Pane e tulipani

film del 1999 diretto da Silvio Soldini

Pane e tulipani

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Titolo originale

Pane e tulipani

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1999
Genere Commedia
Regia Silvio Soldini
Soggetto Doriana Leondeff, Silvio Soldini
Sceneggiatura Doriana Leondeff, Silvio Soldini
Produttore Daniele Maggioni
Interpreti e personaggi

Pane e tulipani, film italiano del 1999, con Licia Maglietta, Bruno Ganz e Giuseppe Battiston, regia di Silvio Soldini.

[Templi di Paestum] Guida: Quando nel 273 avanti Cristo i romani sono venuti qui e qui essi hanno incontrato i greci per la prima volta la storia ha cominciato a fare un grosso balzo in avanti. Che significa questo? L'idealismo greco, cioè la civiltà della musica e della filosofia, e il pragmatismo romano, cioè la civiltà del diritto e della razionalità, si sono perfettamente amalgamati e ciò ha creato una nuova cultura che è senza dubbio la base fondamentale della nostra civiltà occidentale, di cui noi italiani, il più grande popolo della terra, dovremmo essere i fieri eredi. Nel nostro sangue noi abbiamo i cromosomi dei greci e dei romani, le più grandi popolazioni che mai siano comparse sulla faccia della terra. A causa di questi cromosomi voi siete stimolati a lasciare il treno della razionalità sulla stazione centrale della vostra città, Verona, Torino, Milano…
Mimmo: Pescara.
Guida: Perché no, anche Pescara, e a prendere la barca della fantasia per veleggiare sulle rotte dei popoli antichi e a bordo stappare la bottiglia dell'entusiasmo. Ci troviamo adesso all'interno del tempio di Cerere. Però secondo gli studiosi sarebbe dedicato alla dea Atena. Atena in lingua greca, Minerva in lingua romana. A proposito, sapete chi era Minerva, a parte quella dei fiammiferi?
Mimmo: Minerva: linea bagno in porcellana, con scarico in cromo.

  • Sai che per me fino a poco tempo fa "casalinga" era quasi una parolaccia, adesso invece un po' io vi invidio. (Automobilista)
  • Oh mio Dio, si è tutta bagnata mi dispiace. Cosa posso fare? Ah, le va una vodka? (Grazia)
  • Le cose belle sono lente. (Fermo)
  • Sui tulipani? Dicevo che, contrariamente a quello che pensano tutti, non vengono dall'Olanda, ma dalla Persia. E infatti le Mille una notte sono piene di tulipani. Eh, anche il Trio Lescano lo sapeva, che cantava sempre. Come cantava il Trio Lescano? Faceva: "Tuli tuli tuli tulipan". (Fermo)
  • Ho affondato una lama nel ventre di un uomo. Era un caro amico. Ma l'ho sorpreso a letto con mia moglie. Comprendo il suo turbamento, ma allora ero giovane e incapace di governare le emozioni. Se tuttavia ritenesse opportuno cercarsi un'altra sistemazione, non potrei biasimarla. (Fernando)
  • L'apparenza la penalizza, ma è una ragazza alquanto sensibile. (Fernando)
  • Ho l'impressione che suo marito non sia un profondo conoscitore della sua anima. (Fernando)
  • Ho passato con te i momenti più belli della mia vita. Io sapevo che c'eri ma non sapevo dov'eri. Adesso ti ho trovata e adesso so cos'è la felicità. Devi credermi, ti scongiuro. (Costantino)

Dialoghi

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  • Fernando: Spero sia di suo gradimento.
    Rosalba: Sempre meglio di un cinese.
    Fernando: Mi duole contraddirla, signora, ma i cinesi sono i più grandi ristoratori del mondo.
  • Nancy: Dio, che triste 'sta tappezzeria. Ma perché non la cambi?
    Rosalba: Ma io sono qua di passaggio.
    Nancy: E chi non lo è, tesoro?
  • Fermo: Le hanno mai detto che somiglia a Vera Zasulič?
    Rosalba: No, chi è?
    Fermo: Una libertaria. Ha tirato fuori da sotto il suo mantello un revolver, l'ha puntato contro Trepov, governatore di Pietroburgo, e gli ha sparato.
    Rosalba: E quando è successo tutto questo?
    Fermo: Il 24 gennaio 1878.
    Rosalba: Ah.
  • Grazia: Non mi sono nemmeno presentata. Piacere: Grazia Reginella, estetista e massaggiatrice olistica.
    Rosalba: Rosalba Maresanto, casalinga.
  • Mimmo: Non è che mi puoi stirare qualche camicia?
    Ketty: Mimmo, ma sei scemo? Guarda che io sono la tua amante, mica sono tua moglie, sai!
  • Mimmo: Ah, ci ha messo pure gli sport: terzo classificato al torneo interregionale di freccette. E poi ci ha messo l'hobby: lettura di romanzi gialli. E come mai?
    Costantino: È una passione.
    Mimmo: Quanti te ne sei letti
    Costantino: Bisogna controllare, dottore.
    Mimmo: Ma così, a botta?
    Costantino: Duecentottantacinque e mezzo.
    Mimmo: Freghete.
  • Madre di Costantino: E quanto dura questo stegge? Eh, Tino?
    Costantino: Una decina di giorni, te l'ho detto. E poi ho il telefonino, no? Io posso chiamare solo il dottor Barletta, ma tu mi puoi chiamare quando vuoi. Questa volta è il posto fisso, uno e sette al mese coi contributi.
    Madre di Costantino: Ma perché proprio Venezia?
    Costantino: È una città con grossissimi problemi idraulici. hanno chiamato apposta un ingegnere dall'Olanda.
  • Cliente: Vorrei degli iris.
    Fermo: Come mai degli iris? Sarà mica monarchica, per caso? Sa che erano l'emblema di Luigi VII? Deve regalarli a qualcuno?
    Cliente: Ah, è per un anniversario di nozze.
    Fermo: E be', ma allora, non so regali dei narcisi o dei gigli. Qualcos'altro, insomma!
  • Rosalba: Pure mio nonno se lo mangiava l'aglio.
    Fermo: Non era un anarchico anche lui?
    Rosalba: No, non credo.
  • Rosalba: Quando avevo dodici anni mio nonno mi aveva un po' insegnato, poi dopo è caduto da un ponte in costruzione.
    Fernando: Suo nonno si dedicava alla costruzione di ponti?
    Rosalba: No. Una notte tornava a casa in bicicletta e credeva che l'avevano finito.
    Fernando: La distrazione a volte può rivelarsi fatale.
  • Fernando: Pel bosco errò tutta la notte il conte; | e allo spuntar della diurna fiamma | lo tornò il suo destin sopra la fonte | dove Medoro insculse l'epigramma. | Veder l'ingiuria sua scritta nel monte |l'accese sì, ch'in lui non restò dramma | che non fosse odio, rabbia, ira e furore. | Tagliò lo scritto e 'l sasso, e sin al cielo | a volo alzar fe' le minute schegge. | Infelice quell'antro et ogni stelo | in cui Medoro e Angelica si legge! | Così restar quel dì… Purtroppo la mia memoria comincia a mostrare delle falle.
    Rosalba: Madonna, ma la sa tutta quanta a memoria?
    Fernando: Fino al rinsavimento di Orlando. Una volta in libertà contavo di portare a termine l'opera, ma poi la vita ha deciso altrimenti.
  • Fernando: Apparteneva [il fucile] al nonno di mia moglie. L'ultima volta ha sparato a Caporetto, ma come può notare è stato accuratamente preservato dalle insidie della ruggine e dall'usura del tempo. Al suo posto eviterei qualsiasi reazione che possa indurmi a mostrarle l'efficienza della sua meccanica.
    Costantino: Come ha detto, scusi?
  • Nic: A ma', cioè… Le canne non so' droga.
    Rosalba: Ah no? E che sono?
    Nic: Canne.
    Rosalba: Ah. Fammi bere, va'!
  • Eliseo: Nonno, cos'è che ti consuma?
    Fernando: Nulla, Eliseo, nulla.
    Eliseo: So che le tue parole mi suoneranno oscure, ma un giorno capirò. Me lo dici sempre.
    Fernando: Ciò che mi consuma è la mia stoltezza. Ancora una volta la felicità ha battuto invano alla mia porta.
    Eliseo: E tu hai aperto?
    Fernando: Sono stato sordo. E ora languo.
  • Grazia: Fernando, Rosalba la sta aspettando.
    Fernando: Cosa le infonde una simile certezza?
    Grazia: Il mio intuito femminile.
  • Fernando: Le porto in pegno lo strumento: in cambio vorrei chiederle il furgone. So che ne possiede un esemplare per le consegne sulla terraferma.
    Fermo: Venga al dunque.
    Fernando: Intenderei calare negli Abruzzi e ricondurre qui Rosalba. Due compagni mi seguiranno nell'impresa
    Fermo: Non vede un'autostrada da vent'anni. Cambi l'olio, gonfi le gomme e rispetti la sua età.
  • Fernando: Rosalba, da quando lei è partita la vita è una palude, la notte mi tormenta, il giorno mi delude. Se ho fatto questo viaggio vi è un'unica cagione: che lei torni a illuminar la mia magione.
    Rosalba: Fernando, che sorpresa. Mi coglie impreparata.
    Fernando: La colgo a far la spesa, lo so ch'è indaffarata.
    Rosalba:: Questo è mio figlio Nicola. E lui è Fernando.
    Fernando: Mi rendo conto che la situazione le apparirà bizzarra, tuttavia sarei venuto a reclamare sua madre.
    Nic: E perché?
    Fernando: Perché la amo.

Non vorrei sembrarle precipitosa, ma se ci dessimo del tu? (Rosalba)

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