Marcel Duchamp

pittore, scultore e scacchista statunitense (1887-1968)

Henri-Robert-Marcel Duchamp (1887 – 1968), pittore francese naturalizzato statunitense.

Marcel Duchamp

Citazioni di Marcel Duchamp modifica

  • Gli scacchi sono uno sport. Uno sport violento che comporta connotazioni artistiche negli schemi geometrici e nelle variazioni della disposizione dei pezzi, così come nelle combinazioni, nella tattica, nella strategia e nella posizione. È un'esperienza triste, però, qualcosa di simile all'arte religiosa.[1]
  • Mi sono costretto a contraddirmi per evitare di conformarmi ai miei stessi gusti.[2]
  • Non c'è soluzione perché non c'è problema.[3]
  • Per condiscendenza un peso è più pesante in discesa che in salita.[4]
  • Quell'oggetto [uno scolabottiglie presentato nel 1914], distolto dal suo contesto utilitaristico, e come spogliato ed esaurito, è investito della desolata dignità delle cose abbandonate. Buono a niente, o pronto per essere usato, aperto a ogni possibilità, esso è vivo. Vive, sul limite dell'esistenza, la sua vita assurda e imbarazzante. Quell'oggetto imbarazzante — è il primo passo verso l'arte.[5]

Citazioni su Marcel Duchamp modifica

  • [Epitaffio] D'altronde, sono sempre gli altri che muoiono.
D'ailleurs c'est toujours les autres qui meurent.[6]
  • Gli scacchi non erano altro che un pretesto per stare con lui. (John Cage)
  • Marcel Duchamp ha risolto, nella forma più audace, il problema delle fasi successive del movimento nel suo quadro Nudo che scende le scale. Il succedersi dei movimenti che l'occhio percepisce soltanto sommariamente è il punto di partenza di questa visualizzazione. Dal loro accostamento scaturisce una sintesi, una nuova forma artistica che riesce a introdurre nel campo della rappresentazione figurativa quanto finora non era stato visualizzato, le fasi cioè del movimento. (Sigfried Giedion)

Louise Bourgeois modifica

  • Duchamp, Ozenfant e io ci conoscevamo già, ma ci incontrammo di nuovo quando fummo indagati da McCarthy nel 1951. Subimmo sorti diverse. Duchamp aveva amici potenti, quindi era al sicuro. Ozenfant era un uomo molto difficile, originale e indipendente. Se attaccato, attaccava a sua volta, come un bambino. Fu quindi espulso dal Paese. Ma io mi sono difesa.
  • Lui era un gran intellettuale, ma soffriva moltissimo. Soffriva di non poter fare l'amore con sua moglie. Lui le diceva tante cose, ma lei, che era una ragazza di campagna, non capiva nulla di quello che lui le raccontava: tutte chiacchiere che non potevano indurla ad amarlo. Per tutta la vita Duchamp sentì che non avrebbe mai potuto rendere una donna sessualmente felice. Era pieno di sconforto. Non era per niente macho. Mi aiutava quando parlavo con lui. Era un tipo molto strano.
  • Era una persona distrutta dal punto di vista sessuale. Veniva respinto a un livello bassissimo, il livello sessuale.
  • [in risposta alla asserzione: «Dunque il sesso gioca un ruolo prioritario nella nostra vita.» presentatale da Francesco Bonami] Lo vede? Io non ho detto questo! Vede come ha distorto la cosa? Io ho detto soltanto che il sesso ha distrutto Marcel Duchamp, non ho parlato di me o di lei!

Note modifica

  1. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 89, ISBN 88-8598-826-2.
  2. Citato in Susie Hodge, 50 grandi idee arte, traduzione di Maristella Notaristefano, Dedalo, 2012, p. 119. ISBN 978-88-220-6836-1.
  3. Citato in Maurizio Calvesi, Su Marcel Duchamp, Framart, 1975, p. 84.
  4. Citato in André Breton, Antologia dello humor nero, Einaudi, 1970, p. 290.
  5. Citato in Aniela Jaffé, Il Simbolismo nelle arti figurative, in Carl Gustav Jung, L'uomo e i suoi sogni, Tea, p. 239. ISBN 978-88-502-0552-3.
  6. Cfr. Tomba nel cimitero monumentale di Rouen, Francia.

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