Licia Troisi

scrittrice italiana
(Reindirizzamento da Il destino di Adhara)

Licia Troisi (1980 – vivente), scrittrice italiana.

Licia Troisi nel 2011

Citazioni di Licia Troisi

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  • Concludo con una segnalazione che ha dell'incredibile. Ogni tanto vado a guardare la mia voce su Wikipedia; a parte che si sta estendendo tipo erba infestante, ho scoperto una cosa allucinante: sto su Wikiquote. Forse voi non lo sapete, ma io vado su Wikiquote per cercare un po' di tutto; quella frase di libro che mi piace tanto, quella citazione che non ricordo di chi è…Essere presente da quelle parti mi fa uno strano effetto. Lasciamo perdere che delle citazioni indicate mi piace solo la prima, le altre decisamente poco. È avere una voce dedicata che mi fa piacere. Un ulteriore segno della decadenza dei tempi...[1]
  • «Ho detto che la casa deve essere dietro il getto della cascata! Non c'è altra spiegazione!» Sennar fece appena in tempo a dire: «Non vorrai mica...» che Nihal spronò Oarf a tutta forza verso l'acqua. Il drago pareva divertirsi e anche Nihal strillava contenta. L'urlo di Sennar, invece, fu di puro terrore.[2]
  • Il lavoro, il lavoro duro, unisce e annulla le differenze.[3]
  • Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.[2]
  • Matera è un posto difficile da descrivere. È difficile persino da fotografare. Sfugge alle definizioni, sguscia via tra uno scatto e l'altro, tra parola e parola. Bisogna andarci. [...] È un posto unico al mondo, che va attraversato in silenzio, assorti, in modo da catturarne la bellezza selvaggia, caotica, che sfugge a ogni definizione.[4]
  • [Su Cinzia] Non mi piace dire che un libro, un fumetto, è "importante", è "necessario". Le storie lo sono sempre, se sono raccontate con il cuore. E questa lo è tantissimo e trasuda amore per questo personaggio. Ma se c'è una storia che era davvero importante raccontare, qui e in questo momento, è quella che ci affida Leo con con queste pagine.[5]
  • [...] questa [di Cinzia] è una Cinzia anche per chi Rat-Man non l'ha mai letto, che si libera dalla saga, e costruisce la propria narrazione, del tutto svincolata da quella del Ratto. È una Cinzia viva e vera, se possibile ancor più complessa di quanto già non fosse nella saga di Rat-Man. È una persona reale, costretta a fare i conti con un mondo che è il nostro mondo, in bilico tra il desiderio di essere accettata e l'insopprimibile voglia di rimanere per sempre la macchia sul vestito buono della società.[5]
  • [Su Francesco Falconi, Muses] Un libro appassionante, ricco di colpi di scena, che tiene incollati alle pagine e con una protagonista indimenticabile.[6]
  • [Su Francesco Falconi, Gothica. L'Angelo della Morte] Un libro teso e appassionante sul tema dell'ingegneria genetica e delle sue implicazioni etiche.[7]

Wired.it, 21 settembre 2017.

  • Fu lì, in quella stanza, che avvenne il primo contatto. Non so come, tra tutti i fumetti ne presi uno con uno strano tipo in copertina, giallo e con le orecchie da topo. Era Rat-Man. Credo fosse il primo numero, e fu letteralmente amore a prima vista. Mi colpì subito l'umorismo immediato e corrosivo, che mi fece sghignazzare da sola nella della stanza. Non sapevo che sarebbe stata solo la prima di molte risate in solitaria: a casa, in metro, in viaggio, ogni volta che leggevo un numero.
  • È la forza dei personaggi inventati, no? Non muoiono mai davvero, non se ne vanno per sempre. Ritornano, ogni volta che riprendiamo in mano le loro storie, restano con noi, perché hanno contribuito a renderci ciò che siamo. Ma è solo un'illusione: possiamo ripetere all’infinito la loro storia, rileggendola, e amandola ogni volta come la prima, ma una conclusione ce l'hanno anche loro.
  • [...] Rat-Man è certamente un fumetto comico. Si ride, tanto, a volte senza freni, a volte una risata a denti stretti. Ma non c'è solo quello. Sotto la risata, c'è la tragedia di ciascuno di noi: gettati in una vita che non capiamo [...], dotati di corpi desolatamente inadeguati alle nostre ambizioni, puntiamo al cielo, ma ci mancano le ali. Ma la grandezza di Deboroh La Roccia, vera identità di Rat-Man, quella che manca a molti di noi, sta nella sua dimensione titanica: non ha poteri, è sotto tutti i punti di vista un inetto, ma non si arrende mai, guidato dall'unico desiderio di essere un supereroe. Anche se le prende sempre, anche se la vita lo colpisce duro e sotto la cintola, lui continua a guardare in alto, a indossare la maschera con le orecchie da topo e tirarsi su, ancora una volta.

Intervista di Giuseppe Grossi, Reteconomy, 8 ottobre 2017.

  • [Su Rat-Man] È stata un'avventura meravigliosa, che spero in altre forme continui. È stato un compagno per tutti quanti questi anni, m'ha regalato un sacco di cose, sia risate, ma non soltanto quelle, anche tantissime riflessioni, insomma è stata una cosa veramente bella. Un compagno di viaggio, anche perché, insomma, ho cominciato a leggerlo che era più o meno il 2000, quindi per me sono 17 anni e comunque non sono pochi.
  • L'altro giorno scrivevo un pezzo proprio su Rat-Man e dicevo che è anche difficile dire tutti quanti i temi che sono stati affrontati. Cioè, io c'ho ritrovato anche la mia vita in tantissime cose, in tante tavole, in tante cose che gli accadono, e anche il finale in qualche modo risuona anche con quella che è la mia esperienza di vita.
  • [Sulla peculiarità di Leo Ortolani] Questa capacità di mescolare continuamente la comicità a quelli che invece sono gli argomenti diciamo più seri, facendo in modo che nessuna delle due faccia ombra all'altra. Quindi c'è una fusione praticamente perfetta tra questi due aspetti, per cui contemporaneamente riesce a essere serio anche all'interno della comicità e veicolare dei messaggi anche molto profondi.

L'eredità di Thuban

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  • «Tutti hanno paura» l'interruppe Lidja sprezzante. «Pensi che siano tutti perfetti tranne te? Ho paura, un sacco, e tutte quelle cose che il professore mi ha raccontato mi terrorizzano, non le capisco, e vorrei scappare anch'io, tornare semplicemente al mio circo e continuare a fare quel che ho sempre fatto. Ma non posso. Qualcuno mi ha fatto un dono, un dono terribile: ha messo in me questo germe, questi strani poteri che mi spaventano. Non posso cacciarli via, e devo dar loro un senso. Per questo li userò e farò quello che i miei antenati hanno scelto per me.» (Lidja)
  • Tu costringi la gente a dire cose che non pensa, solo per avere la conferma che vali poco. Ami sbagliare perché così puoi continuare a credere di essere un inetta, e nessuno potrà obbligarti a rischiare. Ma la verità è che così ti comporti solo da vigliacca. (Thuban)
  • Sofia aprì gli occhi lentamente, e guardò al di là dei suoi piedi. Volava.

La Setta degli Assassini

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La torre venne giù in un colpo solo. Si frantumò in miriadi di schegge di cristallo nero. La piana ne fu invasa, e tutti rimasero accecati per qualche istante.
Poi anche la polvere si posò e lo sguardo vagò su uno spettacolo inimmaginabile. La Rocca non c'era più. Era stata lì per quasi cinquant'anni, aveva oscurato l'esistenza dei Perdenti assiepati adesso tra le sue rovine e illuminato le speranze dei Vittoriosi. Ora non bloccava più lo sguardo, che si perdeva fino all'orizzonte.
Molti urlarono di gioia. Gli schifosi gnomi, gli umani indegni, gli schiavi delle Terre Libere gridarono a una sola voce la loro gioia.
Yeshol – il mago, l'assassino – pianse.
Poi fu semplicemente il massacro.

Citazioni

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  • C'è uno strano misto di piacere e dolore a osservare chi si ama mentre è senza di noi. (Dubhe)
  • La concentrazione si sposa alla pazienza, alla capacità di attendere. Si tratta di leggere il mondo come un libro, compenetrandosi con esso. Sentirlo nelle ossa e interpretarne i segnali, fino a trovare l'attimo, l'unico in cui colpire efficacemente...
  • Non ci sono due istanti uguali, il mondo fluisce di continuo, muta, cambia forma, ma tu sei troppo distratta per accorgertene. Il rumore del vento, come un canto, ora lento, ora violento. Un tuono in lontananza. I passi metallici degli insetti sulla terra. Le schegge di cristallo nero che rotolano lontano. Impara ad ascoltare! (Sarnek)

Le leggende del mondo emerso

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  • Ecco la mollezza di un mondo da troppo tempo in pace. (San)
  • E adesso era davanti a quella porta. Avrebbe potuto ancora fermarsi, e andarsene. Riprendere la strada e tornare alla sua missione. Sei pronto anche per questo, per il tuo obiettivo? si domandò, mentre gli occhi indugiavano sulle venature della porta. Non ebbe neppure bisogno di cercare la risposta. (San)
  • Si toccò le guance, e senti che erano ricoperte da qualcosa di ruvido. Ne grattò un po' con un unghia e se lo mise in bocca. Era salato. Il dolore sa di sale, pensò. (Adhara)
  • "C'è chi dice che se salvi una vita, poi devi prendertene cura. Io ne sono convinto." (Amahl)
  • – Da sempre il mondo emerso funziona così. Distruttori si alteranano a consacrati, in un ciclo eterno al quale le razze di questo mondo sono sempre sopravvissute, indipendentemente da chi abbia vinto lo scontro. È l'essenza del mondo, e va accettata. Nulla è eterno.
    – E quindi voi dite che dobbiamo restare a guardare la distruzione senza fare nulla!
    – Io dico che bisogna combattere quando sarà il momento, e lo faremo, come sempre. È questo il nostro ruolo. Non possiamo, non dobbiamo alterare il ciclo. Questo non vuol dire non essere padroni del proprio destino; vuol dire invece saper reagire nel modo corretto a ciò che è inevitabile. (Theana)
  • Meglio cercare e non trovare nulla che continuare a brancolare nel buio.
  • "È la lotta, Amhal, l'essenza di questa vita che ci è toccata in sorte. E tu stai lottando, questo devi dirti quando stai male, che stai lottando. La caduta fa parte della battaglia, e devi saperti perdonare." (Mira)
  • [...] ma i ricordi tornano a reclamare il loro posto nel presente.
  • – È come non esistere. È come non essere nessuno. Io Ho bisogno di sapere chi sono.
    – C'è chi passa una vita intera a fuggire dai ricordi, e tu invece brami di averne almeno uno a cui aggrapparti...
    – Una vita senza ricordi è una vita a metà. La gente parla una lingua che non capisco, che non posso capire. La lingua della memoria. (Adhara-Amhal)
  • Era come se anche Amina stentasse a capire il proprio posto nel mondo. E allora semplicemente si ribellava, in un disperato tentativo di rendere la realtà più simile ai suoi desideri. (Adhara)
  • Era scappato perché sentiva che il desiderio di lei era cosi vivo e reale da fargli perdere la testa. (Amahl)
  • Aravahr damer trashhera danjy – il nostro tempo sta per tornare. (elfo)
  • A lei non era rimasto che attendere. Che Amahl tornasse, che la vita, come al solito, facesse il suo corso. Perché questa era la sua vita: un quieto lasciarsi trasportare dalla corrente, in attesa che il fato lavorasse per lei. Fino a quel momento aveva funzionato. (Adhara)
  • L'unica certezza è la lotta stessa, il perpetuo rinnovarsi del ciclo del bene e del male, della serpe che morde la coda alla fenice e della fenice che becca il corpo della serpe, in una sequenza infinita che solo la ricomposizione degli estremi potrà interrompere. (Veglianti)
  • "Quanta sicurezza, nessun dubbio... Ma la via di un cavaliere di drago è anche compassione, comprensione delle ragioni degli altri e non rifiuto del dubbio, bensì rinnovo quotidiano della propria scelta attraverso l'accettazione delle nostre incertezze.. Solo la gioventù sciocca va avanti senza indecisioni, senza mai mettere in dubbio le proprie incontrollabili certezze." (Mira)
  • "C'è chi si innalza sopra le definizioni e i limiti" (San)
  • Dove vanno i morti? Semplicemente si dissolvono e cessano di esistere? O c'è un posto dal quale ci guardano, dal quale vegliano su di noi? Ancora domande, pesanti come macigni. (Adahra)
  • – È come avere qualcosa qui, un animale seduto sul cuore, che scava con le unghie giorno e notte, e non si ferma mai. O forse sono io che voglio che non si fermi. Cosa devo fare?
    – Soffrire. Per quante consolazioni possano mai darti gli altri, questo è un dolore che non può passare, che ti accompagnerà in eterno. In un angolo del tuo cuore, continuerai a piangere come adesso. (Amahl-San)
  • Perché quando il dolore toglie il fiato, l'unica soluzione è annullare la mente e lasciare che sia il corpo a curarci. (Amhal)
  • No, non era la pace che era andato a cercare, ora lo sapeva. Fin dal primo momento aveva solo cercato la follia. Perché quando il dolore ci sopraffà, quando la speranza tramonta, la pazzia è l'unica via. E lui l'aveva imboccata volontariamente. (Amhal)
  • "Chi sono?! Sono la forma dei tempi a venire, sono il futuro. Sono una nuova razza d'uomo, e al tempo stesso sono la memoria del mondo emerso. Io sono diverso." (San)
  • "La verità è una gabbia, la verità ci incasella, ci definisce, e ci rende schiavi per sempre." (San)
  • Le sue gambe e la sua schiena cominciarono a protestare. Ma più ancora del corpo, erano i pensieri a logorarla. Amahl... Dov'era? Cosa stava facendo? Percepiva il tempo come un nemico che le remava contro, che in tutti i modi cercava di portarle via l'unica certezza della sua vita. (Adhara)
  • "Stai mentendo! Io ho un'anima, io amo, io vivo, IO SONO!" (Adhara)
  • Le piaceva contemplare le persone cha amava mentre esistevano senza di lei, e con suo figlio questo piacere era ancora più profondo. (Dubhe)
  • "Per me il cielo è sempre stato vuoto, lo sai". (Dubhe)
  • Tutti la guardavano con sospetto, e c'era un'aria strana tra i vicoli e gli ampi viali. Si chiese se fosse la malattia, che aveva già iniziato a mietere vittime con la paura. Si muore in tanti modi, prima che il cuore cessi di battere. (Adhara)
  • Perché a volte aiutare gli altri era anche aiutare un po' se stessi. (Adhara)
  • Ma col tempo i genitori diventano bambini e i figli sono costretti a crescere. (Neor)
  • Qualcuno guariva, certo. Ma restava segnato a vita. Non si poteva sprofondare all'inferno e sperare di risalirne integri.

Nihal della terra del vento

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  • Zitta! La differenza tra noi e loro è che noi combattiamo per la vita. La vita, Nihal! Quella che tu non conosci, che neghi con tutte le tue forze. Combattiamo perché tutti abbiano diritto a vivere la loro vita su questa terra, perché ognuno possa decidere che cosa fare della propria esistenza, perché nessuno sia schiavo, perché ci sia la pace. Combattiamo per la gente che ha ballato con noi in piazza, per il mercante che ci ha ospitato, per le ragazze che amoreggiavano con i nostri soldati. E combattiamo con la consapevolezza che la guerra è orribile, ma che se non la facessimo il mondo che amiamo andrebbe distrutto! Non è l'odio che ci muove! È la speranza che un giorno tutto questo finisca. L'odio è quello del Tiranno!
  • La paura è un'amica pericolosa: devi imparare a controllarla, ad ascoltare quello che ti dice. Se ci riesci ti aiuterà a fare bene il tuo dovere. Se lasci che sia lei a dominarti, ti porterà alla fossa.
  • Sennar la raggiunse, la agguantò per un braccio, la costrinse a voltarsi. Si mise ad urlare. «Perché per una volta non dici quello che pensi? Perché non urli, non ti arrabbi? Fai qualcosa, maledizione! Dimmi che non vuoi che vada! Dimostrami che sei ancora una persona, e non una spada!»
  • Morire è facile. È vivere che richiede coraggio.

Un nuovo regno

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  • Forse al blu non c'era fine, forse cielo e mare continuavano a specchiarsi l'uno nell'altro in eterno, senza mai congiungersi. Era qualcosa di troppo grande per poter anche solo essere pensato, era l'infinito, e lui se ne sentiva schiacciato.
  • «Alla fine anche l'odio va via. […] La stanchezza arriva prima. […]» (Sennar)
  • «La gente pensa sempre che la vita sia una strada dritta, ma sbaglia. La vita è un circolo, un maledetto cerchio che gira in tondo. Alla fine ti trovi in mano esattamente quello che avevi all'inizio, e finisci per tornare al luogo da dove sei venuto» (Sennar)
  • «Il bisogno di certezze spinge gli uomini a gesti estremi, e quando trovano qualcosa in cui aver fede, non permettono neppure alla morte di contraddirli.» (Aster)
  • L'essenza della morte è tutta lì, in quel silenzio assordante e fastidioso.
  • «Il senso della nostra esistenza supera il tempo della vita. La condanna degli esserti mortali, o forse il loro dono, è questo: bisogna vivere senza capire. La speranza è l'unica linfa che ci permette di andare avanti. Ci saranno ancora guerra e disperazione, e poi pace e speranza, e poi ancora buio. È in questo eterno circolo che risiede il significato, l'unico a cui da mortali possiamo aspirare.» (Phos)
  • La morte è ammaliante per uno spirito stanco, e le lusinghe che sa mostrare avvincono.
  • Lonerin guardò i suoi occhi, e in un attimo comprese il significato della morte. Non gli fece paura, e riuscì ad accettarla per quel che era. Ne capì il fascino e la tristezza, e ne fece propria la pace.
  • La morte era diversa da come Dubhe se l'era immaginata. Era quasi piacevole poter gustare quel lento svanire nella perfezione di un tutto che non ammetteva differenze.
  • Nessuno sa mai cosa dirmi, perché io sono troppo diversa da loro, perché per me non esistono parole.
  • «Già… Non si sfugge ai demoni del passato, vero? Ogni nostro atto ci incide la pelle, e le cicatrici non vanno più via.»
  • Non era vero che il tempo curava le ferite. Esistevano cose che rimanevano bloccate in un eterno presente, senza possibilità di soluzione.

Incipit di alcune opere

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I dannati di Malva

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Mal si aggiustò la spada sulla schiena. Spadone a due mani, un'elsa lunga quattro palmi e sette libbre di peso. L'arma più adatta ad un guardiano di Malva, diceva suo padre. Un affare di acciaio terribilmente pesante da trascinarsi dietro, pensava Mal. Aveva iniziato il corso di spada da un anno, e ancora non aveva trovato il modo giusto per trascinarsi dietro quell'arma smisurata. Finiva sempre che la punta strusciava per terra, mentre l'elsa gli spuntava su dalle scapole per buoni cinque palmi. Una cosa che gli dava il ridicolo aspetto di uno spaventapasseri. C'era comunque poco da fare; suo padre, un vecchio militare, s'era messo in testa di fargli fare la Guardia Cittadina. Un lavoro sicuro e ben pagato, persino prestigioso, diceva. A Mal non restava altro che piegarsi alla volontà paterna, e seguire tutte le sere il corso di spada, assieme ad un'altra decina di marmocchi come lui, tutti rampolli di famiglie benestanti. Del resto, c'era qualcosa di rassicurante nell'avere il destino già segnato, persino a dieci anni. Nessuna scelta da fare, nessuna preoccupazione per il futuro. Tutto sommato, era come essere avvolti in una coperta, vecchia sì, ma tranquillizzante.

Il destino di Adhara

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L'uomo in nero avanzò lentamente. Si muoveva sicuro tra i vicoli deserti della città, il cappuccio a coprirgli il volto, il mantello ad accarezzargli gli stivali. Ombra tra le ombre, imboccò deciso la via che sapeva. Aveva fatto un sopralluogo, qualche giorno prima.
L'ingresso era anonimo: una porta di legno, un architrave in pietra. Non ebbe bisogno di vedere il simbolo inciso sulla chiave di volta per sapere di essere arrivato.
Si fermò un istante, conscio che non era quello il suo obiettivo primario, che un'altra era la sua missione.

Bibliografia

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  • Licia Troisi, I Dannati di Malva, Edizioni Ambiente, 2008. ISBN 8889014738
  • Licia Troisi, Il destino di Adhara, Mondadori, 2008. ISBN 8804582861
  • Licia Troisi, L'eredità di Thuban, Mondadori 2008.
  • Licia Troisi, La missione di Sennar, Mondadori, 2004.
  • Licia Troisi, La setta degli assassini, Mondadori, 2006.
  • Licia Troisi, Le due guerriere, Mondadori, 2007.
  • Licia Troisi, Nihal della terra del vento, Mondadori, 2004.
  • Licia Troisi, Un nuovo regno, Mondadori, 2007.
  1. Citato in Letture e citazioni, liciatroisi.it, 12 marzo 2008.
  2. a b Da La missione di Sennar
  3. Da I Dannati di Malva, Telkar
  4. Da liciatroisi.it, 29 settembre 2010
  5. a b Dalla prefazione a Leo Ortolani, Cinzia, BAO Publishing, novembre 2018. ISBN 978-88-3273-155-2
  6. Dall'endorsement di Francesco Falconi, Muses, Mondadori, 2012. ISBN 9788804620297
  7. Dall'endorsement di Francesco Falconi, Gothica. L'Angelo della Morte, Edizione Ambiente, 2010. ISBN 9788896238608

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