Lauren Oliver
Lauren Oliver, nata Laura Schechter (1982 – vivente), scrittrice statunitense.
Delirium
modificaLe malattie più pericolose sono quelle che ci fanno credere di star bene.
Quarantaduesimo proverbio del Libro di Sssh
Sono passati sessantaquattro anni da quando il Presidente e il Consorzio hanno classificato l'amore come malattia e quarantatré da quando gli scienziati hanno perfezionato una cura. Tutti gli altri membri della mia famiglia hanno già subito la procedura. La mia sorella maggiore, Rachel, ormai è libera dalla malattia da nove anni. È al sicuro dall'amore da così tanto tempo che dice di non riuscire neanche a ricordarne i sintomi. La mia procedura è stata fissata tra novantacinque giorni esatti, il 3 settembre. Il mio compleanno.
Molte persone hanno paura della procedura, alcuni oppongono addirittura resistenza. Io non ho paura. Io non vedo l'ora. Me la farei fare domani, se potessi, ma bisogna avere almeno diciott'anni, a volte qualcosina in più, prima che gli scienziati accettino di curarti. Altrimenti la procedura non funziona correttamente: la gente si ritrova con danni al cervello, paralisi parziali, cecità o anche peggio.
Citazioni
modifica- I cuori sono cose fragili. Ecco perché bisogna fare attenzione. (p. 10)
- Sai che non puoi essere felice senza essere infelice ogni tanto, giusto? (Hana: p. 22)
- La maggior parte delle cose, anche i movimenti più grandi della terra, hanno origine da qualcosa di piccolo. Un terremoto che distrugge una città può cominciare con un tremito, un sospiro. La musica comincia con una vibrazione. L'alluvione che sommerse Portland vent'anni fa dopo quasi due mesi di pioggia ininterrotta, che si precipitò su per la collina oltre i laboratori e danneggiò oltre mille abitazioni, che trascinò copertoni e sacchi di immondizia e vecchie scarpe puzzolenti e li fece galleggiare per le strade come trofei, che si lasciò dietro un sottile strato di muffa verdastra, un puzzo di marciume e decomposizione che non se ne andò per mesi – l'alluvione cominciò con un rivolo d'acqua, non più largo di un dito, che lambiva le banchine.
E Dio creò tutto l'universo da un atomo non più grande di un pensiero.
La vita di Grace andò in pezzi per una singola parola: Simpatizzante. Il mio mondo esplose per una parola diversa: Suicidio.
Correzione: quella fu la prima volta che il mio mondo esplose.
La seconda volta è stato sempre per colpa di una parola. Una parola che si fece strada su per la mia gola e danzò sulle mie labbra e fuori di esse prima che avessi il tempo di riflettere o di fermarla.
La domanda fu: «Ti va se ci vediamo domani?».
La parola fu: «Sì». (pp. 130-131) - A volte mi sembra che se soltanto guardi le cose, te ne stai seduto, fermo, e lasci che il mondo scorra davanti a te, a volte giuro che per un secondo sembra che il tempo si blocchi e il mondo interrompa la sua rotazione. Soltanto per un secondo. E se in qualche modo riesci a scoprire come vivere in quel secondo, allora potrai vivere per sempre. (pp. 137-138)
- Vi confiderò un altro segreto, questo è per il vostro bene. Potreste pensare che il passato abbia qualcosa da dirvi. Potreste pensare di dover ascoltare, di sforzarvi di capire i suoi sussurri, di dover fare di tutto, chinarvi in basso per sentire la voce mormorata dalla terra, dai morti. Potreste pensare che lì c'è qualcosa per voi, qualcosa da comprendere o da interpretare.
Ma io so la verità: lo so dalle notti di Gelo. So che il passato vi trascinerà indietro e in basso, vi costringerà ad aggrapparvi ai sussurri del vento e al suono senza senso degli alberi che strusciano l'uno contro l'altro, cercando di decifrare qualche sorta di codice, cercando di mettere insieme i pezzi di quello che si è rotto. È soltanto tempo perso. Il passato non è altro che un peso. Si accumulerà dentro di voi come un sasso.
Credetemi: se sentite il passato che vi parla, sentite che vi strattona la schiena, e vi scorre le dita lungo la spina dorsale, la cosa migliore da fare, l'unica cosa da fare, è fuggire. (pp. 157-158) - Mi ucciderà, mi ucciderà, mi ucciderà. E non mi importa. (p. 208)
- È allora che perdi davvero le persone, sai? Quando il dolore passa. (Alex: p. 230)
- «Cosa sono le poesie?» Non ho mai sentito quella parola prima d'ora, ma mi piace il suo suono. Sembra elegante e facile, in qualche modo, come una bellissima donna che fa una piroetta indossando un abito da sera. (p. 259)
- "Amore", una singola parola, una cosa evanescente, una parola non più grande o più lunga di un taglio. Ecco cos'è: un taglio; un rasoio. Emerge al centro della tua vita e spacca tutto in due. Il prima e il dopo. Il resto del mondo scompare.
Prima, dopo e durante, un momento non più spesso e non più lungo di un taglio. (p. 265) - Mi viene in mente che questo, questa indifferenza, questo senso di separazione dev'essere quello che lei e ogni curato provano tutto il tempo: come se ci fosse una spessa lastra di vetro isolante, tra loro e tutti gli altri. Quasi nulla penetra. Quasi nulla importa. Dicono che la cura riguarda la felicità, ma adesso capisco che non è vero e non lo è mai stato. Riguarda la paura: paura della sofferenza, paura del dolore, paura, paura, paura; un'esistenza da animale cieco, che sbatte contro i muri, che strascica i piedi in corridoi sempre più stretti, una vita terrorizzata e monotona e insignificante. Per la prima volta in assoluto sento addirittura pena per Carol. Ho soltanto diciassette anni e so già qualcosa che lei non sa: so che la vita non è vita se la trascorri semplicemente galleggiando. So che il vero scopo, l'unico scopo, è trovare le cose che contano e aggrapparcisi e combattere per averle e rifiutarsi di lasciarle andare. (pp. 334-335)
- L'amore, la più mortale tra le cose mortali: ti uccide sia quando ce l'hai sia quando non ce l'hai.
Ma non è esattamente così.
È colui che condanna e il condannato; il giustiziere; la lama; la sospensione di pena all'ultimo momento; il respiro affannoso; il cielo infinito sopra di te e il «Grazie, grazie, grazie, Dio».
L'amore: ti ucciderà e ti salverà. (p. 344) - Colui che salta verso il cielo potrebbe cadere, è vero, ma potrebbe anche volare. (p. 364)
- Preferisco morire a modo mio che vivere a modo vostro. (p. 372)
Corro per non so quanto tempo: ore, forse, o giorni.
Alex mi ha detto di correre. E quindi corro.
Dovete capire. Io non sono niente di speciale. Sono soltanto una ragazza. Sono alta un metro e cinquantotto e sono mediocre in tutti i sensi.
Però ho un segreto. Potete costruire muri, su su fino al cielo e io troverò il modo per superarli. Potete cercare di tenermi ferma con centomila braccia, ma troverò il modo di resistere. E siamo in molti là fuori, più di quanti pensiate. Gente che si rifiuta di smettere di credere. Gente che si rifiuta di scendere dalle nuvole. Gente che ama in un mondo senza muri, gente che ama fino a odiare, fino a rifiutare, contro ogni speranza e senza paura.
Ti amo. Ricordatelo. Questo non possono portarcelo via.
Chaos
modificaAlex e io siamo sdraiati uno accanto all'altra su una coperta, nel giardino sul retro del numero 37 di Brooks Street. Gli alberi sembrano più grandi e più scuri del solito. Le foglie sono quasi nere e si intrecciano così fitte da nascondere il cielo.
«Forse non era la giornata migliore per fare un pic-nic» dice Alex e in quel momento mi rendo conto che non abbiamo mangiato niente di tutto il cibo che abbiamo portato. C'è un cesto ai piedi della coperta, pieno di frutta mezza marcia, che brulica di minuscole formiche nere.
«Perché no?» gli domando. Siamo sdraiati sulla schiena e fissiamo la rete di foglie che ci sovrasta, compatta come un muro.
«Perché sta nevicando.» Alex ride. E di nuovo mi rendo conto che ha ragione: sta nevicando, grossi fiocchi color cenere ci turbinano intorno. È anche un freddo cane. Il fiato mi esce a nuvolette e mi schiaccio contro di lui, cercando di scaldarmi.
Citazioni
modifica- Sulla parete è appesa una piccola croce di legno con la figura di un uomo sospeso al centro. Riconosco il simbolo: è una croce di una delle vecchie religioni, dell'epoca precedente alla cura, ma adesso non riesco a ricordarmi quale fosse.
Ho un improvviso flashback del primo anno di Storia Americana. La signora Dernler ci fissa da dietro i suoi enormi occhiali, colpendo col dito il libro di testo aperto, e dice: «Visto? Visto? Queste vecchie religioni macchiavano tutto con l'amore. Grondavano, sanguinavano di delirium». (p. 13) - Il lutto è come affondare, come essere sepolti. Sono in un'acqua dal colore bruno del fango smosso. A ogni respiro mi sento soffocare. Non c'è nulla cui aggrapparmi, nessuna sponda, nessun modo per tirarmi su. Non c'è altro da fare che lasciarmi andare.
Lasciarsi andare. Sentire il peso tutto intorno a me, sentir strizzare i polmoni, la lenta, schiacciante pressione. Lasciarsi andare più a fondo. Non c'è altro che il fondo. C'è soltanto il sapore del metallo e gli echi di cose andate, e giorni che sembrano bui. (p. 43) - La corsa è uno sport mentale, più di qualsiasi altra cosa. Sei bravo solo quanto il tuo allenamento, e il tuo allenamento è buono solo quanto il tuo modo di pensare. (p. 67)
- In un mondo senza amore, questo è ciò che sono diventati gli esseri umani l'uno per l'altro: valori, risorse e rischi, numeri e dati. Soppesiamo, quantifichiamo, misuriamo e l'anima si sta riducendo in polvere. (p. 122)
- Quello che prendete, noi ce lo riprenderemo. Rubateci qualcosa e noi vi deruberemo a più non posso. Se ci colpite, noi vi schiacceremo. È così che va il mondo adesso. (p. 129)
- Ecco qualcos'altro che tanto vale che impari adesso. Se vuoi qualcosa, se lo prendi come se fosse tuo, lo starai sempre togliendo a qualcun altro. Anche questa è una regola. E qualcosa deve morire in modo che altri possano sopravvivere. (Raven: p. 141)
- Una volta ho letto di una specie di fungo che cresce negli alberi. Il fungo comincia a invadere le vie che portano l'acqua e il nutrimento dalle radici ai rami. Le mette fuori servizio, una alla volta, le soffoca. Ben presto, il fungo toglie all'albero l'acqua e gli elementi chimici, e tutto ciò di cui ha bisogno per sopravvivere. Contemporaneamente, piano piano fa marcire l'albero dal di dentro, trasformandolo in marciume, minuto per minuto.
È così anche l'odio. Ti nutrirà e allo stesso tempo ti trasformerà in qualcosa di marcio.
È duro, profondo e spigoloso, un sistema di barricate. È assoluto e totale.
L'odio è una torre alta. Nelle Terre Selvagge, comincio a costruirla e ad arrampicarmi. (p. 143) - Nei luoghi approvati, ogni storia ha il suo perché. Ma i libri proibiti sono molto di più. Alcuni sono ragnatele: ci si può far strada a tentoni lungo i loro fili, fino ad angoli sconosciuti e bui. Alcuni sono mongolfiere che salgono in cielo, del tutto indipendenti e irraggiungibili ma bellissime da guardare.
E alcuni, i migliori, sono porte. (p. 148) - C'è un'altra regola nelle Terre Selvagge: prima di tutto bisogna occuparsi di se stessi. Questo è il lato negativo della libertà: quando sei completamente libero, sei anche completamente solo. (p. 176)
- Il Libro di Sssh dice che gli obblighi verso i nostri figli sono sacri, giusto? E la buona madre finirà di adempiere ai propri doveri in paradiso... (Julian: p. 199)
- C'è un posto per tutto e per tutti, sapete. È questo l'errore che commettono, di sopra. Loro pensano che ci sia posto soltanto per un certo genere di persone. Solo un certo genere di persone può esistere. Il resto è spazzatura. Ma anche la spazzatura deve avere il suo posto. Sennò si accumulerà e intaserà tutto, marcirà e imputridirà. (Moneta: p. 231)
- Camminiamo con cautela attraverso mucchi di ciarpame e i ripari improvvisati che affollano la piattaforma. Dovunque andiamo, qualcuno ci osserva. Sagome accovacciate nell'ombra. Sono stati costretti quaggiù, proprio come noi siamo stati costretti nelle Terre Selvagge.
Tutto per una società di ordine e regole.
Perché una società possa essere sana, neanche uno dei suoi membri può essere malato. La filosofia dell'ALD scorre più in profondità, molto più in profondità, di quanto pensassi. Il pericolo non sono soltanto i non-curati: sono anche i diversi, i deformi, gli anormali. Anche loro devono essere estirpati.
Mi domando se Julian se ne renda conto, o se l'abbia sempre saputo.
L'irregolarità dev'essere disciplinata; lo sporco dev'essere purificato; le leggi della fisica ci insegnano che i sistemi tendono sempre più verso il caos, e quindi il caos dev'essere costantemente respinto. Le regole dell'espurgazione sono scritte persino nel Libro di Sssh. (p. 232) - Mi viene in mente, a quel punto, che anche le persone sono piene di tunnel: spazi bui e tortuosi e caverne; impossibile conoscere tutti i posti dentro di loro. Impossibile anche soltanto immaginarli. (p. 234)
- C'è così tanta fragilità nel baciarsi, negli altri. Fragile come vetro. (p. 254)
- La rabbia è utile soltanto fino a un certo punto. Dopodiché diventa furia, e la furia rende imprudenti. (p. 287)
- Stupido come il cervello cerchi spesso di distrarsi da solo. (p. 287)
- La porta del suo armadio è socchiusa; vedo mensole cariche di jeans scoloriti e camicie con il colletto abbottonato che dondolano. La normalità di tutto ciò quasi mi uccide. Persino in un mondo capovolto, un mondo di guerra e follia, la gente appende i vestiti; piega i pantaloni; si rifà il letto.
È l'unico modo. (p. 288) - «È tutto a posto» lo rassicuro. Allungo un braccio dietro di me e gli prendo la mano. Un'ondata di gioia mi attraversa di nuovo. Qui è consentito tenersi per mano, stringersi per mantenersi al calduccio, plasmarsi l'uno contro l'altro di notte, come statue concepite per combaciare una accanto all'altra. (p. 312)
- Perché non mi hai più voluto bene?
Quando lasci entrare quella parola, quando le concedi di mettere radici, si allargherà come una muffa attraverso tutti i tuoi angoli e spazi bui e con essa le domande, le paure febbrili che ti dilaniano, sufficienti a tenerti sveglio per sempre. Su questo l'ALD ha ragione, almeno. (p. 313) - Anche se ho passato molto tempo nelle Terre Selvagge, mi colpisce di nuovo che è un miracolo stare così vicino a qualcuno. Nessuno può dirci di non farlo. Nessuno può farci smettere. Ci siamo scelti e il resto del mondo può andare all'inferno. (p. 315)
Bibliografia
modifica- Lauren Oliver, Delirium, traduzione di Francesca Flore, Edizioni Piemme, Milano, 2011. ISBN 978-88-566-3273-6
- Lauren Oliver, Chaos, traduzione di Francesca Flore, Edizioni Piemme, Milano, 2013. ISBN 978-88-566-1699-6
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Opere
modifica- Delirium (2011)