Oliver Sacks

neurologo e scrittore britannico (1933-2015)

Oliver Wolf Sacks (1933 – 2015), neurologo e scrittore britannico.

Oliver Sacks nel 2009

Citazioni di Oliver Sacks modifica

  • Alle superiori sono sempre stato il più piccolo della classe. E questa sensazione di essere il più piccolo la conservo ancora, anche se adesso sono praticamente la persona più vecchia che conosco.[1]
  • [...] gioia del mio cuore – gli enormi girasoli, dei quali, a cinque anni, contemplavo affascinato le grandi infiorescenze che mi schiusero il mistero pitagorico del mondo. (Perché fu allora, nell'estate del 1938, che scoprii che il girasole riproduce la spirale logaritmica, nella disposizione dei suoi semi, ed ebbi una visione dell'ordine e della bellezza del mondo, che ne fece il prototipo di tutte le meraviglie e le gioie scientifiche che avrei conosciuto più tardi).[2]
  • Il grande scandalo della leucotomia e della lobotomia cessò, al principio degli anni Cinquanta, non a causa di riserve o di mutamenti di tendenza nel mondo della medicina, ma perché in quegli anni si erano resi disponibili nuovi strumenti – i tranquillanti – che pretendevano (proprio come la psicochirurgia) di portare alla guarigione completa senza indurre effetti collaterali. Se poi, dal punto di vista etico e neurologico, ci sia una grande differenza fra psicochirurgia e tranquillanti, è una domanda inquietante che non è mai stata affrontata davvero.[3]
  • [Freeman Dyson] Il suo pensiero è ancora aperto e flessibile.[4]
  • La storia individuale del malato e l'intera vita del malato non devono mai passare in second'ordine.[5]
  • Spesso la nostra unica verità è quella narrativa, sono le storie che ci raccontiamo a vicenda e raccontiamo a noi stessi.[6]

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello modifica

Incipit modifica

Il termine preferito della neurologia è «deficit», col quale si denota una menomazione o l'inabilità di una funzione neurologica: perdita della parola, perdita del linguaggio, perdita della memoria, perdita della vista, perdita della destrezza, perdita dell'identità e una miriade di altre mancanze e perdite di funzioni (o facoltà) specifiche. Per tutte queste disfunzioni (altro termine molto in voga) abbiamo tutta una serie di parole privative: afonia, afemia, afasia, alessia, aprassia, agnosia, atassia – una parola per ogni funzione nervosa o mentale di cui i pazienti, in seguito a malattia, lesione o difetto di sviluppo, si trovino in parte o del tutto privati.

Citazioni modifica

  • «L'ultima cosa che si decide quando si scrive un libro» osserva Pascal «è che cosa mettere all'inizio». Così, dopo aver scritto, raccolto e ordinato queste strane storie, dopo aver scelto un titolo e due epigrafi, devo ora chiedermi che cosa ho fatto, e perché. (prefazione)
  • Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse sono anche insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall'aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l'uomo cade radicalmente in preda alla malattia. (dalla prefazione)
  • Una ragione importante di questa relativa indifferenza per l'emisfero destro o «minore», come è sempre chiamato, è che mentre gli effetti di lesioni variamente localizzate nella parte sinistra sono facilmente dimostrabili, le corrispondenti sindromi dell'emisfero destro appaiono molto meno distinte.
  • D'altro lato, è l'emisfero destro che è preposto alla cruciale funzione del riconoscimento della realtà, capacità che ogni creatura umana deve avere per sopravvivere.
  • «Una superficie continua,» annunciò infine «avvolta su se stessa. Dotata...» esitò «di cinque estremità cave, se così si può dire.»
    «Sì» dissi cautamente. «Lei mi ha fatto una descrizione. Ora mi dica che cos'è».
    «Un qualche contenitore?»
    «Sì,» dissi «e che cosa potrebbe contenere?»
    «Potrebbe contenere il suo contenuto!» disse il dottor P. con una risata. «Ci sono varie possibilità. Potrebbe essere un portamonete, per esempio, per monete di cinque valori diversi. Oppure...»
    Interruppi quel folle flusso di parole. «Non ha un aspetto familiare? Non crede che potrebbe contenere, fasciare, una parte del suo corpo?»
    Nessun lampo di riconoscimento illuminò il suo viso.
  • In seguito se lo infilò per caso: «Dio mio!» esclamò «È un guanto!».
  • «Questa "propriocezione" è come se fosse gli occhi del corpo, il modo in cui il corpo vede se stesso. E se scompare, come è successo a me, è come se il corpo fosse cieco. Il mio corpo non può 'vedere' se stesso se ha perso i suoi occhi, giusto? Così tocca a me guardarlo, essere i suoi occhi. Giusto?»
  • La povera Christina è «svuotata» ora, nel 1985, né più né meno di quanto lo fosse otto anni fa e così rimarrà per il resto della sua vita. La sua esperienza non ha precedenti. Christina è, per quanto ne so, la prima del suo genere, il primo essere umano «disincarnato».
  • Egli non riesce ad afferrare le tue parole, e quindi non può esserne ingannato; ma l'espressione che accompagna le parole, quell'espressività totale, spontanea, involontaria che non può mai essere simulata o contraffatta, come possono esserlo, fin troppo facilmente, le parole... tutto questo egli lo afferra con precisione infallibile.
  • Per questi pazienti scompaiono le qualità espressive della voce, ossia il tono, il timbro, la sfumatura emotiva, l'intero carattere, mentre sono perfettamente comprensibili le parole (e le costruzioni grammaticali).
  • Tali agnosie tonali (o «atonie») sono associate a turbe del lobo temporale destro del cervello, mentre le afasie si accompagnano a turbe del lobo temporale sinistro.
  • «Non è convincente» disse. «Non usa una prosa chiara. Usa le parole in modo improprio. O ha dei disturbi cerebrali oppure ha qualcosa da nascondere».
  • Ecco dunque dov'era il paradosso del discorso del Presidente. Noi normali, indubbiamente aiutati dal nostro desiderio di esser menati per il naso, fummo veramente menati per il naso (populus vult decipi, ergo decipiatur). E così astuta era stata la combinazione di un uso ingannevole delle parole con un tono ingannatore che solo i cerebrolesi ne rimasero indenni, e sfuggirono all'inganno.
  • L'anima è «armonica», quale che sia il QI, e per alcuni, come gli studiosi delle scienze fisiche e i matematici, il senso dell'armonia, forse, è principalmente intellettuale.

Risvegli modifica

Incipit modifica

Prologo. Morbo di Parkinson e parkinsonismo
Nel 1817, il medico londinese James Parkinson pubblicò il suo famoso Essay on the Shaking Palsy, nel quale descriveva, con vivezza e una capacità di penetrazione che non sono mai state superate, quella condizione morbosa frequente, importante e singolare che oggi è conosciuta come morbo di Parkinson.

Citazioni modifica

  • Non c'è nulla di vivo che non sia individuale: la nostra salute è nostra, le nostre malattie sono nostre, le nostre reazioni sono nostre, non meno nostre e individuali della nostra mente e della nostra faccia. Salute, malattie e reazioni non possono essere capite in vitro, da sole; possono essere capite solo se riferite a noi, quali espressioni della nostra natura, del nostro vivere, del nostro esser-ci (Da-sein).

Citazioni su Oliver Sacks modifica

  • La diversità è un fatto. C'è. Esiste. Sacks non s'è mai sognato di negarla, farlo sarebbe andato contro la sua quotidiana esperienza di scienziato, di medico e di uomo. Non si sognò mai, come fanno oggi molti, nei contesti più vari, di dire che siamo tutti uguali. Non siamo tutti uguali, siamo tutti diversi – chi non vede la diversità è cieco o ipocrita: il punto è che la diversità non dovrebbe giustificare la discriminazione. Sacks dunque non spaccia la diversità per uguaglianza, ma rivendica pari dignità per tutte le sue manifestazioni – una rivendicazione implicita, non dichiarata, che tuttavia affiora in ogni sua riga. L'opera di Sacks, nella sua interezza, è un rispettoso e ammirato tributo alla diversità umana, anche nelle sue espressioni più estreme – quelle che in passato non si esitava a definire mostruose. Sacks non vedeva mostri, non vedeva fenomeni da baraccone, vedeva un'umanità variegata, sfaccettata – irresistibile oggetto di studio e al tempo stesso ineludibile motivo d'attrazione, qualcosa che lo spingeva alla conoscenza e al contatto umano. (Isabella C. Blum)

Note modifica

  1. Da Le gioie della vecchiaia (dico sul serio), Internazionale, n. 1009, 19 luglio 2013, p. 82.
  2. Da Una gamba sola, traduzione di Rosalba Occhetti, Adelphi, Milano, 1991, p. 32. ISBN 88-459-0828-3
  3. Da Un antropologo su Marte: Sette racconti paradossali (1995), traduzione di Isabella Blum, Adelphi, 2014 , p. 271. ISBN 88-459-7264-X
  4. Citato in Giovanni Caprara, E Sacks difende il «catastrofista» pentito, Corriere della Sera, 29 marzo 2009, p. 16.
  5. Dall'intervista di Massimo Piattelli Palmarini, Oliver Sacks: la genetica curerà le malattie della mente, Corriere della Sera, 24 settembre 2005, p. 25.
  6. Da La fabbrica dei ricordi, Internazionale, n. 989, 1 marzo 2013, p. 43.

Bibliografia modifica

  • Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello (1985), traduzione di Clara Morena, Adelphi, 2008.
  • Oliver Sacks, Risvegli (1990), traduzione di Andrea Salmaggi, Adelphi, 2013.

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