Lawrence Block

scrittore statunitense
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Lawrence Block (1938 – vivente), scrittore statunitense. Ha anche usato gli pseudonimi Chip Harrison, Paul Kavanagh, Lee Duncan, Sheldon Lord, Andrew Shaw, Jill Emerson, Anne Campbell Clark, Lesley Evans.

Lawrence Block nel 2008
Liberazione, a cura di Guido Caldiron, 3 febbraio 2005
  • Io vivo a New York ed è quindi abbastanza naturale che la maggior parte delle mie storie siano ambientate in questa metropoli. Ho passato buona parte della mia vita in questa città che mi affascina ancora moltissimo e dalla quale traggo costantemente ispirazione.
  • New York mi fa percepire un forte livello di energia, come se la città stessa fosse un concentrato di energia. Si tratta di una metropoli che gli europei, almeno quelli che vengono da grandi città come Roma, Parigi o Londra, trovano molto congeniale, come se si sentissero a casa, anche più di quanto accade per gli americani che arrivano invece dalla provincia.
  • A New York si ha l'impressione che le cose avvengano più velocemente che altrove.
  • Ho cominciato a scrivere racconti quando ero ragazzo: a diciott'anni scrivevo già delle storie per delle riviste letterarie e a ventuno ho pubblicato il mio primo romanzo. Prima di allora ho letto molto, soprattutto i grandi nomi della letteratura americana, ma non saprei trovare un riferimento particolare, come non lo saprei trovare negli studi che ho fatto. Quel che è certo è che questo lavoro non si improvvisa, ha bisogno di basi solide, di una vera formazione a differenza di quanto molti sembrano immaginare.

Incipit di alcune opere

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È tempo di uccidere

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Per sette venerdì consecutivi ricevetti le sue telefonate. Non c'ero sempre io a rispondere, ma poco importava, visto che non avevamo niente da dirci. Se quando telefonava ero fuori, al rientro in albergo trovavo il suo messaggio. Davo un'occhiata al biglietto, lo buttavo via e lo avevo già dimenticato.
Poi, il secondo venerdì di aprile non mi chiamò. Passai tutta la serata da Armstrong, il bar all'angolo, a bere caffè corretto al bourbon e a guardare una coppia di dottorini fare inutilmente il filo a una coppia di infermiere. Per essere venerdì il locale si svuotò presto. Trina smontò alle due e Billie chiuse la porta sulla Quinta Avenue. Bevemmo insieme un paio di bicchieri, chiacchierammo un po' dei Knicks e di come tutto dipendesse da Willis Reed. Alle tre meno un quarto presi il cappotto dall'attaccapanni e me ne andai.
Nessun messaggio.

Il contratto

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—Se fossi più giovane — disse John Harper — lo farei io stesso. È uno dei guai della vecchiaia. L'età rende inabili all'azione. Si impara a pianificare, ad organizzare. E si delega la responsabilità. Castle rimase in attesa.
—Se fossi più giovane — proseguì Harper — li ucciderei io stesso. Caricherei la pistola e andrei a cercarli. Li stanerei uno dopo l'altro e li farei secchi. Baron, Milani, Hallander, Ross. Li farei fuori tutti.

Bibliografia

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  • Lawrence Block, È tempo di uccidere, traduzione di Ornella Ranieri Davide. Fanucci, 2006. ISBN 8834711467
  • Lawrence Block, Il contratto, traduzione di Annalisa Carena, in "American Pulp. I grandi maestri della crime story", a cura di Ed Gorman, Bill Pronzini e Martin H. Greenberg, Mondadori, 2001. ISBN 8804490624

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