Marin Sanudo il Giovane

storico e politico italiano (1466-1536)
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Marin Sanudo conosciuto anche col nome italianizzato di Marino Sanuto il giovane (1466 – 1536), storico e politico italiano.

Manoscritto di Marin Sanudo il giovane

Citazioni di Marin Sanudo

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  • Adoncha, questo re Ferdinando, hessendo in extremis lì a Soma [...] morite di età di anni 28, non havendo regnado pacifice pur un zorno, imo sempre stato in fatiche, affanni et exercicii bellici. Era dotato di molte parte, liberal, gratioso, bello et di la persona prosperoso.[1]
  • [Su una terribile rissa scoppiata al campo di Novara] In questa sera, a hore due di notte, li elemani ducheschi si levò a remor con li italiani; unde tutto el campo si messe in arme, et maxime el nostro. Fo per un'hora gran tumulto, morti de tutte do parte, […]. Et el Marchexe de Mantoa [Francesco II Gonzaga], nostro capetanio, volendo reparar a questi se amazavano, disse al Ducha [Ludovico il Moro]: "Signor, venite a remediar". Il Ducha rispose: "Ma, mia moier [Beatrice d'Este]". Et il Marchexe rispose: "Mettetila ne li forzieri etc.". Et dicitur fo tanti morti in questa baruffa, che fo cargi 7 carri de corpi, et mandati a sepelir.[2]
  • la qual morte [della moglie] el ducha [Ludovico il Moro] non poteva tolerar per il grande amor li portava, et diceva non si voller più curar né de figlioli, né di stato, né di cossa mondana, et apena voleva viver [...] Et d’indi esso ducha comenzoe [cominciò] a sentir de gran affanni, che prima sempre era vixo [vissuto] felice.[3]
  • […] madona Beatrice duchessa moglie dil Duca, era partita lei sola senza el marito, in compagnia de molte donne di castello de Milan, et andata a Vegevene, essendo prima andata per la terra de Milan con gran pompa, tamen era mal vista da ogni uno, per l'hodio haveano a suo marito, el qual stava in castello et lì faceva li soi provedimenti, con bona custodia di la persona soa, et molto dimostrava amar la Signoria. Or che ditta Madona era andata in campo, el qual era lì a Vegevene a dì 27 ditto, et zonse a hore 2 con alcuni comessarii dil Duca, sì per sopraveder le cosse, quam per inanimar el capitan suo facesse qual cossa. Item che intendeva che a Novara Opizin Cazabianco et el Negro et li altri primarii cittadini che fonno causa di dar Novara a Franzesi, dubitando el Duca di Orliens non se acordasse con Milan, era andati, col suo miglior poteno portar, ad habitar a Verzei, et era per numero zerca 50; et questo era signal consideravano nunquam el Duca di Orliens poteva tenir quella terra, et dubitavano di la vita loro. Et per lettere di Bernardo Contarini sora i Stratioti se intese che a dì 28, a hore 12, di comandamento dil Duca et hora astrologica, col campo si levò da Vegevene et venne mia 4 ad alozar in uno loco chiomato Caxolo. Et come fonno partiti di Vegevene tutto el campo in ordene mia uno lontano, fo posto el campo come havesse a far fatto d'arme, zoè partino le zente d'arme in cinque squadroni: le fanterie elemane inanzi, le fanterie italiane a drieto, cavalli lizieri et balestrieri, et da uno canto li Stratioti, et dall'altro ditti cavalli lizieri; di qual fo fatto do ale a le zente d'arme; et che la Duchessa volse venir a veder l'ordene dil campo, et poi lei ritornò a Vegevene, et el campo venne di longo ad alozarsi a Caxuol.[4]
  • Ritorna o padre santo al tuo San Pietro, | e stringi el freno al tuo caldo desire, | che, per dar in segno e poi fallire, | reca altrui più disonor che starsi adietro. (citato in Claudio Rendina, I peccati del Vaticano, Newton Compton 2009)

Incipit de I Diarii

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Havendo, non senza summa et cotidiana faticha, compito di scrivere la guerra francese in Italia ne gli preteriti anni stata, et reduta l'opra in magno volume, considerai non esser di dover lassiare di scrivere quello che in Italia accadeva, licet Carlo octavo re di Franza vi fusse ritornato nel regno di là da' monti. Et questo per doy respecti potissimi: l'uno acciò il successo di le cosse non andasseno in oblivione; l'altro perché ancora el reame de Napoli overo di la Puja non era tutto reaquistato da Ferdinando secundo re di caxa Aragona et di Napoli, et quello voleva recuperare, benché le forze sue fusseno molto piccole, perché ancora molte terre in tutto quel regno si teniva a petitione di detto re di Franza, et oltra che vi era monsignor di Monpensier capitano primario et viceré ivi in reame posto dal prefato Carlo, etiam assà numero de francesi, et grandissima copia di anzuini con qualche barone che da francesi teniva.

  1. Marin Sanudo, I diarii di Marino Sanuto: (MCCCCXCVI-MDXXXIII) dall'autografo Marciano ital. cl. VII codd. CDXIX-CDLXXVII, vol. 1, F. Visentini, 1879, p. 345.
  2. Da La spedizione di Carlo VIII in Italia, p. 620.
  3. I diarii di Marino Sanuto, vol I, p. 457.
  4. Da La spedizione di Carlo VIII in Italia, p. 438.

Bibliografia

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