Lorenzo Delleani
pittore italiano
Lorenzo Delleani (1840 – 1908), pittore italiano.
Citazioni su Lorenzo Delleani
modifica- Mentre nella seziona lombarda [della VII Esposizione sull'arte mondiale di Venezia del 1907] molti, anzi troppi degli artisti della vecchia guardia o nella piena maturità del talento e della fama mostrano di sonnecchiare sui passati allori, è un pittore quasi settantenne, Lorenzo Delleani, che nella sezione piemontese richiama giustamente, a preferenza d'ogni altro, l'attenzione dei visitatori.
La raccolta, infatti, dei trentacinque bozzetti, che a questo semplice e schietto veterano della moderna pittura piemontese hanno, volta a volta, suggerito Roma o Venezia, Amsterdam o le Alpi, Cuneo od Ivrea, il Biellese od il Monferrato, rivelano tale spontaneità ed insieme tale intensità di visione del vero, tale risoluta e precisa franchezza di rappresentazione, tale vibrante nervosità di segno e tale savorosa pastosità cromatica, che l'ammirazione s'impone e gli occhi, che sono passati dal Novembre ad Un angolo di Pollone, dal Mattino di maggio sui colli del Monferrato a Roma dalla Porta Pinciana, dal Temporale imminente alla Faticosa salita, dal Ritorno dal lavoro a dieci, a venti altre piccole meraviglie del pennello, non sanno quasi più rassegnarsi a lasciarli pei paesaggi di maggiore formato e di maggiore pretesa, nei quali il caldo impeto creativo della prima impressione al cospetto delle incantevoli ed esaltanti scene della natura si attenua o, peggio ancora, si sfibra e si falsifica. (Vittorio Pica)
- Questo originale e poderoso artista può esser per antonomasia chiamato il poeta della nebbia: egli ne è appassionato.
Ma con la stessa efficacia riproduce le infinite gradazioni del verde sotto l'azione dell'ora, della luce e del tempo, e con la stessa poesia sa rendere l'acqua, l'acqua quieta che s'incanala fra due sponde fiorite e riflette nitidi gli oggetti circostanti e il cielo, oppure il torrente fragoroso che spumeggia e balza in candide frangia di roccia in roccia, spandendo nelle alte solitudini il clamore della corsa pazza e la freschezza delle sue spruzzaglie d'argento sul massi granitici, o sull'erbe. L'acqua di smeraldo o lapislazzuli dei canali veneziani, o quella livida, fosca, cinerea dei plumbei mari del Settentrione.
- Riprodusse – dietro la scorta de' suoi studi storici – le feste solenni della Serenissima, interpretò lo spirito fastoso dei tempi, quando sulle antenne di S. Marco sventolavano all'aria i pennoni trionfali e lo storico leone alato drizzava maestosamente la fulva criniera, scuotendo col suo ruggito i suoi sudditi e spingendoli ad imprese audaci.
Delleani s'innamorò di Venezia, della potenzialità del Veronese, se ne impregnò e trasfuse ne' suoi quadri gli abbaglianti colori, i riflessi luminosi, il cielo di cobalto, quel trionfo di bellezza artistica che rifulge nelle trine marmoree della città del sogno.
- Tutto risalta ed ha vita dal sapiente pennello del Delleani, il palazzo sontuoso, come l'umile capanna, le vesti seriche, come le vesti di bordato, le figure aggraziate ed eleganti, come le rudi e vigorose dei montanari.
La semplice vita anzi di questi ultimi, attira ora la sua alta anima d'artista, inspira le sue tele, accende le sue simpatie.
I dolori, i sacrifici, il lavoro, la fede hanno in lui un interprete potente. Il misticismo, specialmente, col suo caldo soffio animatore di azioni virtuose, corre spesso riscaldando i lavori del nostro artista. Quel misticismo solenne inspirato dalla natura, emanazione di anime pure che non conoscono avvolgimenti e che appunto nella grandiosità delle bellezze di cui sono circondate, sentono l'immensità del Creatore, ed il di lui ravvicinamento alla creatura.
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