sempre sbagliare. Che gli dei esistano oppure no, non c'è modo di avere una certezza assoluta sull'etica. Senza questa, cosa dobbiamo fare? Facciamo del nostro meglio. L'ingiustizia avviene in questo istante; la sofferenza avviene in questo istante. Abbiamo delle scelte da fare ora. Insistere sulla certezza assoluta prima di iniziare ad applicare l'etica nelle decisioni della vita è un modo per scegliere di essere amorali.

Attribuite

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  • Invece di preoccuparvi per ciò che qualcun altro sta facendo e che non è sotto il vostro controllo, la cosa importante è: che cosa decidete su ciò che lo è?
  • Gli idioti possono essere sconfitti, ma non lo ammetteranno mai.
Les cons peuvent être vaincus mais ils n'admettent jamais l'être.
Gioco di parole in francese, lingua che Stallman conosce bene.
  • Fare giocosamente qualcosa di difficile, che sia utile oppure no, questo è hacking.
  • La protezione delle libertà essenziali è sempre un aspetto della limitazione delle azioni che le negherebbero.
  • Noi promuoviamo il software libero come questione etica e sociale. Gli utenti dei computer dovrebbero avere sempre la libertà di condividere e cambiare il software che usano. È sbagliato tentare di ostacolare qualcuno.
  • Scrivere software non libero non è un'attività eticamente legittima, così se le persone che lo fanno hanno dei problemi, bene! Tutti i business basati sul software non libero devono fallire, e prima accade meglio è.

Manifesto GNU

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  • GNU, che sta per "Gnu's Not Unix" (Gnu Non è Unix), è il nome del sistema software completo e Unix-compatibile che sto scrivendo per distribuirlo liberamente a chiunque lo possa utilizzare.
  • Vi preghiamo, per evitare confusioni, di pronunciare la 'G' nella parola 'GNU' quando indica il nome di questo progetto. [Questa avvertenza serve ad evitare che in inglese "GNU" sia pronunciato come la parola "new"]
  • Io credo che il punto fondamentale sia che, se a me piace un programma, io debba condividerlo con altre persone a cui piace. I venditori di software usano il criterio "divide et impera" con gli utenti, facendo sì che non condividano il software con altri. Io mi rifiuto di spezzare così la solidarietà con gli altri utenti. La mia coscienza non mi consente di firmare un accordo per non rivelare informazioni o per una licenza d'uso del software. Ho lavorato per anni presso il laboratorio di intelligenza artificiale per resistere a queste tendenze e ad altri atteggiamenti sgradevoli, ma col tempo queste sono andate troppo oltre: non potevo rimanere in una istituzione dove ciò viene fatto a mio nome contro la mia volontà.
    Per poter continuare ad usare i computer senza disonore, ho deciso di raccogliere un corpus di software libero in modo da andare avanti senza l'uso di alcun software che non sia libero. Mi sono dimesso dal laboratorio di Intelligenza Artificiale per togliere al MIT ogni scusa legale che mi impedisca di distribuire GNU.
  • GNU non è di pubblico dominio. A tutti sarà permesso di modificare e ridistribuire GNU, ma a nessun distributore sarà concesso di porre restrizioni sulla sua ridistribuzione. Questo vuol dire che non saranno permesse modifiche proprietarie. Voglio essere sicuro che tutte le versioni di GNU rimangano libere.
  • Una volta scritto GNU, ognuno potrà avere liberamente del buon software di sistema, così come può avere l'aria.
  • Ogni sistema per imporre tariffe d'uso di un programma, comprese le licenze d'uso per le copie, è sempre estremamente costoso in termini sociali a causa del complesso meccanismo necessario per decidere quanto (cioè per quali programmi) ognuno debba pagare, e solo uno stato di polizia può costringere tutti all'obbedienza. Immaginate una stazione spaziale dove l'aria deve essere prodotta artificialmente ad un costo elevato: far pagare ogni litro d'aria consumato può essere giusto, ma indossare la maschera col contatore tutto il giorno e tutta la notte è intollerabile, anche se tutti possono permettersi di pagare la bolletta. E le videocamere poste in ogni dove per controllare che nessuno si tolga mai la maschera sono offensive. Meglio finanziare l'impianto di ossigenazione con una tassa pro capite e buttar via le maschere.
    Copiare un programma in tutto o in parte è tanto naturale per un programmatore quanto respirare ed è altrettanto produttivo. Dovrebbe essere altrettanto libero.
  • Può essere vero che la pubblicità può raggiungere molti più utenti di microcomputer. Se fosse veramente così, una ditta che reclamizzasse il servizio di copia e spedizione per posta di GNU a pagamento dovrebbe aver abbastanza successo commerciale da rientrare dai costi della pubblicità e da guadagnarci. In questo modo, pagano la pubblicità solo gli utenti che ne beneficiano.
    D'altro canto, se molta gente ottiene GNU da amici e queste aziende non hanno successo, vorrà dire che la pubblicità non era necessaria per diffondere GNU. Perché tutti questi difensori del libero mercato non vogliono lasciare che sia il libero mercato a decidere?
  • Se qualcosa merita una ricompensa questo è il contribuire al bene sociale. La creatività può essere un contributo al bene sociale, ma solo nella misura in cui la società è libera di usarne i risultati. Se i programmatori meritano una ricompensa per la creazione di programmi innovativi, allora con la stessa logica meritano una punizione se pongono restrizioni all'uso di questi programmi.
  • Non c'è niente di male nel chiedere di esser pagati per il proprio lavoro, o mirare ad incrementare le proprie entrate, fintanto che non si utilizzino metodi che siano distruttivi. Ma i metodi comuni nel campo del software, al giorno d'oggi, sono distruttivi.
    Spremere denaro dagli utenti di un programma imponendo restrizioni sull'uso è distruttivo perché riduce i modi in cui il programma può essere usato. Questo diminuisce la quantità di ricchezza che l'umanità ricava dal programma. Quando c'è una scelta deliberata di porre restrizioni, le conseguenze dannose sono distruzione deliberata.
    La ragione per cui un buon cittadino non usa questi metodi distruttivi per diventare più ricco è che, se lo facessero tutti, diventeremmo tutti più poveri a causa delle distruzioni reciproche. Questa è etica kantiana, la Regola Aurea: poiché non mi piacciono le conseguenze che risulterebbero se tutti impedissero l'accesso alle informazioni, devo considerare sbagliato che uno lo faccia. In particolare, il desiderio di una ricompensa per la propria creatività non giustifica il privare il mondo nel suo insieme di tutta o parte di questa creatività.
  • Porre restrizioni sulle copie non è l'unico modello di affari nel campo del software. È il modello più comune perché è il più redditizio. Se fosse vietato, o rifiutato dagli utenti, l'industria del software si sposterebbe su altri modelli organizzativi, adottandone altri ora meno comuni. Ci sono sempre numerosi modi per organizzare un qualunque tipo di affari.
  • Il "controllo sull'uso delle proprie idee" in realtà costituisce un controllo sulle vite degli altri; e di solito viene usato per rendere più difficili le loro vite.
  • La legislazione sui brevetti fu introdotta per incoraggiare gli inventori a rivelare i dettagli delle loro invenzioni. Lo scopo era avvantaggiare la società più che avvantaggiare gli inventori. A quel tempo la validità di 17 anni per un brevetto era breve se confrontata con la velocità di avanzamento dello stato dell'arte. Poiché i brevetti riguardano solo i produttori, per i quali il costo e lo sforzo degli accordi di licenza sono piccoli in confronto all'organizzazione della produzione, spesso i brevetti non costituiscono un gran danno. E non ostacolano la gran parte degli individui che usano prodotti coperti da brevetto.
  • L'idea del copyright non esisteva in tempi antichi, quando gli autori copiavano estesamente altri autori in opere non narrative. Questa pratica era utile, ed è il solo modo attraverso cui almeno parte del lavoro di alcuni autori è sopravvissuto. La legislazione sul copyright fu creata espressamente per incoraggiare l'originalità. Nel campo per cui fu inventata, cioè i libri, che potevano essere copiati a basso costo solo con apparecchiature tipografiche, non fece molto danno e non pose ostacoli alla maggior parte dei lettori.
    Tutti i diritti di proprietà intellettuale sono solo licenze concesse dalla società perché si riteneva, correttamente o meno, che concederle avrebbe giovato alla società nel suo complesso. Ma data una situazione particolare dobbiamo chiederci: facciamo realmente bene a concedere queste licenze? Che atti permettiamo di compiere con esse?
    Il caso dei programmi ai giorni nostri differisce enormemente da quello dei libri un secolo fa. Il fatto che la via più facile per passare una copia di un programma sia da persona a persona, che il programma abbia un codice sorgente ed un codice oggetto che sono cose distinte, ed infine il fatto che un programma venga usato più che letto e gustato, combinandosi creano una situazione in cui qualcuno che impone un copyright minaccia la società nel suo insieme, sia materialmente che spiritualmente, una situazione in cui quel qualcuno non dovrebbe farlo, che la legge lo permetta o no.
  • Il paradigma della competizione è la gara: premiando il vincitore incoraggia ognuno a correre più veloce. Quando veramente il capitalismo funziona in questo modo, fa un buon lavoro; ma chi lo difende ha torto nell'asserire che agisce sempre così. Se i corridori dimenticano il motivo per cui è offerto il premio e si concentrano solo sul vincere non curandosi di come, possono trovare altre strategie, come ad esempio attaccare gli altri concorrenti. Se i corridori si azzuffano, arrivano tutti in ritardo al traguardo.
    Il software proprietario e segreto è l'equivalente morale dei corridori che si azzuffano.
  • Persone con idee nuove possono distribuire i programmi gratuitamente chiedendo donazioni agli utenti soddisfatti, o vendendo servizi di gestione. Ho incontrato persone che già lavorano con successo in questo modo.
  • Abbiamo già ridotto moltissimo la quantità di lavoro che la società nel suo complesso deve fare per ottenere la sua produttività attuale, ma poco di questo si è tradotto in benessere per i lavoratori perché è necessario accompagnare l'attività produttiva con molta attività non produttiva. Le cause principali sono la burocrazia e gli sforzi a tutto campo contro la concorrenza. Il software libero ridurrà di molto questo drenaggio di risorse nell'area della produzione del software. Dobbiamo farlo affinché i guadagni tecnici in produttività si traducano in meno lavoro per noi.

Permesso d'autore: idealismo pragmatico

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  • Ogni decisione presa ha origine nei propri valori e obiettivi. Questi possono essere tanti e differenti; la fama, il profitto, l'amore, la sopravvivenza, il divertimento e la libertà sono alcuni degli obiettivi che una brava persona può avere. Quando però l'obiettivo è aiutare tanto gli altri quanto sé stessi, si è soliti parlare di idealismo.
    Il mio lavoro nel campo del software libero è motivato da un obiettivo idealistico: diffondere libertà e cooperazione. Voglio stimolare la diffusione del software libero, rimpiazzando i programmi proprietari che proibiscono la cooperazione, in modo da rendere la nostra società migliore.
  • Ho capito che, poiché gli sviluppatori di software proprietario usano il diritto d'autore per impedirci di condividere il software, noi che cooperiamo possiamo usare il diritto d'autore per favorire coloro che come noi cooperano: diamo loro il permesso di usare il nostro codice.
  • Se si vuole realizzare qualcosa al mondo, l'idealismo non è abbastanza; bisogna scegliere un sistema per raggiungere lo scopo. In altre parole, bisogna essere "pragmatici".
  • I programmatori che scrivono miglioramenti per GCC (o Emacs, o Bash, o Linux, o un qualsiasi programma coperto dalla GPL) lavorano spesso per aziende o università. Quando il programmatore vuole offrire questi miglioramenti alla comunità e vedere il suo codice incluso nella versione successiva del programma in questione, il suo capo potrebbe dire: "Fermo lì! Il tuo codice appartiene a noi! Non vogliamo condividerlo con altri; abbiamo deciso di trasformare la tua versione migliorata in un prodotto proprietario".
    Qui viene in aiuto la GNU GPL. Il programmatore mostrerebbe al capo che un tale prodotto proprietario sarebbe una violazione del diritto d'autore e il capo capirebbe che ci sono soltanto due possibilità: rilasciare il nuovo codice come software libero o non rilasciarlo affatto. Quasi sempre al programmatore viene consentito di comportarsi come intendeva fare e così il codice risulta disponibile per la versione successiva del programma.
    La GNU GPL non è sempre accondiscendente; dice di "no" ad alcune delle cose che a volte la gente vuole fare. Alcuni utenti affermano che sia negativo il fatto che la GPL "escluda" alcuni sviluppatori di software proprietario che "hanno bisogno d'essere portati nella comunità del software libero."
    Ma non siamo noi ad escluderli dalla nostra comunità; sono loro che scelgono di non entrare. Decidere di produrre software proprietario equivale a decidere di starne fuori. Esservi dentro significa cooperare con noi; non possiamo "portarli nella nostra comunità" se non vogliono unirsi a noi.
    Ciò che possiamo fare è offrire un incentivo ad unirsi a noi. È per far sì che il nostro software già prodotto sia un incentivo che la GNU GPL è stata pensata: "Se renderete il vostro software libero, potete utilizzare questo codice". Di certo in questo modo non si vincerà sempre, ma qualche volta sì.
  • Concentrandosi sulla libertà e sulla comunità che si può costruire rimanendo fermi in questa decisione, si riuscirà a trovare la forza per farlo. "Battiti per qualcosa o soccomberai per nulla".
    E se i cinici ridicolizzeranno la libertà e la comunità... se i "realisti più intransigenti" diranno che il profitto è l'unico ideale possibile... ignorateli e continuate ad utilizzare il permesso d'autore.

Perché "Software Libero" è meglio di "Open Source"

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  • Mentre il software libero chiamato in qualunque altro modo offrirebbe le stesse libertà, fa una grande differenza quale nome utilizziamo: parole differenti hanno significati differenti.
    Nel 1998, alcuni sviluppatori di software libero hanno iniziato ad usare l'espressione "software open source" invece di "software libero" per descrivere quello che fanno. Il termine "open source" è stato rapidamente associato ad un approccio diverso, una filosofia diversa, valori diversi e perfino un criterio diverso in base al quale le licenze diventano accettabili. Il movimento del Software Libero e il movimento dell'Open Source sono oggi due movimenti diversi con diversi punti di vista e obiettivi, anche se possiamo lavorare, e in effetti lavoriamo insieme ad alcuni progetti concreti.
    La differenza fondamentale tra i due movimenti sta nei loro valori, nel loro modo di guardare il mondo. Per il movimento Open Source, il fatto che il software debba essere Open Source o meno è un problema pratico, non un problema etico. Come si è espresso qualcuno, "l'Open Source è una metodologia di sviluppo; il Software Libero è un movimento di carattere sociale". Per il movimento Open Source, il software non libero è una soluzione non ottimale. Per il movimento del Software Libero, il software non libero è un problema sociale e il software libero è la soluzione.
  • Negli anni '60 i gruppi radicali si sono fatti la reputazione di essere faziosi: le organizzazioni si dividevano per disaccordi sui dettagli della strategia da utilizzare e poi si odiavano reciprocamente. O per lo meno questa è l'immagine che si ha di essi, vera o falsa che sia.
    La relazione tra il movimento del Software Libero e quello Open Source è semplicemente l'opposto di questa situazione. Siamo in disaccordo sui principi di base, ma siamo più o meno d'accordo sugli aspetti pratici. Perciò possiamo lavorare ed in effetti lavoriamo assieme su molti progetti specifici. Non vediamo il movimento Open Source come un nemico. Il nemico è il software proprietario.
    Noi non siamo contro il movimento Open Source, ma non vogliamo essere confusi con loro. Riconosciamo che hanno contribuito alla nostra comunità, ma noi abbiamo creato questa comunità e vogliamo che si sappia. Vogliamo che quello che abbiamo realizzato sia associato con i nostri valori e la nostra filosofia, non con i loro. Vogliamo che ci sentano, non vogliamo sparire dietro ad un gruppo con punti di vista diversi. Per evitare che si pensi che facciamo parte del movimento Open Source, ci preoccupiamo di evitare di utilizzare il termine "open" per descrivere il software libero, o il suo contrario, "closed", per parlare di software non libero.
  • L'espressione "software libero" ha un problema di ambiguità [Questo accade per la lingua inglese, dove il termine "free" può assumere due significati tra loro molto differenti. Nella lingua italiana questo non succede]: un significato non previsto, "software che si può avere senza spendere niente" corrisponde all'espressione altrettanto bene del significato previsto, cioè software che dà all'utente certe libertà. Abbiamo risolto questo problema pubblicando una definizione più precisa di software libero, ma questa non è la soluzione perfetta. Non può eliminare completamente il problema. Sarebbe meglio un termine corretto e non ambiguo, presupponendo che non ci siano altri problemi.
  • La definizione ufficiale di "software open source," come pubblicata dalla Open Source Initiative, si avvicina molto alla nostra definizione di software libero; tuttavia, per certi aspetti è un po' più ampia, ed essi hanno accettato alcune licenze che noi consideriamo inaccettabilmente restrittive per gli utenti.
  • Ma la spiegazione di "software libero" è semplice: chi ha capito il concetto di "libertà di parola, non birra gratis" non sbaglierà più. [In inglese, «free speech, not free beer» mette sinteticamente in contrasto i due significati della parola «free»]
  • Il principale argomento a favore dell'espressione "software open source" è che "software libero" può far sentire a disagio. Ed è vero: parlare di libertà, di problemi etici, di responsabilità così come di convenienza è chiedere di pensare a cose che potrebbero essere ignorate. Questo può causare imbarazzo ed alcune persone possono rifiutare l'idea di farlo. Questo non vuol dire che la società starebbe meglio se smettessimo di parlare di questi argomenti.
  • Oggi molte persone passano al software libero per ragioni puramente pratiche. Questa è una buona cosa, di per sé, ma non è tutto quello che dobbiamo fare! Non basta attirare gli utenti verso il software libero: questo è solo il primo passo.
  • Attualmente, è molto diffuso l'approccio «teniamole tranquille», ma non si parla abbastanza della libertà. La maggior parte delle persone coinvolte nel software libero parla molto poco della libertà, di solito perché cerca di essere "più accettabile per le aziende". I distributori di software sono quelli che più seguono questa regola. Alcune distribuzioni del sistema operativo GNU/Linux aggiungono pacchetti di software proprietario al sistema libero di base e invitano gli utenti a considerarlo un vantaggio, invece che un passo indietro rispetto alla libertà.
  • Smettere di utilizzare la parola "libero" adesso sarebbe un errore. Abbiamo bisogno che si parli di più, e non di meno, di libertà.
    Che coloro che usano il termine "open source" portino più utenti alla nostra comunità è senz'altro un contributo, ma significa che dobbiamo impegnarci ancora di più per portare il problema della libertà all'attenzione di quegli utenti. Dobbiamo dire «è software libero e ti dà libertà!» sempre di più e più forte che mai.
  • La definizione di open source è abbastanza chiara ed è abbastanza chiaro che il tipico programma non libero non rientra in questa definizione. Quindi penserete che una "azienda Open Source" produca software libero (o qualcosa del genere), giusto? Non sempre è vero, molte aziende stanno anche cercando di dargli un differente significato.
  • Negli anni, molte aziende hanno contribuito allo sviluppo del software libero. Alcune di queste aziende sviluppavano principalmente software non libero, ma le due attività erano separate. Per questo potevamo ignorare i loro prodotti non liberi e lavorare con loro sui progetti di software libero. Quindi potevamo poi onestamente ringraziarli per i loro contributi al software libero, senza parlare degli altri prodotti che portavano avanti.
    Non possiamo fare altrettanto con queste nuove aziende, poiché loro non lo accetterebbero. Queste aziende cercano attivamente di portare il pubblico a considerare senza distinzione tutte le loro attività. Vogliono che noi consideriamo il loro software non libero come se fosse un vero contributo, anche se non lo è. Si presentano come "aziende open source" sperando che la cosa ci interessi, che le renda attraenti ai nostri occhi e che ci porti ad accettarle.
    Questa pratica di manipolazione non sarebbe meno pericolosa se fatta utilizzando il termine "software libero". Ma le aziende non sembrano utilizzare il termine "software libero" in questo modo. Probabilmente la sua associazione con l'idealismo lo rende non adatto allo scopo. Il termine "open source" ha così aperto tutte le porte.
  • Diffondere l'idea della libertà è un lavoro difficile: ha bisogno del vostro aiuto. Per questo il progetto GNU rimarrà legato al significato di "software libero", per aiutare a diffondere l'idea di libertà. Se sentite che libertà e comunità sono importanti in quanto tali, non soltanto per la convenienza implicita in esse, unitevi a noi nell'utilizzare il termine "software libero".

Citazioni su Richard Stallman

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  • Il nostro relatore di oggi, Richard Stallman, è una figura leggendaria nel mondo informatico, e la mia esperienza nel cercare di trovare un correlatore per condividere il podio con lui è stata istruttiva. Un distinto professore del MIT mi ha detto che Stallman deve essere visto come una figura carismatica in una parabola biblica – un tipo di aneddoto-lezione del Vecchio Testamento. "Immagini", mi ha detto "un Mosè o un Geremia – meglio un Geremia". E io ho detto, "Bene, davvero ammirevole. Suona meraviglioso. Conferma la mia sensazione sul tipo di contributo che ha dato al mondo. Allora perché è riluttante a dividere il podio con lui?" La sua risposta: "Come Geremia o Mosè, semplicemente ne sarei sopraffatto. Non terrò un discorso insieme a lui, ma se mi avesse chiesto di nominare cinque persone viventi nel mondo che hanno veramente aiutato tutti noi, Richard Stallman sarebbe uno di essi. (da David Thorburn, Diritto d'autore e globalizzazione)

Bibliografia

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  • Richard Stallman, Manifesto GNU, traduzione di Uberto Lauri, Francesco Potortì, Alessandro Rubini, Giorgio V. Felchero e Paola Blason, Free Software Foundation, Inc., 1985, 1993.
  • Richard Stallman, Perché "Software Libero" è meglio di "Open Source", traduzione di Christopher R. Gabriel, Giorgio V. Felchero, Paola Blason e Francesco Potortì, Free Software Foundation, Inc., 1998, 1999, 2000, 2001, 2002.
  • Richard Stallman, Permesso d'autore: idealismo pragmatico, traduzione di Domenico Delle Side, Giorgio V. Felchero e Paola Blason, Free Software Foundation, Inc., 1985, 1993.
  • David Thorburn, Diritto d'autore e globalizzazione nell'era delle reti informatiche, trascrizione di un intervento al MIT nel Forum sulla comunicazione di giovedì 19 aprile 2001 dalle 17.00 alle 19.00, traduzione di Sabrina Pampaloni, Domenico Delle Side, Andrea Glorioso, Paola Blason, Giorgio V. Felchero, Simone Piccardi, Andrea Pescetti, Free Software Foundation, Inc., 1999, 2001.
  1. Da una lezione tenuta a Sciences Po a Parigi il 19 ottobre 2011; trascritta in Una società digitale libera, Gnu.org.
  2. Maggiori dettagli in Sam Williams, Codice Libero, cap. I – Per volontà di una stampante.
  3. a b Citato in Jobs, il padre del software libero: "Contento che se ne sia andato", la Repubblica, 7 ottobre 2011.
  4. http://slashdot.org/interviews/00/05/01/1052216.shtml Così parlò Stallman

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