Max Planck
fisico tedesco
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Max Planck (1858 – 1947), fisico tedesco.
Per la fisica (1918)
Citazioni di Max Planck
modifica- Avendo consacrato tutta la mia vita alla scienza più razionale, lo studio della materia, posso affermare questo sui risultati della mia ricerca sull'atomo: la materia in quanto tale non esiste! Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza che fa vibrare le particelle atomiche e tiene insieme quel minuscolo sistema solare che è l'atomo. Dobbiamo presumere che dietro questa forza esista una mente conscia e intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia.[1]
- Bene o male bisogna risolversi a riconoscere una certa reale esistenza a questi quanti di luce.[2]
- È impossibile ottenere il moto perpetuo per via meccanica, termica, chimica, o qualsiasi altro metodo, ossia è impossibile costruire un motore che lavori continuamente e produca dal nulla lavoro o energia cinetica.
- It is in no way possible, either by mechanical, thermal, chemical, or other devices, to obtain perpetual motion, i.e., it is impossible to construct an engine which will work in a cycle and produce continuous work, or kinetic energy, from nothing.[3]
- [Alla notizia dello scoppio della prima guerra mondiale] È una grande soddisfazione potersi dire tedesco.[4]
- Io considero la coscienza come fondamentale, e la materia un derivato della coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza. Tutto ciò di cui discorriamo, tutto ciò che noi consideriamo come esistente, richiede una coscienza.
- I regard consciousness as fundamental. I regard matter as derivative from consciousness. We cannot get behind consciousness. Everything that we talk about, everything that we regard as existing, postulates consciousness.[5]
- La scienza non può svelare il mistero fondamentale della natura. E questo perché, in ultima analisi, noi stessi siamo parte dell'enigma che stiamo cercando di risolvere.[6]
- Non siamo autorizzati a supporre che esistano leggi fisiche, che siano esistite fino ad ora, o che continueranno ad esistere in forma analoga nel futuro.[7]
- In queste condizioni non c'è da meravigliarsi se il movimento degli atei, – che definisce la religione una deliberata illusione inventata da sacerdoti in cerca di potere –, che ha una pia credenza in un nulla di potenza superiore ma che con entusiaste parole di scherno fa uso di progressive conoscenze scientifiche in una presunta unità con esse, espande ad un ritmo sempre più veloce la sua azione disgregante in tutte le nazioni della terra ed a tutti i livelli sociali. Non ho bisogno di spiegare in dettaglio che, dopo la sua vittoria, non solo tutti i tesori più preziosi della nostra cultura svanirebbero, ma – che è ancora peggio – anche le prospettive in un futuro migliore.[8]
- Unter diesen Umständen ist es nicht zu verwundern, wenn die Gottlosenbewegung, welche die Religion als ein willkürliches, von machtlüsternen Priestern ersonnenes Trugbild erklärt und für den frommen Glauben an eine höhere Macht über uns nur Worte des Hohnes übrig hat, sich mit Eifer die fortschreitende naturwissenschaftliche Erkenntnis zunutze macht und im angeblichen Bunde mit ihr in immer schnellerem Tempo ihre zersetzende Wirkung über die Völker der Erde in allen ihren Schichten vorantreibt. Daß mit ihrem Siege nicht nur die wertvollsten Schätze unserer Kultur, sondern, was schlimmer ist, auch die Aussichten auf eine bessere Zukunft der Vernichtung anheim fallen würden, brauche ich hier nicht näher zu erörtern.[9]
- Se dunque religione scienza ha bisognano entrambe nella loro attività della fede in Dio, pur Dio per l'una sta all'inizio, per l'altra al termine di ogni pensiero. Per l'una egli significa il fondamento, per l'altra la corona dell'edificio di ogni considerazione sulla concezione del mondo.[1]
- [All'indomani della sconfitta tedesca nella Prima guerra mondiale] Se il nemico ha tolto alla nostra patria ogni difesa e forza, se gravi crisi interne si sono abbattute su di noi e forse crisi ancora più gravi c'attendono, c'è un'unica cosa che nessun nemico esterno o interno ci ha ancora tolto: e cioè la posizione che la scienza tedesca occupa nel mondo.[10]
- Una nuova verità scientifica non trionfa convincendo i suoi oppositori e facendo loro vedere la luce, ma piuttosto perché i suoi oppositori alla fine muoiono, e cresce una nuova generazione che è abituata ad essa.[11]
- Una nuova verità scientifica non trionfa perché convince i suoi oppositori e li porta a vedere la luce, ma perché capita che i suoi oppositori muoiano e si faccia avanti una generazione nuova alla quale quella verità è diventata familiare.[12]
La conoscenza del mondo fisico
modifica- Chi ha veramente collaborato a costruire una scienza sa per propria esperienza interiore che sulla soglia della scienza sta una guida apparentemente invisibile: la fede che guarda innanzi.
- Il più grave [pericolo] che possa minacciare uno scienziato, e di cui non si può tacere: il pericolo che il materiale di cui si dispone invece di essere correttamente interpretato sia interpretato in modo partigiano o addirittura ignorato.
- La Chiesa, che per prima ha il compito di soddisfare questi bisogni [di conoscenza], oggi non può più contare, colla sua esigenza di assoluta dedizione ad una fede, gli animi dubbiosi. Perciò questi ricorrono spesso a surrogati alquanto sospetti e si gettano con entusiasmo in braccio a qualcuno dei numerosi profeti annunciatori di nuovi sicuri messaggi di salvazione. Stupisce il vedere quante persone proprio delle classi colte siano in tal modo capitate nell'orbita di queste nuove religioni, che sfavillano in tutte le sfumature, dalla mistica più astrusa fino alla più crassa superstizione.
- Non il possesso della verità, ma la lotta vittoriosa per conquistarla fa la felicità dello scienziato.
- Scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell'altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente.
- Solamente quando ci sentiamo sotto i piedi il saldo terreno dell'esperienza della vita reale ci è lecito darci senza timore ad una concezione del mondo fondata sulla fede in un ordine razionale dell'universo.
Scienza, filosofia e religione
modificaCitazioni
modifica- Venni in contatto con la fisica per la prima volta nel Ginnasio Massimiliano di Monaco per mezzo del mio professore di matematica Hermann Müller[13] [...]. È per me indimenticabile la descrizione che Müller scherzosamente ci dette come esempio dell'energia potenziale e cinetica, di un muratore, che innalza faticosamente sul tetto di una casa un pesante mattone. Il lavoro, che egli compie con ciò, non va perduto; esso rimane intatto come immagazzinato per anni, finché un giorno la pietra si stacca e cade giù sul capo di un uomo che passa. (Capitolo I, Ricordi personali del tempo antico, p. 4)
- [...] le questioni fisiche non devono essere decise secondo il punto di vista estetico, ma mediante esperimenti, e questo significa in ogni caso minuziosità fredda, faticosa, paziente. E proprio in questo si mostra l'elevato significato fisico del principio di relatività, che dà una risposta del tutto precisa e controllabile con l'esperimento su di una serie di questioni fisiche, che prima giacevano interamente all'oscuro. (Capitolo IV, La posizione della nuova fisica di fronte alla visione meccanicistica della natura, p. 81)
- La teoria fisica più antica e sviluppatasi prima è la meccanica, la quale perciò pretese in origine il dominio esclusivo della fisica e, secondo il giudizio di alcuni fisici, anche oggi mantiene sempre con diritto questa pretesa. [...] essa offre un quadro che non lascia nulla a desiderare in rifinitura e perfezione e può gareggiare alla pari con quello di una teoria matematica. Ma proprio in questo carattere di pieno isolamento, che è proprio della meccanica classica, risiede anche l'impossibilità di crescere da se stessa oltre più ampiamente e così continuare a svilupparsi, come richiede il compito della fisica, la quale deve ancora venire a capo di numerosi altri fenomeni oltre quelli di moto. (Capitolo VII, Rapporto mutuo delle teorie, p. 107)
- Per l'uomo religioso Dio è dato in modo immediato e primario. Da lui, dal suo volere onnipotente, scaturisce tutta la vita e tutto il divenire nel mondo dei corpi come in quello degli spiriti. [...] Al contrario, per lo scienziato il solo dato primario è il contenuto delle sue percezioni sensibili e delle misure da esse derivate. [...] Se dunque religione e scienza abbisognano entrambe nella loro attività della fede in Dio, pure Dio per l'una sta all'inizio, per l'altra al termine di ogni pensiero. Per l'una egli significa il fondamento, per l'altra la corona dell'edificio di ogni considerazione sulla concezione del mondo. (Capitolo XI, Religione e scienza, p. 167)
[...] anche se i metodi sono diversi – perché la scienza lavora prevalentemente con la ragione, la religione prevalentemente con il sentimento –, il senso del lavoro e la direzione del progresso però concordano perfettamente fra di loro.
È la lotta incessantemente prolungata e mai languente contro lo scetticismo e contro il dommatismo, contro l'incredulità e contro la superstizione, che religione e scienza conducono insieme; e la parola d'ordine direttrice di questa lotta suona da tempi immemorabili e per tutto il futuro: In alto, verso Dio!
Citazioni su Max Planck
modifica- Max Planck aveva una propensione filosofica spontanea, nutrita poi con delle letture specifiche. Aveva una grande apertura al mistero sottostante al reale: la scoperta che l'ha reso famoso, quella dei quanti, è avvenuta in fondo contro quello che lui stesso si riproponeva. Aveva una coscienza chiara del fatto che la scienza non andava contro il bisogno religioso, anzi lo sviluppava, e che il credere in Dio agevolava il lavoro dello scienziato: la sua capacità di meravigliarsi, la sua voglia di fare e scoprire. (Roberto Giovanni Timossi)
- Nella storia della scienza pochi eventi hanno avuto, nel breve giro di una generazione, conseguenze così straordinarie quanto quelle della scoperta di Plank del quanto d'azione. (Niels Bohr)
- Come sarebbe diverso, e come sarebbe meglio per l'umanità se ci fosse più gente come lui [...]. Sembra che in ogni tempo e su ogni continente le personalità più eccelse siano costrette a stare in disparte, incapaci di influenzare gli avvenimenti del mondo.
- Era una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto [...] ma non capiva proprio niente di fisica perché durante l'eclissi del 1919, è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se sarebbe stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazione. Se avesse capito davvero [la teoria della relatività], avrebbe fatto come me e sarebbe andato a letto.
- Il desiderio ardente di una visione di questa armonia prestabilita è la fonte della perseveranza e della pazienza inesauribile con la quale vediamo Planck dedicarsi ai problemi più generali della nostra scienza senza lasciarsi distogliere da mete più facilmente raggiungibili e più utilitarie. Ho sovente inteso dire che alcuni colleghi attribuivano questo modo di agire a una energia, a una disciplina straordinarie! Credo che abbiano del tutto torto. Lo stato sentimentale che rende idoneo a simili azioni rassomiglia a quello dei religiosi o degli amanti: lo sforzo giornaliero non deriva da un calcolo o da un programma, ma da un bisogno immediato.
- Possa egli riuscire a unire la teoria dei quanti all'elettrodinamica e alla meccanica, in un sistema costituente logicamente un tutto.
- Quale varietà di stili nel tempio della scienza! E come diversi sono gli uomini che lo frequentano e diverse le forze morali che ve li hanno condotti! Più di uno si dedica alla scienza con la gioia di rendersi conto delle proprie superiori facoltà intellettuali: per lui la scienza è lo sport preferito che gli permette di vivere una vita intensa e di appagare le sue ambizioni. Ve ne sono anche molti i quali, unicamente allo scopo utilitario, vogliono portare la loro offerta alla effervescenza del cervello. Basterebbe che un angelo divino cacciasse dal tempio gli uomini di queste categorie e l'edificio rimarrebbe vuoto in modo inquietante, se non vi restassero alcuni uomini del presente e del passato: di questo numero fa parte il nostro Plank ed è questa la ragione per cui lo amiamo.
Note
modifica- ↑ a b Da Scientific Autobiography and Other Papers, 1949 p. 184; citato in Mattias Desmet, Psicologia del totalitarismo, La linea editore, Bologna, 2022, p. 199. ISBN 978-88-97462-93-4
- ↑ Da Das wesen des lichts (La natura della luce), 1919; citato in Marco De Paoli, La simmetria nascosta, Mimesis, p. 28. ISBN 978-88-5750-731-6
- ↑ (EN) Da Treatise on Thermodynamics, Courier Corporation, 2013, p. 40. ISBN 0486319288
- ↑ Citato in Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, p. 122. ISBN 978-88-04-60893-6
- ↑ (EN) Citato in The Observer, 25 gennaio 1931; in Joseph H. Fussell, Where is Science Going?: Review and Comment, Theosophical Path Magazine, January to December 1933 (2003), 199.
- ↑ Citato in K. Wilber, Quantum questions. Mystical Writings of the World's Great Physicists, New Science Library 1985, p. 153.
- ↑ Da The Universe In The Light Of Modern Physics George Allen & Unwin Ltd., 1931.
- ↑ Citato in Lalucedimaria.it.
- ↑ (DE) Da una relazione presentata a Baltikum nel maggio del 1937; in Religion und Naturwissenschaft, Johann Ambrosius Barth Verlag, Leipzig, 1958, p. 7. Consultabile su Psychomedizin.com.
- ↑ Citato in Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, p. 287. ISBN 978-88-04-60893-6
- ↑ Citato da Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi. ISBN 978-88-06-19900-5 in Max Planck, Scientific autobiography and other papers, New York, 1949, pp. 33-34
- ↑ Citato in Paolo Rossi, Bambini, sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Feltrinelli, Milano, 2001, p. 125. ISBN 978-88-07-10310-0.
- ↑ Il professore di Planck durante il Ginnasio non consta che sia passato alla storia, all'infuori di questo simpatico ricordo del più famoso, forse, dei suoi allievi. Non sappiamo neppure se abbia vissuto tanto da conoscere la fama del suo antico alunno. [N.d.T]
Bibliografia
modifica- Max Planck, La conoscenza del mondo fisico, traduzione di E. Persico e A. Gamba, Boringhieri, Torino, 1964.
- Max Planck, Scienza, filosofia e religione, traduzione e note di Filippo Selvaggi, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1973.
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