Jules Laforgue
poeta francese
Jules Laforgue (1860 – 1887), poeta francese.
Citazioni di Jules Laforgue
modifica- Da questo focolare di slanci, apoteosi | magica, zampillano otto raggi, | gamma di colori, dove toni | corrotti, moribondi, | si decompongono, simboli morbosi | di sottili dolori. || Bianchi nevosi e puri, o petali d'aurora, | bianchi rosati, lilla bianchi, fiori | dei vergini nòccioli, non siete | l'infanzia, ove il rimorso | ed i furenti spleens, le reni ancora | non ci han fiaccato? || E voi, la giovinezza aspra in venti fasci | d'ebbrezza esplosa al sole ed all'eterna | sua calma, franchi azzurri, verdi estivi | e superbi scarlatti, | letti caldi di trecce d'oro, braci | di brama incandescente? || Dunque il grande, tragico mazzo della Vita! (da Rosone d'invetriata, Il pianto della Terra (1878-1883)[1])
- Luna, o dilettante Luna, | a tutti i climi sei comune, || tu il Missouri vedesti ieri | e di Parigi mura e quartieri, || di Norvegia i fiordi blu, | i poli, i mari, che altro più? || Luna felice! tu vedi in pieno | proprio a quest'ora correre il treno || che la porta in viaggio di nozze! | Sono partiti per la Scozia. || Che trappola se quest'inverno | prendeva sul serio i miei versi! || Luna, o vagabonda Luna, | facciamo causa e usi comuni? || O ricche notti! io me ne muoio | con la provincia dentro il cuore! || E la luna, brava vecchia, | ha bambagia nelle orecchie. (da Lamento della Luna in provincia[2])
- Per tutti i cieli, eterno, il silenzio sfavilla | in grappoli di stelle confuse e roteanti. | Lo si direbbe un parco ghiaiato di brillanti: | ma funebre, ogni stella, esclusa in sé, scintilla.[3]
Il pianto della Terra
modifica- Lamento dell'organista di Nostra Signora di Nizza
Già gl'invernali corvi la loro salmodia | han mischiato ai rintocchi delle nostre campane, | le bufere d'autunno più non sono lontane, | boschetti degli ameni rifugi, ormai addio. - Sera di carnevale
Ah! destino banale! Tutto brilla | e poi passa, ci adesca d'infinito | con il Vero e l'Amore; e così andremo | finché a sua volta scoppi ai cieli sparsa | la terra, senza che orma sua rimanga. - Marcia funebre per la morte della Terra
O solenne corteo dei magnifici soli, | annodate e sciogliete le vaste masse d'oro, | dolcemente, tristemente, al suono | di gravi musiche, molto lentamente | portate il lutto per la sorella che dorme.
Lamenti
modifica- Sete di martirio infinito? | estasi in teoremi? e tuttavia | quant'è bello il creato! (da Preludi autobiografici)
- Soif d'infini martyre? Extase en théorèmes? | Que la création est belle, tout de même!
- Parigi che del pargolo più buono | della Natura, fa un lessico sdrucito, | tutto scancellature. (da Preludi autobiografici)
- Paris qui, du plus bon bébé de la Nature, | instaure un lexicon mal cousu de ratures.
- La luna nello scempiato alone non è che un occhio, tutto | mangiato dalle mosche, che emana lume di lutto. (da Lamento delle voci sotto il fico di Budda)
- La lune en son halo ravagé n'est qu'un ceil | mangé de mouches, tout rayonnant des grandes deuils.
Citazioni su Jules Laforgue
modifica- In anticipo sul suo tempo, Laforgue è difficilmente associabile a questa o a quella delle tante correnti che movimentavano in quegli anni la vita letteraria parigina. (Luciana Frezza)
- Venuto, come lui stesso afferma, «troppo presto», e benché diventato, come voleva, «leggendario» in seno alla Storia, egli rimane per molti aspetti (non ultimo quello costituito dalla sua opera in prosa, vera miniera di pensieri e intuizioni originali), ancora da scoprire. (Luciana Frezza)
Note
modifica- ↑ In Poesie, a cura di Luciana Frezza, Newton Compton, Grandi Tascabili Economici, Roma, 1997, p. 43. ISBN 88-8183-614-9
- ↑ In Poesie, a cura di Luciana Frezza, pp. 81-82.
- ↑ Da Apoteosi, vv. 1-4, in AA. VV., Parnassiani e simbolisti francesi, liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante, Sansoni, Firenze, 1953, p. 409.
Bibliografia
modifica- Jules Laforgue, Il Pianto della Terra (Le Sanglot de la Terre), in Poesie, a cura e traduzione di Luciana Frezza, Newton Compton, 1997.
- Jules Laforgue, Lamenti (Les complaintes), in Poesie, a cura e traduzione di Luciana Frezza, Newton Compton, 1997.
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