Nadežda Sergeevna Allilueva

Seconda moglie di Iosif Stalin

Nadežda Sergeevna Allilueva (1901 – 1932), seconda moglie di Iosif Stalin.

La tomba di Nadežda Sergeevna Allilueva

Citazioni su Nadežda Allilueva

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  • Manteneva buoni rapporti con le famiglie di Enukidze, Molotov, Orzhonikidze e con Bukharin, anche quando questi aveva già rotto con Stalin. È la prova che Nadezhda conservò sempre una notevole autonomia, anche a dispetto del marito. Ad esempio partecipò ai funerali del diplomatico A. Joffe, uccisosi nel periodo della lotta nel partito, nel 1927. Joffe era un trockista e alle esequie presero parte Trockij, Kamenev e Zinoviev. Questo non significa che Nadezhda stesse con l'opposizione. Ma non approvava l'estrema durezza di Stalin, che considerava nemico personale chiunque non lo appoggiasse in modo totale. (Roj Aleksandrovič Medvedev)
  • Nadezhda Sergeyevna si preoccupava di non abusare del suo legame con Stalin, tanto che solo poche persone sapevano che era sua moglie. Era Allelujeva e basta. [...] Non sfruttò mai i privilegi che le derivavano dall'essere la moglie di Stalin; non si spostava mai in macchina dall'Accademia al Cremlino, ma andava e veniva sempre in tram. Niente la distingueva dalla massa degli studenti. Era molto saggio da parte sua non mostrarsi così vicina a colui che sia i suoi amici che i suoi nemici nel mondo politico consideravano un grande uomo. (Nikita Sergeevič Chruščёv)
  • Spesso mi sono chiesto come mai io sia stato risparmiato. Il fatto che io fossi sinceramente devoto al partito era fuori dubbio. Ma anche i compagni che perirono erano devoti al partito ed essi pure avevano partecipato alla lotta per la linea generale di Stalin. Perché ero sfuggito al destino che aveva colpito gli altri? Penso che parte della risposta vada ricercata nel fatto che i rapporti di Nadya contribuirono a determinare l'atteggiamento di Stalin verso di me. Fu il mio biglietto della lotteria. (Nikita Sergeevič Chruščёv)
  • Era bella, intelligente, straordinariamente gentile con tutti senza eccezione, ma, nello stesso tempo, assai ferma, ostinata ed esigente in ciò che le sembrava innegabile. Soltanto lei riusciva a tenere insieme, e in un certo modo rendere amici, tutti i nostri parenti di così diverso pelo e carattere; era il capo riconosciuto della casa.
  • Era una madre severa, esigente; non ricordo assolutamente una sua carezza. Aveva paura di viziarmi dato che già mi voleva bene, mi vezzeggiava e mi viziava mio padre. Certamente allora noi non capivamo ancora che tutte le nostre distrazioni, giochi, tutta la nostra allegria e la nostra infanzia così interessante li dovevamo a lei; lo capimmo più tardi, quando lei non ci fu più...
  • Il compromesso era estraneo al suo carattere. Lei stessa apparteneva alla giovane generazione della rivoluzione, a quei lavoratori entusiasti dei primi piani quinquennali che erano convinti costruttori di una nuova vita, che erano loro stessi uomini nuovi, santamente credevano nei loro nuovi ideali di un uomo liberato dalla rivoluzione dal costume piccolo-borghese e da tutti i vizi del passato. La mamma credeva in tutto questo con tutta la forza dell'idealismo rivoluzionario e intorno a lei allora c'erano molte persone che con la loro condotta confermavano questa fede. E, fra tutti, l'ideale più alto dell'uomo nuovo le era parso un tempo mio padre. Tale egli era stato agli occhi della giovane ginnasiale, lui che aveva appena fatto ritorno dalla Siberia, «rivoluzionario inflessibile», amico dei suoi genitori. Tale egli fu per lei a lungo, ma non per sempre... E io credo proprio perché era una donna intelligente, e dentro di sé sconfinatamente sincera, con il suo cuore la mamma capì alla fin fine che mio padre non era quell'uomo nuovo che le era sembrato in gioventù e fu allora colpita da una delusione terribile e devastatrice.
  • Intorno a lei si sono formate molte leggende: false, sentimentali, stupide o semplicemente ostili. Le leggende s'inventano quando la gente non capisce, non sa, non può spiegarsi certi fenomeni. La vita della mamma fu invece trasparente come il cristallo. Il suo carattere era eccezionalmente integro, convincente, senza contraddizioni e fratture interne. [...] Della mamma oggi si fa una statua oppure una malata di nervi, oppure una vittima innocente di un assassino. E lei invece non fu assolutamente nessuna di queste cose. Fu semplicemente se stessa.
  • La mamma era severa con noi bambini, implacabile, inaccessibile. Questo non era a causa d'aridità d'animo, no, ma a causa del fatto che lei era interiormente esigente verso di noi come verso se stessa.
  • Sovente penso quale destino l'avrebbe attesa se non fosse morta. No, nulla di buono l'attendeva. Presto o tardi sarebbe venuta a trovarsi fra gli avversari di mio padre. È impossibile immaginare che lei avrebbe taciuto al vedere come perivano i migliori vecchi amici: Bucharin, Enukidze, Redens, i due Svanidze. Lei non avrebbe mai sopportato questo.

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