Citazioni sui nottambuli.

  • Alle sei del mattino la città si alza in punta di piedi e comincia a muovere i primi passi. Una nebbia sottile dissolve il contorno degli oggetti e crea come un'atmosfera incantata. Le persone che attraversano la città a quest'ora sembrano esser fatte di un'altra sostanza a appartenere a un ordine biologico spettrale. Le beghine si trascinano faticosamente fino ai portali delle chiese che le inghiottono. I nottambuli, macerati dalla notte, tornano a casa avvolti nelle sciarpe e nella loro malinconia. (Julio Ramón Ribeyro)
  • Chi si leva dal letto perché soffre d'insonnia, non merita quel privilegio. I nottambuli sono dei disertori. (Gesualdo Bufalino)
  • Fu tenace, l'antico nottambulo, e vinse la prova. Arrivato ai settant'anni s'era dovuto rassegnare a un nottambulismo casalingo; ma contro ogni prescrizione, insistenza, preghiera, non accettò mai di andare a letto prima delle due dopo la mezzanotte (e gli parve gran condiscendenza rinunziare per sempre a quelle ultime ore preziose quando la tenebra si disfa). Così durò fino al suo anno settantaseiesimo; nel quale morì: di notte, come di notte aveva sempre vissuto; e non in casa morì, ma fuori all'aperto. (Massimo Bontempelli)
  • La vita del nottambulo è piena di tristezza. Mentre per le vie della città la gente corre, le automobili strombettano, i tram scampanellano e gli organetti suonano, mentre nelle cucine bollono le pentole e nelle officine strepitano le macchine, il nottambulo dorme. Il rumore e il movimento crescono fino a diventare arrabbiati, le trombe delle automobili si fan rauche e il nottambulo continua a dormire. Poi, a poco a poco, la città si calma; le banche si chiudono, il sole tramonta, ne i negozi si spengono i lumi e si calano le saracinesche; tutti tornano a casa. I lavori della giornata son finiti, gli affari sono conclusi, gli appuntamenti hanno fatto il loro corso. Non c'è nient'altro da fare. È a questo punto che il nottambulo appare sulla piazza, pallidissimo. Nei locali notturni, i nottambuli non vanno per divertirsi. Ci vanno per passare il tempo. Che è, poi, il gran problema. Non bisogna credere che sia più facile passarlo dormendo. Perché in questo caso c'è il giorno, da passare, che è più lungo e lento della notte. Il giorno è fatto di mattina, ora di pranzo, pomeriggio e sera, mentre la notte è soltanto la notte. Se un nottambulo s'alza di mattina, non sa che cosa fare né dove andare; non sa dove si trova; vede facce nuove e luoghi che alla luce del giorno non riconosce. Per questo i nottambuli aspettano l'alba. L'aspettano come l'aspettavano quelli dell'anno Mille e come si aspetta l'alba dell'anno nuovo; tutti insieme, tutti svegli, ballando senza entusiasmo, con le braccia penzoloni e con la testa nei cappucci di carta velina dei cotiglioni; passano la notte come, nei transatlantici, si passa l'Equatore e, tra suoni, canti, scoppi di sciampagna, colpi di grancassa, grida e can-can, finalmente esce sul mondo il sole. Il sole che brilla sul mare, che fa scintillare le goccioline di rugiada nei prati, che invita il contadino alle opere feconde dei campi, che colora le foglie nei giardini e dà all'improvviso un'ombra lunghissima alle montagne, come se fossero queste che si stirano dopo una notte di torpore. Allora il nottambulo, intossicato, allucinato e brutto, mentre i carri già rotolano sull'acciottolato, se ne va furtivamente a dormire e vede tutto giallo. (Achille Campanile)
Nottambuli (E. Hopper, 1942)

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