Patrick Modiano

scrittore francese

Jean Patrick Modiano (1945 – vivente), scrittore e sceneggiatore francese.

Patrick Modiano, 2014
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (2014)

Citazioni di Patrick Modiano

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  • Abitare vicino a una stazione cambia completamente la vita. Si ha l'impressione di essere di passaggio. Niente è mai definitivo. Un giorno o l'altro si può salire su un treno. (da Bijou)
  • La fuga – a quanto pare – è una richiesta di aiuto e in certi casi una forma di suicidio. Ciò non toglie che per qualche istante si provi una breve sensazione di eternità. Oltre ai legami con il mondo, avete rotto anche quelli con il tempo. E capita che alla fine di una mattinata il cielo sia di un azzurro tenue e nulla abbia più peso su di voi. (da Dora Bruder, p. 73)

L'orizzonte

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Da un po' di tempo Bosmans ripensava a certi episodi della sua giovinezza, episodi incoerenti, tronchi, visi senza nome, incontri fugaci. Tutto ciò apparteneva a un lontano passato, ma poiché quelle brevi sequenze non erano legate al resto della sua vita, esse rimanevano in sospeso, in un eterno presente. Non avrebbe mai smesso di farsi domande in proposito, e non avrebbe mai avuto risposte. Per lui quei brandelli sarebbero stati sempre enigmatici. Aveva cominciato a compilare un elenco cercando comunque di individuare dei punti di riferimento: una data, un luogo preciso, un cognome con un'ortografia incerta. Aveva comperato un taccuino moleskine nero che teneva nella tasca interna della giacca, cosa che gli permetteva di scrivere appunti in qualunque momento della giornata, ogni volta che uno dei ricordi intermittenti gli attraversava la mente. Aveva la sensazione di dedicarsi a un rompicapo.

Citazioni

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  • Il destino a volte insiste. Incontri due, tre volte la stessa persona. E, se non le rivolgi la parola, allora peggio per te.

Via delle Botteghe Oscure

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Non sono nulla. Soltanto una sagoma chiara, quella sera, seduta all'esterno di un caffè. Aspettavo che spiovesse, un acquazzone cominciato proprio quando Hutte mi stava lasciando. Qualche ora prima ci eravamo ritrovati per l'ultima volta nei locali dell'Agenzia. Hutte stava come al solito dietro la scrivania massiccia, ma indossava il cappotto dando l'impressione di una partenza. Gli sedevo di fronte, sulla poltrona di cuoio riservata ai clienti. La lampada di opalina diffondeva una luce intensa che mi abbagliava.

Citazioni

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  • A che cosa pensava, mentre alle sue spalle un omone rubicondo accarezzava la coscia di una bionda e un giapponese imbalsamato sedeva, come faceva da giorni, su una poltrona di questo bar dell'Hilton? Ero certo che non pensava a niente: galleggiava su un torpore sempre più opaco. E io, avevo il diritto di strapparlo da questo torpore, di svegliare in lui qualcosa di doloroso? (p. 35)
  • Lei mi disse che lo sposava per avere la cittadinanza francese… Era la sua ossessione, avere una cittadinanza. (p. 38)
  • Hutte mi citava l'esempio di un tale che chiamava "l'uomo da spiaggia". Costui aveva passato quarant'anni della sua vita sulle spiagge o ai bordi delle piscine a conversare amabilmente con villeggianti e ricchi sfaccendati. Negli angoli e sugli sfondi di migliaia di fotografie di vacanze, lo si vede in costume da bagno fra gente allegra, ma nessuno potrebbe dirne il nome o il motivo per cui è lì. E nessuno si accorse di quando smise di comparire nelle fotografie. Non osavo dirlo a Hutte, ma credevo di essere io "l'uomo da spiaggia". Hutte d'altronde non si sarebbe meravigliato: secondo lui, lo siamo tutti, e la sabbia – cito le sue parole – "serba solo per qualche secondo le impronte dei nostri piedi". (p. 44)
  • Le persone hanno decisamente delle esistenze chiuse: i loro amici non si conoscono reciprocamente, e questo è un peccato. (p. 69)
  • "Il numero che ho fatto, da parecchio non corrisponde più a nessun abbonato. Così si sono accorti che potevano comunicare con questo sistema." Tacque per ascoltare meglio. E io pensavo che tutte queste voci erano voci d'oltre tomba, voci di trapassati, voci errabonde che non potevano raggiungersi se non servendosi di un numero telefonico non più attribuito. (pp. 87-88)
  • Mi ero avvicinato alla finestra e guardavo in basso i binari della funicolare di Montmartre, i giardini del Sacré-Coeur, e più distante Parigi intera, con le sue luci, i suoi tetti, le sue ombre. In quel dedalo di vie e di viali, un giorno ci eravamo incontrati, Denise Coudreuse e io. Itinerari che si incrociano, fra tutti gli itinerari che migliaia di persone percorrono a Parigi, come biglie di un gigantesco bigliardo elettrico, che cozzano talvolta fra loro. Di tutto questo non rimaneva nulla, nemmeno la traccia luminosa che lascia dietro di sé una lucciola. (p. 88)
  • Hôtel Castille. Varco la soglia. Alla reception, nessuno. Passo nella saletta, il tempo di riprendere fiato e di asciugarmi il sudore dalla fronte. Anche stanotte l'ho scampata. E lei mi aspetta, su. È la sola ad aspettarmi, la sola in questa città che si preoccuperebbe se sparissi. (p. 102)
  • Aveva ragione, lei, di dirmi che nella vita non è l'avvenire che conta, ma il passato. (p. 107)
  • Mi accostai alla finestra e incollai la fronte ai vetri. Sotto, davanti all'edificio bianco, c'era uno spiazzo coperto di ghiaia che si andava già riempiendo di erbacce. Rivedevo Freddie e me, con addosso i nostri blazer. E cercavo di immaginare l'aspetto dell'uomo ch'era venuto a prenderci in un giorno di libertà: l'uomo che scendeva da una macchina, che ci veniva incontro e che era mio padre. (p. 125)
  • Regnava nella piccola sartoria un'agitazione come in Avenue Hoche, fors'anche più febbrile. Van Allen preparava la collezione estiva. Ero colpito da tutti quegli sforzi, da tutto quell'ottimismo: ci sarebbero state ancora delle estati? (p. 129)
  • Vorrei rivivere certe notti limpide, durante le quali contemplavamo, sotto, il villaggio che si stagliava nitido sulla neve, come una miniatura, come uno di quei giocattoli natalizi che si espongono in vetrina. Tutto sembrava semplice e rassicurante, e fantasticavamo sul nostro futuro. Ci saremmo stabiliti lì, i nostri figli avrebbero frequentato lì la scuola, i campanacci dei greggi al pascolo ci avrebbero portato l'estate. La nostra esistenza sarebbe scorsa felice e senza sorprese. (p. 137)
  • Fino a questo momento, tutto mi è parso molto caotico, spezzettato… Brandelli, briciole di qualcosa mi affioravano d'improvviso, alla memoria, procedendo nelle ricerche… Ma dopotutto, una vita può ben essere questo… Ma si tratta della mia vita o di quella di un altro nella quale mi sono insinuato? (p. 145)

Per un attimo i miei pensieri mi portarono lontano da quella laguna, all'altro capo del mondo, in una stazione balneare della Russia meridionale, dove la foto era stata scattata, tanto tempo prima. Una ragazzina rientra dalla spiaggia, nel crepuscolo, con sua madre. Piange senza un motivo serio, perché avrebbe voluto continuare a giocare. Si allontana, ha già svoltato l'angolo della strada, e le nostre vite non sono forse così rapide a dissolversi nella sera come quel dispiacere infantile?

Incipit di Dora Bruder

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Otto anni fa, su un vecchio numero di «Paris Soir» del 31 dicembre 1941 mi sono soffermato sulla rubrica di terza pagina: Da ieri a oggi. Nell'ultime righe, ho letto:
«PARIGI
Si cerca una ragazza di 15 anni, Dora Bruder, m 1,55, volto ovale, occhi castano grigi, cappotto sportivo grigio, pullover bordeaux, gonna e cappello blu marina, scarpe sportive color marrone. Inviare eventuali informazioni ai coniugi Bruder, boulevard Ornano 41, Parigi.»[1]

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Patrick Modiano, Via delle Botteghe Oscure, traduzione di Giancarlo Buzzi, Bompiani, 1979.
  • Patrick Modiano, Bijou, traduzione di Irene Babboni, Einaudi, 2005.
  • Patrick Modiano, Dora Bruder, traduzione di Francesco Bruno, Guanda, 1998. ISBN 8882460339
  • Patrick Modiano, L'orizzonte, traduzione di Emanuelle Caillat, Einaudi, 2012.

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