Morte di un matematico napoletano
film del 1992 diretto da Mario Martone
Morte di un matematico napoletano
Titolo originale |
Morte di un matematico napoletano |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1992 |
Genere | drammatico |
Regia | Mario Martone |
Soggetto | Mario Martone, Fabrizia Ramondino |
Sceneggiatura | Mario Martone, Fabrizia Ramondino |
Produttore | Angelo Curti |
Interpreti e personaggi | |
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Note | |
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Morte di un matematico napoletano, film italiano del 1992, regia di Mario Martone.
[Avvicinandosi al prof. Caccioppoli, appisolatosi su una panchina alla stazione] Documenti. Favorite le vostre generalità. Come vi chiamate? 'Sti turni 'i notte sono 'na cammurria, ogni notte è 'a stessa storia. (Carabiniere)
Frasi
modifica- Non sembri strano che la commemorazione di un eminente matematico si inizii col discorso di un umanista che di matematica sa ben poco. Ma ciò è armonico con lo spirito della nostra Scuola, dove studiosi di discipline apparentemente distanti ed autonome ritrovano in un'amichevole collaborazione la certezza della fondamentale unità del sapere. Non è diverso lo spirito che ha costantemente animato la cultura della patria napoletana, in cui Renato Caccioppoli si è formato e a cui è tornato dopo la parentesi padovana.[1] (Voce fuori campo)
- Quelli che si limitano saggiamente a ciò che pare loro possibile non avanzeranno mai di un passo. (Renato Cacioppoli)
- [Rivolgendosi a Pietro, ormai in procinto di sposarsi] È triste assistere agli sforzi che fai per essere come tutti. (Renato Cacioppoli)
- Voi lo sapete Don Simplicio, la matematica non s'apprende. È un occhio che hai dentro, qualcuno ti mostra il campo, e tu vedi. Subito. (Pietro)
- [Rivolgendosi durante un lezione ad uno studente che gli ha rivolto una domanda sullo scetticismo dimostrato da Albert Einstein per la meccanica quantistica] Il mondo delle verità fisiche, come quelle matematiche è chiuso come una sfera. Ogni nuova visione, se è profonda, è una fuga da questa specie di prigione. Si possono vedere delle resistenze a fuggire. Oppure non se ne può proprio vedere la ragione. (Renato Cacioppoli)
- [Rivolgendosi a Pietro, rimasto contrariato per l'essersi fatto da lui correggere da cima a fondo una sua pubblicazione scientifica] È meglio non amare troppo la matematica, è lei piuttosto che deve amarti. (Renato Cacioppoli)
- So che stai per sposarti. Sembra che oggi i matrimoni siano coperti dal segreto istruttorio. (Renato Cacioppoli)
- È tardi sì. Mi dovevano venire a prendere molto tempo fa. (Renato Cacioppoli)
- [Rivolgendosi a Pietro, ormai in procinto di sposarsi] Sei uscito dal partito, hai avuto l'incarico e ora che stai per avere la cattedra ti vuoi fare la famigliola. Se questo è il futuro... (Renato Cacioppoli)
- Senti Pietro, non ho più tempo né voglia per spiegarti qual è la differenza tra una donna libera – limitatamente certo, come lo siamo tutti – e una puttana. (Renato Cacioppoli)
- Mi è rimasto solo del thè, posso offrirti del whisky? (Renato Caccioppoli)
Dialoghi
modifica- Assistente: Manna: diciotto. [rivolgendosi sotto voce al professore] È la quarta volta che ripete questo esame...
Professore: [Manna s'avvicina per ritirare il libretto] Non si avvicini! [gli lancia il libretto addosso] Non mi contamini con la sua ignoranza!
Note
modifica- ↑ Citazione recitata nella scena del funerale di Caccioppoli, essa è tratta da uno scritto di Giovanni Pugliese Carratelli, Renato Caccioppoli, Istituto italiano per studi Filosofici, Città del sole, Napoli 1987/1999. ISBN 88-8292-019-4
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