Marjorie B. Garber (1944 – vivente), docente e saggista statunitense.

  • Se l'Olocausto ammetta una qualsiasi analogia [...] si è ampiamente discusso. A giudizio di molti, è un evento senza paragone. Eppure esso entra di straforo, e anche non tanto di straforo, in analogie quotidiane. [...] Babe [...] comincia in un capannone industriale con una scena che evoca a un tempo il cinema espressionista tedesco e lo spettro dei campi di sterminio nazisti. Inquadrature dal basso e luci abbaglianti mostrano uomini in lunghi grembiuli di lavoro, simili ai trench militari delle SS. Gli uomini piombano su una scrofa e i suoi piccoli, e con dei pungoli li spingono su un camion. Una voce fuori campo parla ironicamente del paradiso dei maiali, luogo che senza dubbio tutti i maiali bramano raggiungere [...]. Sopravvive solo Babe, il più piccolo; e anche lui evita a stento di essere ridotto in braciole e prosciutti nella sua nuova vita presso una famiglia di agricoltori. È un'analogia frivola? Ingiuriosa, anzi, visto che i maiali sono decisamente non-kasher? L'Olocausto è una sfida radicale all'uso dell'analogia.[1]

Note modifica

  1. Dalle Riflessioni in appendice a John Maxwell Coetzee, La vita degli animali, traduzione di Franca Cavagnoli e Giacomo Arduini, Adelphi, Milano, 2000, p. 99. ISBN 88-459-1556-5

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