Lavinia (mitologia)

personaggio della mitologia romana, moglie di Enea

Lavinia, leggendaria principessa italica.

Lavinia e sua madre (W. Hamilton, 1792)

Citazioni su Lavinia

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  • Era signore, | quando ciò fu, di Lazio il re Latino, | un re che vèglio e placido gran tempo | avea 'l suo regno amministrato in pace. | Questi nacque di Fauno e di Marica | ninfa di Laürento, e Fauno a Pico | era figliuolo, e Pico a te, Saturno, | del suo regio legnaggio ultimo autore. | Non avea questo re stirpe virile, | com'era il suo destino; e quella ch'ebbe | gli fu nel fior de' suoi verd'anni ancisa. | Sola d'un sangue tal, d'un tanto regno | restava una sua figlia unica erede, [Lavinia] | che già d'anni matura, e di bellezza | più d'ogni altra famosa, era da molti | eroi del Lazio e de l'Ausonia tutta | desiata e ricerca. | Avanti agli altri | la [Lavinia] chiedea Turno, un giovine, il più bello, | il più possente e di più chiara stirpe | che gli altri tutti; e più ch'agli altri, a lui, | anzi a lui sol la sua regina madre | con mirabil affetto era inchinata. (libro VII)
  • Adunque si darà Lavinia mia | a Troiani? a banditi? E tu suo padre, | tu così la collòchi? E non t'incresce | di lei, di te, di sua madre infelice? | Ch'al primo vento ch'a' suoi legni spiri, | di così caro pegno orba rimasa | (come dir si potrà), da questo infido | fuggitivo ladrone abbandonata, | del mar vedrolla e de' corsari in preda? | O non così di Sparta anco rapita | fu la figlia di Leda? E chi rapilla | non fu Troiano anch'egli? Ah! dov'è, sire, | quella tua santa invïolabil fede? | Quella cura de' tuoi? quella promessa | che s'è fatta da te già tante volte | al nostro Turno? Se d'esterna gente | genero ne si dee; se fisso e saldo | è ciò nel tuo pensiero; se di Fauno | tuo padre il vaticinio a ciò si stringe; | io credo ch'ogni terra, ch'al tuo scettro | non è soggetta, sia straniera a noi. (Amata: libro VII) [a Latino]
  • Queste parole | de la madre sentì Lavinia virgo, | di rugiadose lagrime e d'un foco | di vergineo rossor le guance asperse, | qual fòra se di purpura macchiato | fosse un candido avorio, o che di rose | si spargessero i gigli. (libro XII)

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