Leo Ferrero
Leo Ferrero (1903 – 1933), scrittore e drammaturgo italiano.
Meditazioni sull'Italia
modifica- Che cos'è dunque, di che materia è fatto un romanzo?
Seguiamo, per esempio, la letteratura francese dalla fine del Settecento, in cui Rousseau e Voltaire inaugurarono la guerra al vecchio regime; dal principio dell'Ottocento in cui Balzac ricostruiva grandiosamente la storia della società francese; dal momento dei suoi grandi capovolgimenti, in cui Musset scriveva «Les confessions d'un enfant du siècle» e Victor Hugo «Les Misérables»; fino a Flaubert che faceva nel «L'éducation sentimentale» la critica sentimentale, e in «Bouvard et Pécuchet» la critica culturale della sua generazione; a Zola che con gli aspri «Rougon-Maquart» riempiva d'echi l'universo, a Anatole France, che in ogni libro rifaceva la storia di quel grandioso e tempestoso processo Dreyfus, in cui si erano gloriosamente impegnati tutti gli intellettuali; a Barrès che scriveva «Les Déracinés», quadro sociale e politico della Francia dopo il 70. Da tutti i punti di vista, incrociati come le striscie luminose di riflettori vaganti nella notte, questi romanzieri illuminano, criticano, attaccano, difendono, in un grande e fruttuoso tumulto, la vita sociale, politica, sentimentale, filosofica della Francia: vivono, crescono con il paese; partecipano, uomini come gli altri, alle sue lotte politiche, mettono la penna al servizio delle grandi idee morali e sociali, che si rinnovano nel corso della sua storia. Non tralasciano, per questo, l'esame psicologico, lo studio dei drammi privati e delle passioni individuali, ma li immergono nella grande tragedia del tempo. Anche un romanziere rigorosamente psicologico, come Maupassant, ha scritto i suoi capolavori, quand'era in balia di una passione nazionale; l'odio dei prussiani, passione concreta, sanguinante, che nessuno potrà coronare d'alloro, perché non si pasce di ritmi. (Febbraio I. Del romanzo e della coscienza morale) - [Su I promessi sposi] È un buon romanzo, voglio ammetterlo, per quanto ci si senta il lombardo che si diverte coi riboboli toscani, raccattati razzolando nei pagliai della Val d'Elsa. È un romanzo storico, ben colorito e scritto in modo divertevole; ma tolta qualche buona macchietta, come quel Don Abbondio, o quel Don Ferrante, mi pare che non ci appariscano dei grandi personaggi, e che d'altra parte sia ridicolo di fare, di due poveri diavoli, piuttosto pallidi e menci, come Renzo e Lucia, addirittura l'architrave di tutta la fabbrica. (Primo scrittore: Dialogo fra due Scrittori del Primo ottocento)
- C'è poi quel lamentoso Leopardi, scrittore garbato, pulito e elegante, te lo concedo; ma come frigido, come diaccio e brullo! (Primo scrittore: Dialogo fra due Scrittori del Primo ottocento)
- Le Operette Morali! Ma che mi vai dicendo? Basta legger questo libretto tutto agghindato e prezioso, per capire come non si sia ancora scoperta la vera, viva, novella prosa, italiana! Quando si sarà detto che le Operette Morali esprimono, in lingua pura, qualche idea ingegnosa, non si avrà più il diritto di aggiunger parola. Si tratta, insomma, di buoni articoli di giornale, che noi leggiamo con gusto, ai nostri tempi, perché sono la novità dell'anno; ma chi mai riaprirà queste pagine tra cinquant'anni? O per caso tu credi che con qualche dialoghetto si conquisti l'immortalità? (Primo scrittore: Dialogo fra due Scrittori del Primo ottocento)
- Il signor Foscolo ha scritto un buon carme, ma non mi negherai che sia il più faticoso della letteratura italiana. Mi sembra, quando leggo un suo endecasillabo, di dar la scalata a una montagna. (Secondo scrittore: Dialogo fra due Scrittori del Primo ottocento)
- [...] l'acme di una civiltà, non si ha quando tutti i suoi frutti sono maturati, ma prima. Quando una civiltà ha raggiunto il maggior punto di sviluppo, che poteva raggiungere, quando dà tutto quel che può dare, quando ogni principio si è svolto fino che poteva, meccanicamente, ed è arrivato a quelle conseguenze solenni che sono le ultime, io ti dico: è cominciata la decadenza. (Secondo scrittore: Dialogo fra due Scrittori del Primo ottocento)
Diario di un privilegiato sotto il fascismo
modifica1926
7 Ottobre.
Posso cominciare un diario della mia vita ora che so di non scriverlo per un candido sfogo di malinconie. Questo sarà il diario della mia virilità, poiché, se Dio vuole, in questi giorni, o allucinata e tragica giovinezza, sei morta.
Non rimpiango la mia giovinezza. Mi appaga e conforta l'idea che d'ora innanzi non proverò più dei sentimenti che per la seconda volta.
Del resto, chi sa? Il Destino riserva forse a certi uomini il lugubre e straziante privilegio di rimanere sempre giovani.
Leonardo o dell'arte
modificaIl Rinascimento ha un suo grande principio estetico: l'imitazione della natura. Sebbene lo correggano con lo studio dei classici, gli uomini del Rinascimento, quando vogliono esprimere la loro ammirazione per una scultura, cominceranno sempre dicendo «che sembra vera», e aggiungeranno talvolta «che sembra greca». Ma sapere che cosa intendessero rigorosamente con questa formula, non è così facile come si potrebbe credere da principio.
Bibliografia
modifica- Leo Ferrero, Diario di un privilegiato sotto il fascismo, Chiantore, Torino, 1946.
- Leo Ferrero, Leonardo o dell'arte, Fratelli Buratti Editori, Torino, 1929.
- Leo Ferrero, Meditazioni sull'Italia, Nuove edizioni Capolago, Lugano, 1939.
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