Iring Fetscher

politologo tedesco

Iring Fetscher (1922 – 2014), politologo e accademico tedesco.

Citazioni di Iring Fetscher

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Attribuite

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  • Ciò che rimane davvero di Marx [dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica] è una critica del modo di produzione di una società capitalistica così come lo vedeva all'epoca; il quale certamente non esiste più nella forma in cui esiste oggi, ma che forma ancora la struttura di base di quei Paesi in cui, da allora, si sono sviluppate istituzioni politiche di stato sociale, le quali in ogni caso hanno corretto quel capitalismo puro che lo stesso Marx criticava.
Was eigentlich von Marx bleibt, ist eine Kritik der Produktionsweise in einer kapitalistischen Gesellschaft, wie er sie damals vorfand, wie sie sicher heute in der Form nicht mehr vorhanden ist, wie sie aber immer noch die Grundstruktur auch der Länder bildet, in denen inzwischen wohlfahrtstaatliche Institutionen entwickelt worden sind, die diesen reinen Kapitalismus, den Marx kritisiert hat, jedenfalls korrigiert haben.[1]

Bernstein e la sfida all'ortodossia

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Incipit

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Il 21 ottobre 1878 entrò in vigore la «legge contro le mire socialmente pericolose della socialdemocrazia» [leggi antisocialiste]; sino al novembre dello stesso anno erano stati proibiti: 153 circoli, 40 periodici e 213 pubblicazioni non periodiche. [...] Il 4 maggio 1880 la legge fu prorogata sino al settembre 1884. Il 12 maggio 1884 fu nuovamente prorogata di due anni e così pure il 31 marzo 1886 e il 17 febbraio 1888, sinché, il 25 gennaio 1890, cadde perché anche i conservatori, per il quale il progetto di legge non era sufficientemente ampio, votarono contro. Il bilancio dei dodici anni in cui l'attività del partito era stata vietata, ammonta a 155 periodici e 1200 stampati non periodici proibiti, 900 espulsioni, condanne a oltre mille anni di prigione per 1500 persone.

Citazioni

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  • L'idea fondamentale [della critica di Eduard Bernstein ai presupposti filosofici del marxismo] è che Marx, sedotto dalle «insidie del metodo dialettico hegeliano», avrebbe elaborato una concezione della storia che può raffigurarsi uno sviluppo solo attraverso l'inasprirsi delle contraddizioni, cioè attraverso rivoluzioni violente. Non tanto una realistica osservazione della società, quanto piuttosto l'orientamento verso un modello dialettico di sviluppo ha indotto Marx e i marxisti a formulare la teoria dell'ineluttabilità della lotta di classe e della sua acutizzazione. Bernstein protesta contro questo «dogmatico» orientamento in nome – per così dire – della scienza empirica. Se però il socialismo non può essere più dedotto – come avviene per esempio in Kautsky – dallo sviluppo della società capitalistica in quanto suo necessario risultato, esso dev'essere allora rifondato [revisionismo del marxismo] [...] su basi morali in quanto obiettivo politico. La socialdemocrazia lotta per il socialismo non perché esso «deve venire» (con un certezza «scientificamente verificabile»), ma perché può venire. A questo proposito Bernstein fa propria la formula di Friedrich Albert Lange e raccomanda un «ritorno a Kant». (§3, p. 262)
  • Anche la teoria oggettiva del valore non sembra a Bernstein un indispensabile elemento della dottrina socialista. Essa è, a suo giudizio, una semplice «costruzione intellettuale», un mezzo per l'interpretazione della realtà e può pertanto coesistere con un mezzo di tutt'altra specie: la teoria soggettiva del valore (o teoria marginalistica). Lo studioso è, per così dire, libero di stabilire quale schema interpretativo egli ritenga più adatto in un determinato caso, con quale possa raggiungere migliori risultati. (§3, p. 263)
  1. (DE) Citato in Norbert Seitz, Iring Fetscher – ein öffentlicher Intellektueller, deutschlandfunk.de, 4 marzo 2022.

Bibliografia

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  • Iring Fetscher, Bernstein e la sfida all'ortodossia, traduzione di Roberto Cazzolla; in AA.VV., Storia del marxismo, a cura di Eric J. Hobsbawm, Giulio Einaudi editore, Torino, 1979, vol. 2 (Il marxismo nell'Età della Seconda Internazionale), pp. 235-274.

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