Otto Rühle
Otto Rühle (1874 – 1943), scrittore e attivista marxista tedesco.
Il coraggio dell'utopia
modificaE venne il capitalismo e l'intera esistenza umana ne fu rivoluzionata. Il capitalismo trasforma il prodotto del lavoro in merce; eleva a commercio lo scambio primitivo; mette il denaro al posto della zolla di terra, il mercato al posto del «cliente». Soppianta l'agricoltura con l'industria, la mano dell'uomo con la macchina. Vapore ed elettricità mutano radicalmente l'immagine del lavoro e della vita sociale. E ancora di più di quanto realmente apporti e crei, il capitalismo lascia immaginare per il futuro; promette agli uomini di provvederli più abbondantemente di beni di prima necessità; annuncia la conquista di libertà politiche e di diritti, il godimento di una civiltà perfezionata. L'umanità deve diventare più ricca e più felice. Natura e Ragione devono sposarsi in una bella unità. I desideri già rinviati alla beatitudine celeste vengono esauditi non più in cielo, ma in terra. È una splendida alba; un «entusiasmo dello spirito» che dà un brivido al mondo.
Ma il capitalismo non mantiene ciò che promette. La liberazione del lavoro finisce con un nuovo e più profondo asservimento nello sfruttamento e nella fatica. L'ordine del futuro si rivela fatale ad una giustizia fra le classi. La ricchezza dei pochi viene creata con l'immiserimento dei molti, della maggior parte; civiltà e progresso devono essere pagati con la miseria delle masse, l'umiliazione e la barbarie. Mentre l'intero lato soleggiato del progresso è rivolto verso la borghesia, per il proletariato c'è soltanto ombra e notte.
Citazioni
modifica- Fra i primi Saint-Simon compie la notevole scoperta che il sostrato di tutta la politica è da ricercarsi nell'economia, che dunque il mutamento della forma d'esistenza sociale e statale si produce dal dispiegamento e dal progresso delle forze economiche nell'organismo della società. Ma da questa interpretazione della storia materialistico-causale egli non sa derivare un efficace metodo di modificazione della realtà sociale. (cap. 1, p. 29)
- Anche Fourier [come Saint-Simon] è un geniale stravagante della storia dello spirito, e soggetto a strani destini. Rampollo d'una vecchia famiglia di commercianti e destinato anch'egli al commercio, prova un risentimento profondo contro gli agenti di cambio, il sistema commerciale, lo spirito del commerciante e dell'usuraio, allorché sente che alcune navi hanno gettato in mare i carichi di riso per farne aumentare il prezzo. Questo risentimento diviene determinante per la sua carriera. Odio e irritazione lo rendono acuto e perspicace nei confronti dei controsensi, degli sconci e dei mali del mondo capitalistico. (cap. 1, p. 31)
- Spiritualmente molto distante da Saint-Simon e Fourier, ma superiore ad entrambi quanto a popolarità, è Etienne Cabet che, in Francia, nell'ambito di quel mondo piccolo-borghese ed operaio vagheggiante idee socialiste, diviene il vero e proprio rappresentante dell'utopismo. (cap. 1, p. 34)
- L'Icaria non rimane un romanzo[1], una creazione fantastica, una terra di favole. Cabet esorta i propri seguaci: «Fondiamo l'Icaria in America!». Nel Texas e nell'Illinois sorgono delle colonie. Ma tutto vien fatto in modo precipitoso, avventato, con troppa immaturità e troppe lacune. Ne consegue un fallimento dopo l'altro. Si giunge a dissensi, fratture, scontri. Cabet cerca di salvare la propria realizzazione con intrighi, processi, dittatura. A questo punto il comune di Icaria lo espelle. È la sua fine. (cap. 1, p. 40)
- [Robert Owen] Ad un certo punto il suo zelo di riformatore si trasforma in visione socialista. La sua azione politico-sociale culmina nella scoperta che, in ultima istanza, ogni attività a favore degli uomini si concentra nella meta di un ordine sociale comunista. Un semplice calcolo produce nella coscienza di Owen l'effetto decisivo. Egli calcola che i 2500 uomini della sua fabbrica producono tanta ricchezza sociale quanta, appena mezzo secolo prima, ne producevano 600.000. Egli si chiede: che ne è della differenza tra il guadagno percepito da 2500 persone e quello che avrebbero dovuto percepire 600.000 uomini? la risposta è chiara: la differenza è andata ai proprietari della fabbrica. Essi s'intascano l'interesse del loro capitale d'impianto e, oltre a ciò, 300.000 sterline. (cap. 1, p. 42)
- Owen non è uno spirito che vive al di fuori del mondo, un sognatore o fantasticatore, ideatore di progetti o acchiappanuvole. Egli si muove sul terreno della realtà. È un uomo pratico, freddo calcolatore, abile commerciante, imprenditore di successo. Per questo il suo socialismo va essenzialmente a finire nella fondazione di una potente compagnia di produzione, di un apparato economico vasto ed ampiamente ramificato. (cap. 1, p. 43)
- I lineamenti fondamentali per una società socialista di stampo utopistico esposti nella prima opera di Weitling[2], ricompaiono ampliati e parzialmente modificati, nelle sue opere successive. Assai noto è il libro Le garanzie dell'armonia e della libertà che Marx definisce un «brillante debutto letterario». Minor successo che con i libri Weitling riscuote con i tentativi di trasporre le proprie idee nella prassi. Sono un fallimento totale ed egli stesso cade nelle mani della polizia, passa attraverso l'arresto e la persecuzione e finalmente, dopo molteplici peregrinazioni, avventure e delusioni, approda a New York, dove fonda una «lega di liberazione». (cap. 1, p. 47)
- Quantunque sia profondamente prigioniero di idee e di traguardi utopistici, Weitling ha tuttavia notevoli contatti con la realtà degli eventi storici, tanto che, nel 1848, allo scoppio dei moti rivoluzionari in Prussia, abbandona New York per gettarsi nella mischia della rivoluzione. In questo frangente egli compie notevoli sforzi per attirare la classe operaia berlinese sotto la propria guida, ma l'impresa non gli riesce. [...]. Si dissolve così nel nulla per Weitling l'intero suo edificio teorico e, con esso, le sue speranza per il futuro. (cap. 1, p. 48)
- Nel partito progressista è Schulze-Delitzsch che organizza la propaganda per le cooperative e si erige a portavoce della salvezza del ceto medio per mezzo loro. Rampollo di un'antica famiglia di giuristi che da sempre è vissuta fra gli interessi e nel mondo ideale di una città contadina e artigiana, tipo inconfondibile di piccolo-borghese in ogni poro della sua personalità, il suo istinto di classe gli fa riconoscere le strettezze e i bisogni economici dei ceti socialmente ed economicamente in declino. Ma proprio perché è piccolo-borghese ritorna ad un mezzo tipicamente piccolo-borghese di prestare aiuto. (cap. 2, pp. 64-65)
- Secondo Rodbertus le forze etiche dalle quali viene tenuta insieme la società sono educazione e formazione culturale. Educazione in uno stadio primitivo, formazione culturale a un grado di sviluppo più elevato. Istruzione intellettuale delle masse, godimento della libertà e della espansione dell'economia portano il sistema dell'educazione a quello della formazione culturale. Ma il dominio del capitale privato trattiene questo progresso nello stadio del sistema dell'educazione. Questa è la grande contraddizione che deve essere risolta. E viene risolta trasformando la proprietà fondiaria e quella capitalistica in «proprietà utile». (cap. 2, p. 72)
- Rodbertus vede [...] nello stato l'organo che deve intervenire per attuare le riforme necessarie. Lo stato si impadronisce della direzione dell'economia, organizza la produzione secondo una quota di bisogni stabilita statisticamente, si occupa della distribuzione delle merci attraverso magazzini statali e dell'emissione di «tagliandi di lavoro», che subentrano al posto del denaro. (cap. 2, p. 73)
- [...] l'economia di stato di Rodbertus va al di là di quella di Saint Simon, ma non supera per niente l'utopia di Robert Owen. Per la sua realizzazione Rodbertus mette in conto un periodo di almeno cinquecento anni.
Per rendere più sopportabile la lunga attesa alla pazienza umana, Rodbertus offre una sorta di anticipo sull'ideale futuro nella forma di «moneta-lavoro», che dovrebbe permettere allo stato, con l'aumento della produttività del lavoro di aumentare il salario, in rapporto alla rendita fondiaria e al profitto del capitale. [...]. Come lo stato dovrebbe attuare nella prassi la teoria della moneta-lavoro, Rodbertus non l'ha detto. Una ragione di più per lasciare al bel cielo delle astrazioni e dei castelli in aria l'intera utopia dell'economia di stato, dove essa vive la sua esistenza non toccata dalla realtà. (cap. 2, p. 75)
- [Nel Congresso dei consigli degli operai e dei soldati tedeschi che si tiene a Berlino dal 16 al 21 dicembre 1918] Per Hilferding la socializzazione è un processo lungo, gravoso e complicato a mano a mano che ne parla. Invece di mettersi a questo compito con zelo e slancio e di mobilitare con l'esempio l'energia delle masse ai fini del lavoro comune, Hilferding è infaticabile nell'escogitare difficoltà, nell'immaginare ostacoli, nel dipingere le complicazioni che si frappongono alla socializzazione. Egli mira a scoraggiare i partecipanti del congresso. Chiaramente la sua superiorità e autorità ha per scopo solo quello di smorzare lo zelo rivoluzionario dei delegati, di rendere debole e problematico il fresco slancio di quelli che sono pieni di speranza. (cap. 6, p. 137)
Note
modificaBibliografia
modifica- Otto Rühle, Il coraggio dell'utopia. Piani per la costruzione di una nuova società (Baupläne für eine neue Gesellschaft), a cura di Henry Jacoby, traduzione di Lucio Biagioni, Guaraldi Editore, Rimini, 1972.
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