Novellino

raccolta di novelle toscane

Novellino, raccolta di novelle fiorentine di fine Duecento di autore anonimo.

Incipit modifica

Quando lo nostro Signore Gesù Cristo parlava umanamente con noi, infra l'altre sue parole, ne disse che dell'abbondanza del cuore parla la lingua. Voi, ch'avete i cuori gentili e nobili, in fra li altri, acconciate le vostre menti e le vostre parole nel piacere di Dio, parlando, onorando e temendo e laudando quel Signore nostro, che n'amò, prima che elli ne criasse, e prima che noi medesimi ci amassimo. E se, in alcuna parte, non dispiacendo a Lui, si può parlare, per rallegrare il corpo e sovvenire e sostentare, facciasi con più onestade e con più cortesia, che fare si puote.

Citazioni modifica

Le ciento novelle antike modifica

  • [...] per un frutto nobile e dilicato, piace talora tutto un orto e, per pochi belli fiori, tutto uno giardino. (I)
  • [...] la miglior cosa di questo mondo si è «misura». (II, Della ricca ambasceria, la quale fece lo presto Giovanni al nobile imperadore Federico)
  • [...] ragionevole cosa è bamboleggiare in giovanezza, ed in vecchiezza pensare. (V, Come uno re commise una risposta a un suo giovane figliuolo, la quale dovea fare ad ambasciadori di Grecia)
  • Matto è colui che è sì ardito, che la mente mette di fuor del tondo; e vie più matto e forsennato è colui, che pena e pensa di sapere il suo Principio: e sanza veruno senno, chi vuole sapere li Suoi profondissimi pensieri. (XXIX, Qui conta, come i savi astrologi disputavano del cielo impireo)
  • Alli matti, ogni matto pare savio, per la sua somiglianza. Adunque, quando al matto sembrerà uomo più matto, fia quel cotale più savio, però che 'l savere è contrario della mattezza. – Ad ogni matto li savi paiono matti, sì come a' savi i matti paiono veramente matti e di stoltizia pieni. (XL, D'uno uomo di corte, che avea nome Saladino)
  • [...] nella tua giovanezza, tu userai tutte le belle e piacevoli ed oneste cose, e dal lor contrario ti guarderai, al postutto. E quando serai vecchio, non per natura, né per ragione, viverai con nettezza; ma per la tua bella e piacevole e lunga usanza, ch'avrai fatta. (LXVIII, D'una quistione, che fece un giovane ad Aristotile)
  • [...] ciò che si può perdere, non è proprio, e ciò che non è proprio, non è tuo. (LXXII, Qui conta come Cato si lamentava contra alla ventura)
  • [...] si provano tali cose, per danari, le quali dice l'uomo, che non le direbbe per iscampare da morte a vita. (LXXV, Qui conta come Domenedio s'accompagnò con uno giullare)
  • [...] nelli amichevoli modi de' nemici, non si dee uomo fidare. (LXXVI, Qui conta della grande uccisione, che fece il re Ricciardo)
  • Ogni uomo che sa lettera, non è savio. (XCIV, Qui conta della volpe e del mulo)

Libro di novelle et di bel parlar gentile modifica

  • Chi dispende più che non guadagna, non puote fare che non si affanni. (XI, Come non è bello lo spendere sopra le forze)
  • Questo avviene molte volte, che uomo vuol male altrui, per cosa che, se non gli volesse bene, gli piacerebbe e non gli vorrebbe quello male. (XVI, Di certe pronte risposte e detti di valenti uomini)
  • E sappiate che non è neuna cosa sì bella, ch'ella non rincresca altrui, quando che sia. (LIV, Qui conta come una vedova, con un sottile avviso, si rimaritò)
  • Molte volte si conduce l'uomo a ben fare, a speranza di merito, o d'altro suo vantaggio, più che per propia virtù. Perciò è senno, da cui l'uomo vuole alcuna cosa, metterlo prima in speranza di bene, anzi che faccia la domanda. (LXXIV, Qui conta di certi che, per cercare del meglio, perderono il bene)
  • E così toglie Amore e il senno e l'onore. (XCIX, Come Tristano, per amore, divenne forsennato)
  • [...] tale è natura di femina, che mai bene non fa, se non infintamente, a chi l'ama e chi la onora [...]. (C, Come un Re, per mal consiglio della moglie, uccise i vecchi di suo reame)
  • Signore mio, la sperienza è in tre cose: l'una in memoria di ritenere delle cose vedute, e nelli insegnamenti di ritener delle cose udite, ed in vivere lungamente, che l'uomo, quando l'altre cose avvengono, n'abbia tante vedute per l'addietro, che le conosca e sappia per usanza: e veramente vi dico, che ne li vecchi sono li perfetti consigli. (C, Come un Re, per mal consiglio della moglie, uccise i vecchi di suo reame)
  • Al sogno, dico che nascono per molte cagioni. L'una, che l'uomo puote amare una cosa con molto grandissimo desiderio; donde, per lo frequentare de' pensieri, li viene quella cosa a memoria. L'altra si è, quando l'uomo è ben compressionato e ben sano, si sogna ch'egli corre o vola, per la istiettezza delli spiriti. La terza adiviene, o per santitade, o per peccato: come quando l'angelo annunziòe alli Magi la natività di Cristo; e, per lo peccato, come adivenne a Nabucodonosor. (C, Come un Re, per mal consiglio della moglie, uccise i vecchi di suo reame)

Citazioni sul Novellino modifica

  • Ci è una raccolta di novelle, detta il Novellino, che sembrano schizzi e appunti, anzi che vere narrazioni, simili a quegli argomenti che si dànno a' giovanetti per esercizio di scrivere. Il libro fu detto fiore del parlar gentile: e veramente vi è tanta grazia e proprietà di dettato che stenti a crederlo di quel secolo, e sembrano piuttosto racconti rozzi e in voga raccolti e ripuliti più tardi. (Francesco De Sanctis)
  • Il Novellino ed i Fioretti sono le fonti più schiette della nostra lingua, perché sono le espressioni più semplici della vita senza artifizio alcuno. (Luigi Settembrini)

Giorgio Manganelli modifica

  • Agli inizi della nostra letteratura narrativa, ai margini degli ultimi documenti notarili e dei libri di storia e di pietà rifatti sui grandi ed ormai sconciati testi dell'antichità, si colloca, direi si acquatta un minuscolo classico, familiare e difforme: il Novellino. Con la sua strana furbizia da svelto e mimetico felino letterario, questo libretto ha accettato con grazia questo titolo felicemente infantile, assolutamente spurio e gradevolmente deviante. A cominciare dal titolo, questo libretto è un enigma.
  • Due notizie possiamo dare per certe su questo testo: che è fiorentino, come ci avverte la lingua, e che venne scritto all'incirca tra il 1280 e il 1300: lo dimostrano le allusioni a personaggi di cui conosciamo opere e vita. Dunque, il Novellino sta subito alle spalle di Dante: assai simile il linguaggio, una folla di personaggi troviamo nel Novellino che ritroveremo nella Divina Commedia; psicologicamente, questo libro manda bizzarramente a Dante, alle sua angosce arcaiche; non al Boccaccio, né al lontanissimo Sacchetti.
  • Il Novellino dà l'impressione di un solaio narrativo nel quale si può trovare di tutto, squisitezze e schegge inservibili, una spada di Toledo, una vecchia macchina da scrivere, un fantasma che ha disimparato a parlare, l'ultima salma impagliata di un animale definitivamente scomparso dalla faccia della terra.

Bibliografia modifica

  • Il Novellino, introduzione di Giorgio Manganelli, Rizzoli, Milano, 2002.

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