La Clairon
attrice francese
La Clairon, pseudonimo di Clair Josèphe Hippolyte Leris (1723 – 1803), attrice francese.
Citazioni della Clairon
modifica- S'impara a ballare, a cantare perché il ballo e il canto hanno regole certe delle quali può giovarsi anche l'uomo d'intelletto più tardo; ma io non conosco regole che insegnino a esprimere i propri sentimenti, a manifestare le diverse gradazioni d'un sentimento; non conosco regole che insegnino a sentire e a pensare.[1]
Citazioni sulla Clairon
modifica- La signora Clairon è stata forse la prima, e quella che più facesse sentire l'interesse e l'importanza nella parte di Erifile nell'Ifigenia di Racine; e certamente dopo l'esempio di lei, le seconde parti ed i confidenti hanno riacquistata quella considerazione, che per inettezza degli attori aveano da lungo tempo perduta. (Francesco Saverio Salfi)
- La Clairon, si vede anche dal ritratto, era la più sprezzante e superba donna del mondo. Attori e autori eran trattati da lei nel modo più villano. [...]. Ma come accade sempre dei superbi, la Clairon, che non era la più istruita donna di questo mondo, dovette subire una profonda umiliazione da un uomo di stamperia alla presenza de' suoi colleghi...
La tragedia Idoménée era stata annunziata, alle prime rappresentazioni, con un Y.
La Clairon fece riunire i comici, e in loro presenza rimproverò al tipografo la sua ignoranza nel modo più brutale.
Il tipografo assicurò ch'egli s'era tenuto strettamente all'ortografia del socio di settimana.
– Ciò non può essere... – soggiunse la Clairon con alterezza. – Non è fra noi un artista il quale non sappia ortographer.
– Scusi signora – interruppe il tipografo malignamente – Ma... una volta, non si diceva ortographier?
Quadro finale!! (Luigi Rasi)
- Sino all'età della Clairon e di Le Kain nessuno eroe del teatro osava mostrarsi al pubblico senza gran parruccone, chiome magnificamente pettinate ed impolverate, cappelli sormontati da piume sventolanti e guanti a larghe frangie. (Francesco Saverio Salfi)
Note
modifica- ↑ Da Mémoires, Appendice; citato in Ferdinando Martini, Al teatro, R. Bemporad & Figlio, Firenze, 1895, p. 151.
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