Il Sodoma
pittore italiano del XVI secolo
Giovanni Antonio Bazzi, o de' Bazzi, detto il Sodoma (1477 – 1549), pittore italiano.
Citazioni sul Sodoma
modifica- Appassionato per gli animali, ne teneva presso di sé di ogni specie, tanto che la sua piccola casa pareva un'«Arca di Noè», piena di «tassi, scoiattoli, bertuccie, barberi da correre palii, cavallini dell'Elba, ghiandaie, galline nane, tortore indiane ed altri sì fatti animali, quanti gliene potevano venire alle mani»[1]. Ma tra tutte quelle bestie, la preferita del pittore era un grosso corvo nero, dal becco e dalle zampe gialle, che aveva imparato così bene a pronunziare il nome del padrone, Giannantonio, ed imitare il suo modo di parlare, che, quando questi era fuori e qualcuno picchiava alla porta, il corvo rispondeva per lui, colla medesima sua voce! (Evelyn Franceschi Marini)
- Come artista fu impareggiabile, come uomo era moralmente molto imperfetto! Di umore stravagante e capriccioso, venne soprannominato il «Mattaccio». Amante del lusso, del piacere, del dolce far niente, egli campava spensieratamente, senza curarsi dell'indomani e lavorando sul serio solo quando ne veniva costretto dalla necessità, e come dice il Vasari «il suo pennello ballava secondo il suon de' denari». (Evelyn Franceschi Marini)
- Il nome di Giovanni Antonio de' Bazzi è da citare senza alcun dubbio fra quelli dei più poetici ingegni che si distinsero nel campo dell'arte in Italia nel secolo d'oro del Rinascimento. Lombardo di nascita come di sentimento e di scuola, essendo passato, giovane sempre, in Toscana e a Roma, ebbe la fortuna di trovarsi a contatto coi migliori pittori di quei paesi. La sua mente per felice disposizione naturale seppe da queste condizioni trarre tanto profitto da lasciare memoria per certi rispetti quasi di un altro Raffaello nelle sue numerose opere di pittura. (Gustavo Frizzoni)
- Il Sodoma in complesso può essere considerato come il pittore più notevole e più spiritoso della scuola di Lionardo[2]. Nessun altro dei più o meno abili scolari e imitatori del grande fiorentino ha eseguito tante opere che vengono attribuite al maestro stesso, quanto il Sodoma. Gaudente e lietamente spensierato, spesso scapestrato sino al libertinaggio, com'egli era, gli fece difetto anzitutto la serietà e l'ambizione. (Giovanni Morelli)
- Se si vuole più intimamente conoscere questo artista tanto dotato di spirito e d'ingegno, che per le sue migliori opere può essere messo allato ai più grandi, si deve andare a cercarlo a Siena in Santo Spirito, San Domenico, San Bernardino, nell'Accademia civica, nel palazzo pubblico, a Monteoliveto. Anche Firenze possiede eminenti opere di lui, fra le altre specialmente il magnifico San Sebastiano degli Uffizi e l'affresco di Monteoliveto. Il Sodoma, massimo come frescante[3], quando vuole è insuperabile. (Giovanni Morelli)
Note
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Opere
modifica- Cenacolo di Monteoliveto (1515-16 circa)
- Nozze di Alessandro e Rossane (1519)
- Cristo tra gli sgherri (tra il 1525 e il 1549 circa)