Nando Tonon (– vivente), scrittore, saggista e docente universitario.

Elogio dell'ateismo

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Esistono due concezioni fondamentali di Dio, escludendo, sia chiaro, la moltitudine di rappresentazioni e prerogative che sin dalle origini ne hanno fornito le varie religioni a seguito di specifici processi di diversificazione culturale.
Le due concezioni fondamentali di Dio scaturiscono da postulati distinti, di natura prettamente filosofica. Per la prima, che definerei «accademica» nel senso che da essa non derivano interazioni tra la divinità e l'uomo (o altro vivente equiparabile), Dio sarebbe «soltanto» il grande artefice dell'Universo e delle leggi che lo governano.

Citazioni

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  • Se, come ci assicurano, è prevista la vita eterna, perché deve esserci la morte? (citato da Margherita Hack in prefazione).
  • L'esigenza del credere è insopprimibile. Risponde a un bisogno di sicurezza quando a noi manca: e ciò capita spesso. (p. 15)
  • Se il mondo riuscisse mai a liberarsi dai vincoli dei dogmi che lo hanno guidato sin qui da tante migliaia di anni, non potrebbe che essere migliore di quanto non lo sia stato finora. (p. 18)
  • Nell'opinione corrente l'ateo non era, qual è semplicemente, una persona che non trova risposte sufficienti e convincenti dalle ipotesi formulate sull'esistenza di un'Entità Superiore che tutto sa, dispone e regola, bensì una sorta di ribelle, insofferente, presuntuoso, pronto a irridere e calpestare i fondamenti della convivenza umanain nome di una presunta immunità autoconcessa. (p. 23)
  • [...] Occorre constatare che l'eredità negativa del vocabolo [Ateo], lungamente sedimentata e assorbita nel tempo, manifesta ancora qualche effetto: così che seguendo l'odierna tendenza all'uso di eufemismi prudenti si preferisce comunque usare nel linguaggio ordinario la locuzione sinonimo «non credente», quasi si desideri far apparire meno aspra l'antinomia.
    Vezzo, com'è noto, diffuso ormai su larga scala, per cui non esistono più ciechi, minorati fisici o psichici, netturbibi e bidelli, ma soltanto «non vedenti», «portatori di handicap», «diversamente abili», «operatori ecologici» e «personale scolastico ausiliario». (p. 27-28)
  • L'ateo non ha alcuna predisposizione in più del credente per agire scorrettamente e, d'altro lato, le leggi divine non garantiscono affatto la buona condotta di chi crede in Dio. (p. 33)
  • L'ateo, comportandosi mediamente come il credente in fatto di violazioni delle leggi umane e/o divine (escluse, è ovvio, quelle legate alla ritualità religiosa che il primo non riconosce e a cui è estraneo), non è per certo, sotto il profilo morale, meno degno di apprezzamento e stima. (p. 33)
  • Il credente è animato dalla fede, a lui poco interessa se certe valutazioni si reggono sulla logica o meno. La sua convinzione poggia su un atto di accettazione aprioristica e qualunque considerazione si spunta e si infrange contro tale formidabile corazza. (p. 37)
  • Figliolo, Dio non si può dimostrare come un teorema. La Sua verità è mistero. Egli ci elargisce tante testimonianze, ci invia numerosi segnali, sta a noi conoscerli. Se l'uomo è illuminato dalla sua Grazia può vederlo, amarlo, avere fede in Lui. La religione non trasmette il suo messaggio attraverso il ragionamento, ma rappresenta un atto di fede. (Padre M., p. 43)
  • O si crede o non si crede. Il mistero rimane tale e forse un giorno, se esiste, lo sveleremo per intero. Post mortem. (p. 43)

Bibliografia

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  • Nando Tonon, Elogio dell'ateismo, Edizioni Dedalo, Bari 2009.