Mariano Cordovani

domenicano e teologo italiano (1883-1950)

Mariano Felice Cordovani (1883 – 1950), frate domenicano e teologo italiano.

Mariano Cordovani

Citazioni di Mariano Cordovani

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  • La maggior parte degli Italiani conosce Dante attraverso l'episodio del Conte Ugolino e di Francesca da Rimini; e gli stessi dantisti di professione che sanno a memoria la Divina Commedia, conoscono il parallelismo delle opere dantesche e tutta l'immensa letteratura che fiorisce ogni giorno intorno al Poema, si appassionano di più per le piccole questioni filologiche, esegetiche, cronologiche, che per i grandi concetti i quali stanno al centro della concezione dantesca e della vita di Dante. Si potrebbe fare una biblioteca raccogliendo questioni disputate e non risolte dalla dantologia antica e moderna; ma non così feconda è l'indagine psicologica e teologica della Commedia, non così studiato quello che per il poeta fu sostanziale e sovrano, il concetto di Dio. E tuttavia è indiscutibile che il Poema è tutto un grande sforzo di Dante per salire a Dio attraverso la scienza e la rettitudine, tutto un magistero per condurre a salvezza l'umanità intera, tutto un fuoco di purificazione dagli abissi all'empireo.[1]

L'attualità di S. Tommaso d'Aquino

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  • La genialità dell'opera scientifica di S. Tommaso deve riconoscersi nel fatto che nessuno come lui ha tenuto conto dell'esigenze critiche della ragione nell'atto di credere; e nessuno ha dimostrato meglio l'elemento razionale della fede nell'atto di vendicarne la trascendenza soprannaturale. Come un sapiente architetto ha costruito l'edificio della sapienza cristiana con tutta la forza della ragione, e con tutto l'ossequio della fede, perché dell'insegnamento e della scienza ebbe un concetto altissimo. (cap. II, p. 9)
  • L'Angelico[2] trascura le questioni secondarie per attenersi alle centrali; e di queste vuol vedere la radice senza divagamenti, senza farragine di eloquenza, cercando il perché, la ragione delle cose. (cap. II, p. 12)
  • Tutto il sistema tomistico è una coerenza di speculazione e di azione, di pensiero e di vita. San Tommaso ha vissuto la sua teologia in forma di santità altissima, di pietà intelligente e divina. L'amore è coerenza alla verità, l'estasi è una coerenza dell'amore. In contrasto all'affermazione che "l'uomo ha in sé la fonte della verità" noi sentiamo il tormento dell'oggettività e della trascendenza. Non solo l'intelletto non è "incorruttibile", ma noi dobbiamo sperimentare duramente la falsità di queste affermazioni. Come il positivismo di ieri non spiegava e non corrispondeva all'esigenza della vita, così non vi corrisponde l'idealismo di oggi. Non si costruisce un'etica e non si sente sanzione del bene e del male nelle nuove teorie panteistiche. La coerenza che la filosofia reclama è massima nella filosofia tomistica che apparisce tanto più vera quanto meglio si vive. (cap. II, p. 14)
  • Un esempio tipico di quanto il dottrinale tomistico sia moderno, lo troviamo volgendo il pensiero ad una questione controversa e urgente della politica moderna. I rapporti fra individuo e stato sono oggetto delle indagini di tutti i giuristi, di tutti i filosofi, di tutti i politici che si lasciano ancora dirigere da un senso di ragionevolezza. Chi ha segnato meglio degli altri i termini della questione e la via di risolverla? Fra gli eccessi dell'individualismo a carico della società, e dello statismo a carico degli individui, chi ha scientificamente sciolta la questione? Avrò tempo e occasione di tornare sopra questo punto, controverso fra quelli che considerano lo stato il fine ultimo ed assoluto della vita, dandogli diritto di uccidere più gente che può, e quelli che considerano l'individuo fine assoluto dello stato: ma bisogna andare a cercare in S. Tommaso la soluzione vera e grande. L'uomo è parte della società e come tale ordinato a quella; ma non tutta la vita è ordinata ad un aspetto singolo di lui, mentre tutto ciò che gli appartiene è ordinato a lui. (cap. III, p. 33)
  • La causa di S. Tommaso si identifica con quella della Chiesa. Quando si attacca l'Angelico[2], si avverta o no, si colpisce la Chiesa; e quando si vuole puntare contro la Chiesa, senza farlo apparire, il bersaglio preferito è S. Tommaso d'Aquino e la sua filosofia. (cap. IV, p. 36)
  • L'idealismo è essenzialmente soggettività e immanenza; la vera filosofia è essenzialmente oggettività e trascendenza. Bisogna riprendere la critica tomista e metterla coraggiosamente all'urto e al contrasto con il criticismo cantiano[3] e con tutte le forme del soggettivismo. Questa oggettività della conoscenza è sentita anche dall'idealismo, quando si dichiara incapace di spiegarla, e si sottrae al problema dicendo che non è tenuto a ciò, bastandogli di spiegare il pensiero che la rappresenta. Ma non è scientifica quella gnoseologia che si esaurisce intorno al processo intellettivo e non sa dir nulla del contenuto e del termine di quel processo. (cap. IV, p. 73)
  • S. Tommaso è più sobrio, più laconico; S. Bonaventura fecondo e prolisso. L'Aquinate preferisce il senso naturale e schietto delle parole; l'amico suo ama la metafora e le figure che rivestono fantasticamente il pensiero. L'Angelico resta il professore con la trasparenza di un pensiero e di un concetto che ritraggono le cose per quello che sono; il dottore di Bagnorea è il mistico che anche in una discussione scientifica mira a suscitare gli affetti ed è sempre un po' oratore. (cap. V, p. 73)
  • È noto il giudizio, spesso ripetuto, che Tommaso è l'Aristotile cristiano, Bonaventura il secondo Agostino. Questo giudizio non deve essere esagerato: i due santi si completano e si uniscono nel modo più bello. Tommaso è l'Angelo della scuola, Bonaventura il Maestro della vita attiva. Tommaso illumina la mente, Bonaventura eleva il cuore, proprio come si distinguono le scuole dei due Ordini. La filosofia dei Domenicani accorda la superiorità alla mente, la scuola dei Francescani alla volontà; queste diverse vedute spesso si rivelano e sono messe in valore negli scritti dei due Dottori, nelle speculazioni teologiche e nelle questioni pratiche. (cap. V, p. 78)
  • La poesia di Dante non è soltanto espressione di passione o d'immaginazione, ma volo di pensiero e onda di amore, poesia di scienza e di fede, che ha solo degno riscontro nella Bibbia; è davvero "quella voce meravigliata e commossa che tramanda l'anima umana" , non già "nella perpetuamente ricorrente creazione del mondo" che noi non possiamo creare nulla; ma nella vampa di una libertà combattente, per assorgere alla somiglianza di Dio nella santità. Comprendo che questa poesia non rientri nelle categorie del moderno idealismo, ma Dante non si è contentato di essere un costruttore di versi e di poesie, piuttosto aspirando a un rinnovamento di anime, facendo della poesia una forza di civiltà. (cap. VI, pp. 90-91)
  1. Da Le vie di Dio nella filosofia di Dante, p. 21, in Scritti varî pubblicati in occasione del sesto centenario della morte di Dante Alighieri, Società editrice "Vita e pensiero", Milano, 1921, pp. 21-41.
  2. a b Tradizionale epiteto di Tommaso.
  3. Leggi "kantiano".

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