Nino Migliori
fotografo italiano
Nino Migliori (1926 – vivente), fotografo italiano.
Intervista di Giulia Kimberly Colombo, artribune.com, novembre 2017.
- Ho iniziato a fotografare nel 1948. Era finita la guerra e tutto ciò che di negativo comportava: paura, mancanza di libertà in tutti i sensi, dolore. Si poteva di nuovo vivere, frequentare serenamente persone e luoghi, il quotidiano era di nuovo ricco di possibilità di incontri, di scoperte e per me la fotografia era il mezzo più idoneo per riappropriarmene.
- Negli Anni Cinquanta si fotografava e si stampava in bianco/nero. L'abilità nella stampa era uno dei punti di forza e di orgoglio di un fotografo che sviluppava i negativi e stampava le sue fotografie personalmente. In generale non ho una preferenza, la scelta tra bianco/nero e colore dipende dal progetto.
- La fotografia è sempre un punto di vista: quello del fotografo. E aggiungo che la fotografia è racconto, è narrazione fatta da una persona che ha sentimenti, idee, idiosincrasie, passioni che necessariamente si riflettono nelle situazioni, nella realtà che sceglie di rappresentare e interpretare.
- Ho tanti amici pittori, frequento mostre e tutto ciò che è immagine mi interessa, dalla cosiddetta arte primitiva alla contemporanea. E certamente tutto ciò che si vede, che si conosce ci informa, forma e lascia una traccia. Per esempio nel mio lavoro in progress di ritratti "a lume di fiammifero" mi riferisco prevalentemente alla luce di Caravaggio.
Citazioni su Nino Migliori
modifica- All'inizio della mia ricerca sul rapporto tra la letteratura e la fotografia mi colpì molto un'affermazione di Nino Migliori, che fu invitato a parlare all'Università. Migliori esordì dicendo: «La fotografia è molto più vicina alla letteratura che non alla pittura». Io non ci avevo mai pensato e lui spiegò il perché dal suo punto di vista e nel corso del tempo mi resi conto che aveva ragione. Così disse anche Mario Dondero che, quando iniziò a collaborare con noi per la rivista illustrata Letteraria, fondata da Stefano Tassinari, affermò: «Io sono molto più vicino agli scrittori e alla letteratura che non ai pittori». Credo, in definitiva, che la fotografia, essendo proprio un linguaggio e raccontando, in fin dei conti, delle storie , abbia molto più in comune con la letteratura che non con altre forme d'arte. (Silvia Albertazzi)
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