Paul D. Miller
accademico statunitense
Paul D. Miller (... – ...), accademico e blogger statunitense.
Citazioni di Paul D. Miller
modificaSulla guerra in Afghanistan e la caduta di Kabul, Agi.it, 17 agosto 2021.
- [Sulla caduta di Kabul] Certo, c’è sorpresa per la velocità con cui questo è accaduto ma di fatto tutti sapevano che sarebbe successo, il che rende ancora più riprovevole che l’amministrazione Biden abbia scelto di perseguire questa strada.
- Ho passato dieci anni lì, prima come soldato in Afghanistan, poi come analista nella CIA e nello staff della Casa Bianca per la sicurezza nazionale. Ho lavorato per due presidenti. Oggi mi chiedo se tutti quegli sforzi siano valsi la pena. L’amministrazione Biden ha scelto di ignorare i successi che abbiamo raggiunto in oltre venti anni e ha scelto di ignorare l’opportunità di consolidare alcuni dei vantaggi che avevamo ottenuto nel Paese al fine di preservarne la fragile stabilità.
- C’è la convinzione che la guerra in Afghanistan sia una distrazione dai problemi che abbiamo in casa e da altre priorità come l’emergere della Cina e il disastro causato dalla pandemia. Io non sono assolutamente d’accordo con questa visione.
- Penso che l’avanzata cosi veloce dei talebani sia stata dovuta a negoziazioni locali fra i talebani e i piccoli signori della guerra, della serie: quando arriverà il momento unitevi a noi o vi uccideremo tutti, comprese le vostre famiglie. Questo messaggio deve essere stato preparato per tempo, ecco perché è bastata una settimana per arrivare a Kabul.
- Gli Stati Uniti e i loro alleati credono in un mondo liberale e abbiamo cercato di portare questa visione in Afghanistan ma purtroppo abbiamo fallito. Adesso l’Afghanistan soccomberà alla visione del mondo dei talebani e dei signori della guerra che ha un parallelo con la visione totalitaria del partito comunista cinese o degli oligarchi russi. Io soffro all’idea che abbiamo inflitto una sconfitta non necessaria al mondo liberale.
- Quello che è accaduto questa settimana è una catastrofe che non sarebbe dovuta accadere. Avremmo dovuto dare all’Afghanistan un po’ più di tempo di pace relativa e aprire le porte a una significativa negoziazione coi talebani. Adesso abbiamo instabilità e insicurezza e non doveva accadere.
- I talebani hanno un dipartimento di pubbliche relazioni molto capace e stanno dicendo al mondo che si sono evoluti rispetto agli Anni ’90 e che vogliono un periodo di transizione pacifico. Io penso che non sia vero e che fra qualche tempo imporranno la loro quasi totalitaria teocrazia. Penso che le donne abbiano perso tutto ciò che avevano conquistato negli ultimi venti anni e che non ci sarà una società aperta in Afghanistan.
- Al Quaeda o gruppi similari troveranno rifugio in Afghanistan e nel Pakistan occidentale. Negli ultimi venti anni questi gruppi hanno avuto difficoltà a proliferare, non avevano molto spazio o tempo per reclutare nuove leve. Adesso lo avranno.
- La “causa” della democrazia non ha funzionato. L’Afghanistan era il primo passo per dimostrare al mondo che la democrazia può funzionare ovunque, inclusi i posti più remoti. Adesso questo ideale è stato spazzato via. Il mondo sarà un posto meno sicuro. Evitare di agire perché “tanto le cose non possono cambiare” renderà la vita delle persone che vivono in una condizione di crisi umanitaria ancora più difficile. Le implicazioni della guerra in Afghanistan si ripercuoteranno sul futuro per decadi a venire.
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