Myriam Sylla

pallavolista italiana (1995-)
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Myriam Fatime Sylla (1995 – vivente), pallavolista italiana.

Myriam Sylla (2013)

Citazioni di Myriam Sylla

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  Citazioni in ordine temporale.

  • [«Materia preferita a scuola?»] L'intervallo.[1]
  • Prima vanno al mare ad abbronzarsi e poi ci insultano?[2]
  • Da dove tiro fuori la mia grinta? Quando entro in campo sento un'energia che a volte mi porta anche a esultare in maniera eccessiva e c'è qualcosa che mi sprona a trasmettere quest'energia alle mie compagne. Mi sono resa conto [...] che, con poche parole, riesco a dare la giusta motivazione alle mie compagne: sono leader in questo e non magari in termini di punti. Forse perché guidata dalla voglia di vincere che mi porto in campo.[3]
  • [Su Paola Egonu] Scoppiettante. Quella matta... ha un carattere particolare ed è una persona incredibile, è vera. La più vera che abbia incontrato.[4]

Mi chiedono ancora se parlo italiano

Intervista di Silvia Guerriero, SportWeek nº 20 (937), 18 maggio 2019, pp. 32-36.

  • [«Lottare è nel tuo dna, vero?»] Sono figlia di immigrati, di gente che per portare la pagnotta a casa ha fatto le pulizie, ha vissuto in un monolocale, ha dormito su un materasso a terra, non ha avuto la luce in casa. Sono figlia di due persone che però, nonostante grandi difficoltà, non mi hanno mai fatto mancare niente. A partire dall'educazione.
  • [«Tu sei diventata italiana a 15 anni, eppure sei nata e cresciuta qui...»] E c'è chi invece deve aspettare i 18. lo sono diventata a 15 perché è diventato italiano mio papà. La cosa buffa è che sono andata in Nazionale con il passaporto della Costa d'Avorio! [...] Però parliamo di ius soli e la gente ancora mi chiede come faccia a parlare così bene l'italiano... per fortuna con le nuove generazioni almeno la mentalità sta cambiando.
  • [Sul razzismo] Adesso ho imparato a fregarmene. Come settimana scorsa, a Treviso, quando un ragazzo mi ha detto: "Non c'erano queste cose molti anni fa". Gli ho risposto "Io sarei la cosa che non c'era molti anni fa?". L'unica cosa che mi viene da pensare è che io metto la maglia azzurra e canto l'inno rappresentando anche persone così. E un po' mi dispiace.

Una donna con le palle

Intervista di Silvia Guerriero, SportWeek nº 15 (1036), 10 aprile 2021, pp. 34-41.

  • A volte mi dimentico che c'è un'altra Miriam che non è solo quella della palestra, [è] una gran giocherellona, simpatica, empatica. E [...] coraggiosa, ma veramente.
  • È imbarazzante vedere come molta gente abbia una mentalità arretrata. Sono andata dal parrucchiere qualche mese fa e c'erano quattro ragazze che erano quasi sconvolte dall'idea che io non avessi figli a 25 anni. Facevano discorsi tipo: l'uomo deve portare a casa i soldi e la donna curare i bambini. Dicevo: ragazze, io non sono come voi. Io voglio la mia indipendenza, non ho bisogno di un uomo che mi completi o che mi protegga, e per loro questa cosa non esisteva. Coraggio? Ce ne vuole di più a sentire discorsi del genere...
  • Quando da bambina i miei genitori mi spronavano a essere forte, ero arrivata al punto da non riuscire a esprimere totalmente i miei sentimenti: per me far capire agli altri che stavo male era debolezza. Quello che intendevano loro, l'ho capito dopo, era camminare sempre a testa alta, fare il massimo, mettermi nelle condizioni di non essere contestabile, non arrendermi, gestire la paura.
  • [Sul giudizio delle persone] Quando è negativo mi gasa tantissimo, come quando sento dire che non so giocare. [«Ma come, glielo dicono ancora?»] Ooooh, valanghe di persone! Che non sono all'altezza, che non sono abbastanza. A volte fa male, magari dopo che hai fatto qualcosa che per te era importante e ti ritrovi ancora gente a cui nonostante tutto non basta. Ma in genere, come dicevo prima, mi esalto, anzi ho fame proprio di 'ste cose, vado a cercarmele perché mi danno la carica giusta, non mi abbassano certo l'autostima.
  • [«Quanto conta l'autostima nell'evoluzione di uno sportivo?»] È fondamentale. Senza esaltarsi, perché dev'esserci una via di mezzo. Devi sapere il tuo valore, capirti, apprezzarti, valorizzarti. Ma anche criticarti, perché se non lo fai quello che poi dicono gli altri ti ferisce il doppio.
  • [«Cos'è per lei la femminilità?»] Non è niente che si indossa: basta uno sguardo, o un sorriso. Io sono in grado di sentirmi sexy anche in tuta e senza trucco.
  • [«Il fatto che di mestiere lei faccia un gioco aiuta a prendere la vita meno sul serio?»] No, è il contrario, perché è un gioco che noi prendiamo sul serio.
  • [...] la squadra ti fa capire quando sbagli: è l'occasione ideale per diventare una persona migliore.
  • [«Qual è il suo rapporto con la paura, quando deve giocare?»] Mi fa sorridere, non so se è un meccanismo di difesa per non sentirla. Però mi piace, è quello che vado a ricercare perché mi fa sentire viva, che sono lì, che ho un po' di pepe al culo. Certo, poi ci sono volte in cui non sono capace di gestirla, e allora viene l'ansia da prestazione, non è sempre domenica: la paura, se non la prendi per le corna, ti infilza.
  • Per me [la maglia azzurra della nazionale] ha sempre avuto un significato particolare. Quando mi hanno dato la possibilità di indossarla, a 15 anni, mi stavano dicendo che ero italiana, visto che avevo ancora il passaporto verde quando gli altri ce l'avevano rosso, anche se ero nata a Palermo e avevo sempre vissuto in Italia: mi ero data un'identità, sapevo chi ero, quello che potevo e avrei potuto fare da quel momento. Ovviamente adesso non è più così perché sono passati [...] anni, ma ogni volta che la indosso provo tanto orgoglio, sono proprio fiera. E so che non sono sola: magari sono troppo patriota, ma io penso all'intera nazione. In quel momento lì non sono solo Miriam, sono tutta l'Italia.

Intervista di Sara Canali, vanityfair.it, 25 maggio 2021.

  • [«Perché non avrebbe mai pensato di poter diventare un giorno capitano della Nazionale?»] Non avrei mai pensato di diventarlo nemmeno in un club, figuriamoci in Nazionale! Quello per me è un ruolo per chi in campo sa essere pacato, mantenere la calma. Io, quando scendo sul mondoflex, metto tutta la grinta di cui sono capace, urlo, incito, non mi fermo e non pensavo di poter rappresentare con questo mio carattere un punto di riferimento, anche se in realtà fuori dal campo sono più tranquilla. Pensavo che il capitano fosse una figura lontana dal mio modo di essere.
  • Sono anche convinta che non serva una fascia per essere un leader. Ci sono giocatori che pur non passando mai dal ruolo di capitano, sono altrettanto punti di riferimento all'interno del gruppo perché sono leader a modo loro, ognuna con qualcosa capace di trascinare il gruppo.
  • Se inizi a pensare cosa dicono gli altri di te e cosa si aspettano finisci per non pensare più a cosa vuoi tu. Io sono sempre andata come un treno verso le mie convinzioni. Se avessi dato retta alle voci, non avrei nemmeno giocato in questo ruolo di posto 4 e probabilmente non sarei andata molto avanti. Ti devi costruire anche a livello personale. Inseguire i propri desideri è un qualcosa che si dovrebbe applicare a qualsiasi ambito della vita.
  • Sono contenta di rappresentare la mia Nazione e di essere anche un simbolo di un Paese in trasformazione, ma non voglio che questo diventi il tema centrale. Siamo nel 2021 e non dovremmo nemmeno stare qui a parlare se mi sento più o meno italiana. Dovrebbe essere la cosa più normale del mondo. Sono e mi sono sempre sentita italiana al 100% e sono convinta che conta quello che penso io per quanto riguarda me stessa.

Intervista di Maria Tatsos, iodonna.it, 25 luglio 2021.

  • [«La pallavolo era il suo sogno da piccola?»] No, la mia passione era la danza classica: volevo diventare un’étoile della Scala. Poi, per una questione di forma fisica e perché la mia maestra si era trasferita, non ho proseguito. È stata mia cugina ad avvicinarmi alla pallavolo, quando avevo 11 anni.
  • [«Quali sono le parti del corpo che occorre potenziare con gli allenamenti per praticare il volley?»] Il cuore! In palestra puoi lavorare tanto, ma sono cuore e testa che devono collaborare. Ci vuole passione, e devi essere predisposto a lavorare in squadra.
  • [«Cosa le ha insegnato lo sport?»] Può mostrarti chi sei veramente. Lo sport ti offre momenti belli, ma le delusioni sono più numerose. Ogni obiettivo raggiunto è frutto di fatica e ti fa capire il tuo carattere e la tua voglia di farcela nella vita. Si imparano inoltre l'educazione e il rispetto verso l'avversario e i propri compagni. In campo sono più esuberante di quanto sono nella vita ordinaria, mi lascio guidare di più dall'istinto, senza troppe barriere.
  • [«Come si acquisisce una mentalità vincente?»] La passione e la voglia di raggiungere gli obiettivi sono la benzina necessaria, ma conta anche riuscire a divertirsi praticando sport. Nel caso del volley è importante anche lo spirito di squadra. Devi essere disposta a collaborare con gli altri. Se vuoi fare la primadonna, non legherai con i compagni e non otterrai risultati positivi. Mi piace lavorare insieme agli altri ed essere altruista. Sono sempre riuscita a trovare il mio posto in squadra, so essere umile e questo mi ha aiutata a capire eventuali errori e a saper fare un passo verso l'altro.
  • I miei muscoli sono parecchio sviluppati ma questo non mi ha mai limitato nel sentirmi donna. Sono contenta di avere spalle possenti e gambe importanti. Quando ho avuto una pausa professionale, i miei muscoli si erano un po' ridotti e sentivo che mi mancava qualcosa. La femminilità è qualcosa che hai o non hai, non c'entra con l'aspetto fisico. Si trasmette attraverso lo sguardo, il modo in cui muovi le mani o come parli.

Citazioni non datate

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  • A Babbo Natale non ho mai creduto, sapevo che erano mamma e papà a portare i regali, e saperlo rendeva il Natale, se possibile, ancora più magico. Perché tra un benefattore che gira sopra una slitta volante portando doni a chiunque li chieda ed i propri genitori che fanno dei sacrifici pur di vederti aprire un regalo la mattina del 25, a romanticismo davvero non c'è gara.[5]
  • Mio padre è stato fortunato a incontrare i miei nonni adottivi. Papà era arrivato in Italia a Bergamo, dormiva alla Caritas. Si spostarono a Palermo, lui e mio zio, perché faceva freddo. Una sera una signora, rientrando a casa in macchina, vide mio padre e lo aiutò. Lui cominciò a lavorare per la famiglia, quindi mia mamma lo raggiunse: quando nacqui io, queste due persone si affezionarono. È per questo che mi sento siciliana. A Palermo c'è il mio inizio ed è il luogo dei nonni adottivi. Ha sole, caldo, allegria: mi assomiglia.[6]
  1. Dall'intervista di Mauro Paloschi, Miriam Sylla si racconta: "Da piccola sognavo la danza classica ma ero troppo cicciottella", bergamonews.it, 24 ottobre 2018.
  2. Dall'intervista di Cosimo Cito, Miriam Sylla: "Così schiaccio anche il dolore", la Repubblica, 1º agosto 2019, p. 37.
  3. Da un'intervista a #CasaSkySport; citato in Juantorena a Casa Sky Sport: "Il mio ritiro è rimandato: sarò alle Olimpiadi 2021", sport.sky.it, 10 aprile 2020.
  4. Dall'intervista di Giulia Zonca, Miriam Sylla, capitana coraggiosa, vanityfair.it, 18 dicembre 2021.
  5. Da Ricordo, theowlpost.it.
  6. Citato in Doriano Rabotti, Myriam Sylla e la sua Italia: i nonni adottivi, Palermo, il sole. E la lotta contro i razzisti: "Non li perdono", sport.quotidiano.net, 11 agosto 2024.

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