Max Payne 3

videogioco del 2012

Max Payne 3

Titolo originale

Max Payne 3

Sviluppo Rockstar Vancouver
Pubblicazione Rockstar Games
Anno 2012
Genere sparatutto in terza persona
Piattaforma Microsoft Windows, PlayStation 3, Xbox 360, iOS, Mac OS X
Preceduto da Max Payne 2: The Fall of Max Payne


Max Payne 3, videogioco del 2012.

Questo posto è grandioso. Molto comodo. Credo proprio che mi ambienterò bene. Bisogna andare avanti. Continuare a vivere. Sì, è proprio così. Ormai, come ti dicevo, è passato molto tempo. Dimentica. Dico sul serio. Sicuramente più nel mio stile che Panama o Hoboken. No. A essere onesti, ne ho piene le scatole di ubriacarmi. Voglio dire, sì, una volta ogni tanto, ma non sempre. Hai ragione. Non mi faceva alcun favore. Avevo perso la dignità. Ma ora l'ho ritrovata. Sono elettrizzato, davvero. Sento il bisogno di ricominciare daccapo. Credo che tu abbia ragione. Credo che qui mi piacerà. Certo, certo non è il New Jersey. È la mia nuova vita, come dicevi tu prima. Se mi pensi ancora in grado di lavorare, cos'ho da perdere? A parte qualche chilo. Spiritoso... Ah ah. Sì, non fa ridere, stronzo.

  • E così, finii per diventare quello che volevano loro, un assassino. Un pagliaccio con la pistola, pagato per bucherellare qualcuno. Beh, era quello per cui avevano pagato e quello avevano ottenuto. Dite quel che volete di noi americani, ma il capitalismo lo capiamo bene. Quando compri un prodotto, ottieni ciò per cui hai pagato. Questi idioti avevano pagato un gringo incazzato e incapace di distinguere tra giusto e sbagliato. Ero lì, sul punto di ammazzare quel povero bastardo come un angelo della morte da quattro soldi. Capii che avevano ragione. Non avrei distinto giusto e sbagliato neanche se avessi visto uno di loro aiutare i poveri e l'altro fottersi mia sorella.
  • Avrei potuto anche ridere... Se mi fossi ricordato come si faceva...
  • Non sto cadendo. Sono già a terra.
  • Questi bastardi facevano sembrare la polizia di New York come gli Hari Krishnas.
  • Mi sentivo come una puttana in un monastero.
  • Ero un problema che tentava di essere la soluzione.
  • Ero un fantoccio. La barzelletta che capivano tutti, tranne me.
  • Guardatemi, ero stato messo sotto contratto per proteggere due persone: una era tenuta prigioniera in qualche buco, l'altra era seduta alla sua scrivania con una pallottola in testa, e l'azienda che mi dava lo stipendio si stava sciogliendo sulla mia testa.
  • Avevo un buco nel mio secondo braccio preferito per bere, e a questo punto l'unico modo di rivedere Fabiana era a rate. Chiunque fossero i nostri ospiti, mi ero stancato di giocare ai soldatini. [all'inizio del capitolo tre, Max viene colpito da una pallottola al braccio sinistro]
  • Non puoi evitare la realtà, ma puoi renderla più sopportabile. [quando raccoglie l'antidolorifico]
  • Sapevo che quella faccenda era più grossa di me, più grossa dei Branco, e non avevo dato che una rapida occhiata al quadro complessivo. Come quando ti guardi allo specchio e, per un istante, vedi come ti vedono gli altri, la caricatura di un uomo migliore.
  • Quando si vive una vita come la mia, si impara a vedere la realtà da un punto di vista diverso, ma nulla avrebbe potuto prepararmi per quello che avrei visto oltre quella porta. [Max entra in una cella piena di prigionieri mal ridotti] Dovevo tirare quei poveri bastardi fuori da lì.
  • Serrano aveva un aspetto patetico, quello di un uomo sconfitto. Me ne andai, lasciandolo al suo incubo personale.
  • In qualunque cosa mi avesse coinvolto Da Silva, capii che avrei dovuto mettervi fine. Non avevo scelta, se non proseguire. Non capivo tutto e non ci sarei mai riuscito, ma capivo abbastanza.
  • A volte i problemi più complicati prevedono una soluzione molto semplice.
  • Se sei all'inferno, balla col diavolo.
  • Un alcolista in via di recupero e una donna incinta disarmata. Non eravamo certo un'unità speciale. Calcolai che le nostre aspettative di vita fossero di cinque minuti. Se eravamo fortunati.
  • Questo genere di posto mi faceva vomitare. Avevo bisogno di un vero drink per sopportare la musica elettronica e la gente robotica. [all'interno del nightclub]
  • Mi trovavo in cima a quel castello di carte. Era venuto il momento di giocare i miei assi.
  • Per come la vedo io esistono due generi di persone: quelli che passano la vita a costruirsi un futuro e quelli che la trascorrono a ricostruire un passato. Per troppo tempo io ero rimasto nel mezzo, nascosto nell'ombra.
  • Forse ero stupido, ubriaco o entrambe le cose, eppure stavo di nuovo rischiando tutto per una donna.
  • In questa città ci sono più fumi e specchi di uno strip club.
  • Non ero più l'uomo di un tempo... che comunque non era granché già di suo.
  • L'Imperial Palace Hotel era un autentico buco di merda a 5 stelle.

Dialoghi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Max: È tempo di vedere cosa ci aspetta fuori.
    Passos: Escluderei una tazza di latte caldo e un pompino.
  • [dopo un'intensa sparatoria con gli uomini della mafia DeMarco]
    Passos: Vuoi un cappotto di cammello amico?
    Max: Sto bene con quello di pelle.
    Passos: Ce ne sono molti qui, a loro non servono!
    Max: Questo non mostra molto il sangue.

Altri progetti

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