Jacques Joseph Duguet

Jacques Joseph Duguet (1649 – 1733), teologo e moralista francese.

Trattato sugli scrupoli

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  • Un'eccessiva attenzione nell'esaminarsi e nell'osservare tutte le proprie azioni e tutti i propri motivi, degenera infine in incertezza. Più ci si guarda da vicino e per lungo tempo, meno ci si conosce. (Parte seconda, Articolo settimo, Una attenzione eccessiva nell'esaminare se stessi e i propri motivi, p. 101)
  • È del resto molto difficile ben giudicare se stessi. Si è troppo interessati in questo esame, e con ragione sospetti. Gli uni sono troppo indulgenti; gli altri, per paura di cadere in questo difetto, diventano eccessivamente puntigliosi. I primi evitano di conoscersi, e gli altri non credono di conoscersi se non in quanto si condannano. (Parte seconda, Articolo ottavo, Difficoltà nel ben giudicare se stessi, p. 103)
  • Il demonio, che conosce ancor meglio di noi, le dannose conseguenze degli scrupoli, ne suggerisce la materia con artificio, e prende cura di mantenerne l'effetto con una profonda malizia. (Parte seconda, Articolo undicesimo, La malizia del demonio ben istruito dei dannosi effetti degli scrupoli, p. 109)
  • [...] non c'è che la verità che porta la calma e la pace. Tutto ciò che non ha questo fondamento svanisce; e quando è Dio che riprende, gli uomini invano tentano di acquietare. (Parte terza, Articolo quinto, Discernere nello stesso scrupolo ciò che ci può essere di reale e fondato, p. 121)
  • Non è possibile infatti sostenere a lungo ciò che non si ama, o amare ciò che non contribuisce che a far soffrire. Ed ecco come da un eccesso di minuzie si passa all'eccesso opposto; e e chi non ha saputo sopportarsi nelle proprie imperfezioni, leggere o immaginarie, cade in vizi reali e non scusabili, che hanno avuto inizio dall'imprudenza di rendere penosi la virtù e il bene, mentre era necessario far di tutto per accrescerne il gusto e il piacere. (Parte quarta, Dannosi effetti degli scrupoli, p. 143)
  • Si deve solamente prestare attenzione a non confondere la tentazione con il peccato. l'orgoglio ci precede, ci segue, si pianta al nostro fianco, ma questi posti non sono il nostro cuore. Esso rimane fermo, malgrado le importune assiduità, a patto che non consenta all'impressione che fa sull'immaginazione; tutto il rumore è all'esterno; e la coscienza resta pura.
    Molto giusto è il paragone con l'ombra. Essa segue il corpo, ma non ne fa parte. Essa imita tutti i suoi gesti e tutte le sue azioni, ma non ne è il principio. Nessuno può evitarla, ma la sua presenza non cambia niente. (Parte quinta, Articolo quinto, Scrupoli in rapporto ai motivi delle opere buone, pp. 173-174)
  • [...] come sarebbe indiscreto lo zelo di un uomo che, camminando nelle strade di una grande città, vuole distribuire i suoi consigli a tutti quelli che giudica meritarli, così sarebbe indiscrezione il pretendere di riformare tutto quello che dispiace in una comunità. La prima e legittima correzione fraterna è l'esempio. La preghiera fatta in segreto è un'altra ancora più utile. (Parte quinta, Articolo sesto, Scrupoli in rapporto alle omissioni di doveri che si ritengono certi, p. 185)
  • L'esperienza insegna tutti i giorni che coloro che avevano meno contato sulle loro forze, restano fermi nelle grandi prove; e che quasi tutti coloro che non avevano temuto il pericolo prima che fosse presente, non fanno alcuna resistenza e cedono mollemente alle prime apparenze.
    Noi ignoriamo il fondo delle nostre disposizioni. É l'occasione che lo scopre. Agli uni il pericolo toglie il coraggio, e agli altri toglie la paura. Gli uni cominciano allora a fare riflessioni, e gli altri cessano di farne. È un segreto nascosto nel fondo del cuore: Latent ista in viribus animorum. O piuttosto è un mistero nascosto nei giudizi di Dio, che non è permesso di sondare. (Parte quinta, Articolo settimo, Scrupoli in rapporto a doveri che il pensiero previene e che ci si persuade di non avere la forza di eseguire, pp. 194-195)
  • Nessuno sa di essere nel numero degli eletti, ma è comandato a tutti di sperarlo; e ci è comandato di credere che ciò ci ordina la provvidenza è per il nostro bene, poiché essa non fa nulla se non per il bene degli eletti. Il mondo sussiste per loro. Finirà quando l'ultimo di loro avrà ricevuto la perfezione. E se l'universo intero cadesse nella confusione e nel disordine, sarebbe di fede che il disordine generale della natura e degli stati avrebbe per fine la salvezza dei Santi. (Parte quinta, Articolo decimo, Scrupoli che portano a credere che tutto capita per punizione, p. 217)

Bibliografia

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  • Jacques-Joseph Duguet, Trattato degli scrupoli. Loro cause, loro specie, loro effetti dannosi, loro rimedi generali e particolari, introduzione, traduzione e apparati di Domenico Bosco. Testo francese a fronte, Rusconi, Milano, 1997. ISBN 88-18-70195-9

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