Karl Korsch
Karl Korsch (1886 – 1961), filosofo e politico tedesco.
Karl Marx
modificaIn quale rapporto sta la teoria marxista con la moderna scienza sociologica? Se si pensa alla "sociologia", che comincia con Comte e che da lui fu così denominata, come a un ramo speciale del sistema delle scienze costituite, possiamo constatare soltanto estraneità e contrapposizione. Marx ed Engels non hanno avuto notizia né del nome né del contenuto così inteso. Anche quando Marx fu costretto a prendere conoscenza, trent'anni dopo l'apparizione del Cours de philosophie positive di Comte, «poiché gli inglesi e i francesi facevano tanto chiasso intorno questo tizio», parlò di «positivismo» e di «comtismo» come di cosa verso la quale assumeva «come uomo di partito una posizione assolutamente ostile» e della quale aveva «una molto mediocre opinione come uomo di scienza».
Citazioni
modifica- Il primo principio fondamentale della nuova, rivoluzionaria scienza della società è il principio della specificazione storica di tutti i rapporti sociali. Marx concepisce tutte le istituzioni e i rapporti della società civile nella loro peculiarità storica. Egli critica tutte le categorie della teoria sociale borghese, nelle quali questo carattere specifico è oscurato. (Parte prima, cap. II, p. 11)
- La scienza sociale borghese si occupa della società borghese esistente, i cui rapporti sono da essa considerati, più o meno pacificamente, come incontestabili leggi di natura di ogni convivenza sociale. Quando i teorici borghesi della società parlano in apparenza di altre forme di società, il loro reale oggetto resta ancor sempre la particolare forma storica della società borghese, i cui tratti, empiricamente assunti, ritrovano nelle altre forme di società. Quando essi parlano della «società» in generale, sul volto di questa di questa società generale spuntano, con pochi mutamenti, i tratti usuali dell'attuale società borghese. (Parte prima, cap. IV, p. 29)
- Marx tratta tutti i rapporti della società borghese come trasformabili, cioè, più precisamente, come rapporti trasformabili per mezzo di azioni umane. (Parte prima, cap. V, p. 38)
- Come la borghesia rivoluzionaria si chiarì intorno agli elementi fondamentali del suo nuovo modo di produzione borghese liberato dai vincoli feudali nella sua nuova scienza dell'Economia Politica, così la classe proletaria in marcia verso il rovesciamento di questo modo di produzione borghese sviluppa la sua coscienza di classe rivoluzionaria nella critica dell'Economia Politica. (Parte seconda, cap. III, p. 89)
- [...] egli [Karl Marx] non ha riconosciuto nessuna zona e manifestazione «superiore», sottratta alla sfera storica e sociale, di una cosiddetta «vita spirituale». Tutte le rappresentazioni giuridiche, politiche, religiose, artistiche, ogni contenuto della cosiddetta coscienza e tutti i travestimenti filosofici di questa coscienza – spirito assoluto e oggettivo, idee, ragione collettiva, coscienza in generale, ecc. – e tutte le «categorie» più universali, filosofiche e scientifiche, sono per lui soltanto «forme di coscienza sociale», prodotti transitori di un'evoluzione ininterrotta, accessori di una determinata epoca storica e di una particolare formazione economico-sociale. (Parte terza, cap. I, p. 161)
- La base ultima della nuova scienza marxiana non è costituita né da Hegel né da Ricardo e neppure dalla filosofia o dall'economia borghese. La ricerca sociale materialistica e la teoria proletaria della rivoluzione di Marx trae i suoi impulsi decisivi dalla realtà dell'evoluzione storica: la grande rivoluzione borghese del XVII e XVIII secolo e il nuovo movimento rivoluzionario della classe proletaria del XIX secolo. (Parte terza, cap. XV, p. 264)
Ciò che Marx ed Engels hanno acquisito in forma di vedute teoriche e di concetti della storia reale del movimento operaio, l'hanno restituito subito dopo in forma di diretta partecipazione alle lotte del tempo e di stimolo storico – fin ad oggi sempre più potente ed efficace – all'estensione e alla crescita di queste lotte.
L'inserimento pratico nel movimento storico è il grande obbiettivo cui mira ogni concetto, ogni formulazione teorica del marxismo. Questo principio rivoluzionario, che informa tutta la sua opera teorica fino agli scritti più tardi, è stato espresso da Marx già nella prima giovinezza, quando concluse la sua critica dirompente del materialismo politicamente insoddisfacente di Feuerbach con l'ultimo possente colpo di maglio: «I filosofi hanno soltanto interpretato diversamente il mondo, occorre invece mutarlo».
Ancora poco tempo fa, l'affermazione che nella questione del rapporto marxismo-filosofia potesse essere contenuto un problema di grande importanza pratica e teorica avrebbe incontrato ben scarsa comprensione tra gli studiosi borghesi come tra quelli marxisti. Per i professori di filosofia, nel migliore dei casi, il marxismo rappresentava una sottosezione piuttosto marginale di un capitolo della storia della filosofia nel XIX secolo e nel suo complesso non meritava più di una trattazione affrettata sotto il titolo di «La dissoluzione della scuola hegeliana». Ma gli stessi marxisti, anche se per tutt'altre ragioni, in genere non attribuivano grande peso al «lato filosofico» della loro teoria. Gli stessi Marx ed Engels, i quali hanno così spesso sottolineato con molta fierezza che nel «socialismo scientifico» il movimento operaio tedesco aveva raccolto l'eredità della filosofia classica tedesca, con questa affermazione non intendevano in alcun caso sostenere che il socialismo scientifico o comunismo fosse essenzialmente una «filosofia».
Bibliografia
modifica- Karl Korsch, Karl Marx, edizione critica a cura di Götz Langkau, traduzione di Augusto Illuminati, Editori Laterza, Bari, 19724.
- Karl Korsch, Marxismo e filosofia (Marxismus unf Philosophie), Pgreco Edizioni, Milano, 2012. ISBN 9788895563916
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