Lella Ravasi Bellocchio

psicoanalista e saggista italiana

Lella Ravasi Bellocchio (1942 – vivente), psicoanalista e saggista italiana.

Intervista di Camilla Baresani, iO Donna, marzo 2011; ripubblicata in camillabaresani.com.

  • Qualcuno mi ha raccontato che sono state prodotte magliette per bambine con la scritta "Voglio fare la velina" e che le mamme le hanno comprate. Quindi la catena della perversione è lunga! Da un creativo che ha pensato di avere successo anziché con l'Ape Maia con l'inno al velinismo, alla famiglia che ne accetta il modello. La realtà e che oggi il feticismo e il narcisismo sono al centro della società, e questo ha a che fare con i nostri governanti. Governanti che hanno vellicato nella popolazione l'aspetto peggiore, che già c'era ma era nascosto: l'uso narcisistico di sé e il mondo esterno utilizzato come una protesi del proprio corpo.
  • A mia figlia [Violetta Bellocchio] ho trasmesso la possibilità di essere se stessa in relazione con gli altri, in modo rispettoso. Lei non è mai stata giudicata e ha rispetto per la differenza dell'altro. Questo ha anche a che fare con la sua attitudine di scrittrice: non sceglie e non giudica i personaggi narrativi che le si affacciano in testa. E lo stesso faccio io coi pazienti. Sia lei sia io finiamo per accogliere le persone o i personaggi. Però, a differenza di mia figlia, io ho orrore per il genere di donne che ritiene di "essere seduta sulla propria fortuna". Sono state cresciute nel culto della vendita di sé, a partire da un'immagine televisiva da televendita, specifica degli ultimi vent'anni. Io vado nella direzione opposta, verso la scoperta del segreto di sé, la valorizzazione della libertà profonda di essere per sé, e non al servizio di qualcun altro. Per le donne, che sono sempre state asservite, è stato molto difficile conquistare il diritto alla propria dignità, e adesso cosa facciamo, lo molliamo subito? Abbiamo appena iniziato e già ce lo facciamo portare via?
  • Le quote rosa... No, meglio di no. Da una parte dici che le donne devono andare avanti, ma se glielo fai fare con strumenti maschili, che rosa è? Io sono per il merito: meglio un uomo che fa carriera perché è bravo. Invece le politiche famigliari sono assolutamente deficitarie. Mancano asili pubblici. Quanto al mammo: ciascuno faccia la sua parte. Mi va bene che gli uomini trovino la propria parte femminile, ma occorre che poi facciano i padri, figura di cui c'è un grande bisogno. Il mammo... guarda, c'è un'invidia dell'utero che nemmeno te la immagini! Altro che invidia del pene!

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