Lisa Boattin

calciatrice italiana (1997)

Lisa Boattin (1997 – vivente), calciatrice italiana.

Lisa Boattin (2015)

Citazioni di Lisa Boattin

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  • Ho iniziato a giocare a sei anni nella squadra maschile [...]. Non c'erano squadre femminili, quindi non avevo alternative. E sei vista un po' in modo strano, sei la ragazze che gioca con i maschietti. Le ragazze giocavano a pallavolo, facevano danza, e i maschietti giocavano a calcio. Io però mi facevo rispettare e penso sia stata una fortuna giocare coi maschi. Ti fa crescere caratterialmente.[1]
  • La maglia della Juve è responsabilità e ti fa tirare fuori la personalità, facendoti crescere anche a livello personale.[1]

Dall'intervista di Giorgia Mecca, Undici nº 51, luglio-agosto 2023; citato in rivistaundici.com, 30 luglio 2023.

  • Mi ricordo di avere sempre giocato a calcio, prima nella piazza del paese, poi in oratorio, infine a sei anni in una squadra vera e propria. Ero l'unica femmina, mi piaceva Pavel Nedved e pensavo di essere anche l'unica femmina al mondo con questa passione. Agli inizi del Duemila il calcio femminile era una questione privata, un movimento segreto, quasi proibito. Però quando ripenso a quegli anni non mi piace definirmi diversa, preferisco considerare la mia infanzia particolare. Io mi divertivo, a quell'età conta soltanto quello.
  • [«Quando hai capito che il tuo divertimento poteva diventare il tuo lavoro?»] A diciassette anni, quando ho dovuto lasciare la mia casa e la mia famiglia per trasferirmi in Lombardia. Al Brescia ho capito che il gioco stava diventando più serio, in squadra con me c'erano Barbara Bonansea, Martina Rosucci, Cristiana Girelli, l'anno dopo sarebbe arrivata Sara Gama, l'allenatrice era Milena Bertolini. Si giocava per vincere, le aspettative di tutte erano alte. Mi ricordo, durante una delle prime partite, di avere proprio pensato: voglio che questa sia la mia vita.
  • All'inizio, quando ero ancora molto piccola, mia mamma aveva provato a farmi cambiare idea, dirottandomi sul nuoto e sulla danza. Ho provato entrambi una volta e ho subito capito che non sarei riuscita a resistere una seconda volta. Da allora non ha più insistito e mi ha lasciata libera di scegliere. Tutta la mia famiglia ha fatto il tifo per me, per vedermi un giorno indossare le maglie del mio cuore, quella bianconera e quella azzurra della Nazionale. So di essere fortunata, mi è capitato molte volte di vedere ragazzine con più talento di me abbandonare il calcio perché non avevano la famiglia ad accompagnarle nella loro scelta.
  • [...] non siamo più considerate quelle strane, abbiamo alle spalle centri sportivi all'avanguardia e team di persone che credono in noi, studiano per noi e lavorano ogni giorno per farci migliorare. Mi ricordo che un anno, giocavo già in Serie A, hanno interrotto un allenamento perché nel nostro campo dovevano organizzare la sagra del paese, oggi un episodio del genere spero che non possa più capitare. Anche quello però fa parte del processo di crescita, perché aiuta a capire da dove siamo partite e fino a dove siamo arrivate.
  • A Torino ho cominciato a pensare come le professioniste, a guardare da vicino i miei idoli di sempre. Da poco mi è capitato di vedere Alex Del Piero. Io volevo il suo autografo ma avevo paura anche a rivolgergli la parola. Per fortuna si è avvicinato lui, e mi ha detto che siamo tutti della stessa famiglia. Faccio ancora un po' fatica a crederci, ma effettivamente forse ha ragione lui. E questo è un altro privilegio che devo al calcio.

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