Francesco Compagna
Francesco Compagna (1921 – 1982), politico, giornalista e scrittore italiano.
Citazioni di Francesco Compagna
modifica- [...] il potenziamento della funzione metropolitana di Napoli è il problema stesso dello sviluppo economico e civile della Campania; e in questo senso l'efficacia della terapia dell'industrializzazione risulta in Campania condizionata da quel particolare aspetto della questione meridionale che Gaetano Salvemini chiamava la "questione napoletana" e che oggi si pone in termini di promozione e di esaltazione dei valori metropolitani della vecchia capitale parassitaria.[1]
- [Il ruolo di Napoli nel futuro: metropoli regionale] capace di assolvere a funzioni di equilibrio a livello nazionale e a funzioni di organizzazione e di animazione a livello regionale. Città fornitrice di alti e qualificati servizi a un territorio provinciale e regionale da ristrutturarsi attraverso ulteriori insediamenti industriali che debbono essere favoriti con coordinate iniziative di infrastrutture e di incentivazione. L'obiettivo è una Napoli non più ripiegata su sé stessa, ma aperta verso la Campania e tutto il Mezzogiorno.[2]
Il Mezzogiorno nella crisi
modificaCome io la pensi a proposito dell'intervento straordinario per lo sviluppo del Mezzogiorno e a proposito del contributo che le Regioni possono dare alla realizzazione di taluni programmi meridionalistici, risulta da articoli e da dichiarazioni, anche recentissime.
Ma vorrei ricordare dichiarazioni più lontane: quanto dissi a Palermo in occasione della prima conferenza delle regioni meridionali e quanto dissi a Bari in occasione di una «giornata del Mezzogiorno», alla Fiera del Levante: che le Regioni nascevano in un clima di enfasi, e che si voleva accreditare un'immagine piuttosto miracolistica del ruolo che avrebbero potuto assolvere; che quel clima e queste immagini non potevano non preoccupare chi non ritiene un regionalista di occasione; che non si doveva intendere l'attuazione dell'ordinamento regionale come una ricetta, buona per tutti e per tutto, anche per la soluzione della questione meridionale, come pure è stato detto, enfaticamente appunto, ma la si doveva intendere come una occasione, facile da sciupare, difficile da cogliere, e che, tuttavia, si doveva cogliere.
Citazioni
modifica- Per quanto ci riguarda, noi meridionalisti democratici non vorremmo certo contrapporre a questa Padania un'alleanza o lega di regioni meridionali: abbiamo il senso dell'unità e il senso dello Stato. (p. 63)
- [...] altri nel Sud, meno di noi democratici e meno di noi dotati del senso dell'unità e del senso dello Stato, nella continuità del separatismo siciliano e del laurismo napoletano, potrebbero essere indotti a contrapporre, con qualche successo, a Padania una Borbonia. (p. 63)
- E siccome nel Sud è rimasta la disoccupazione, è rimasto pure il clientelismo, che, anzi, si è manifestato in forme più aggressive di quanto non lo fossero quelle che turbavano i sonni di Salvemini; [...]. (p. 68)
- Della «Padania» non si discute; la si combatte anche nel nome e per conto delle «venerate tradizioni sentimentali». Come il separatismo siciliano. Tengo tanto alle «venerate tradizioni» che rifiutai come testimone delle mie nozze un fratello di mia suocera che era un esponente in vista di quel separatismo. (p. 72)
- Potrebbe capitare che la «Padania» stessa sia considerata dall'Europa un peso di cui liberarsi, anche se alleggerita dall'amputazione del Mezzogiorno, e magari proprio per questo. Dopotutto i sintomi della decomposizione di cui dicevo sono oggi più vistosi e più gravi al Nord di quanto non lo siano al Sud. (p. 72)
- [...] certi ingegneri della politica e delle istituzioni vanno delirando, avvelenati di sociologia, politologia, panregionalismo e pansindacalismo. Hanno smarrito il senso della realtà e il senso dello Stato che nobilitavano le «venerate tradizioni» e grazie ai quali fu costruita, pur fra tante difficoltà, un'Italia che ora stiamo distruggendo. (p. 73)
- Come sempre, leggo sui vari giornali, quotidiani e specialmente settimanali, tutto quanto si scrive su Napoli: sulla sua condizione economica e sociale, sulla sua decadenza civile.
- [...] la vera malattia endemica a Napoli è la disoccupazione. (p. 99)
- Certo, a Napoli e a Palermo si sta peggio di quanto non si stia a Milano e a Torino. Ma a Napoli e a Palermo si sta peggio da sempre, o si sta oggi sempre peggio, senza che ieri si stesse meglio. E a Milano e a Torino, invece, si sta oggi peggio rispetto al meglio di ieri: ad un meglio cui ci si era abituati. Tuttavia, quando sono indotto a queste considerazioni, un'altra ne aggiungo: c'è un limite anche all'abitudine al peggio. (p. 100)
- Quando si vedranno i risultati? Intanto quelli anticongiunturali già si vedono perché a Napoli e dintorni la disoccupazione sarebbe assai più grave di quanto non lo sia se non ci fossero gli interventi di cui dicevo: progetti per il disinquinamento già appaltati o in corso di appalto. Quanto ai risultati ecologici, non si pretenda di vederli prima che i progetti appaltati siano realizzati, come si pretendeva di vederli addirittura prima che fossero disponibili i progetti esecutivi da appaltare. L'importante è che si portino avanti e a buon fine tutte le azioni che in quest'anno si sono potute e volute avviare con intendimenti che corrispondono a quelli che Gerelli ha manifestato nella sua intervista a Todisco. (p. 115-116) [Lettera al «Corriere della Sera» pubblicata il 26 gennaio 1976]
Note
modifica- ↑ Citato in Francesco Compagna e l'esperienza di «Nord e Sud». Una Geografia per la Politica, a cura di Tullio D'Aponte, Guida, Napoli, p. 101. ISBN 978-88-6666-205-1
- ↑ Citato in Ermanno Corsi, Napoli dal 1939 al 1992: Dalla guerra al duemila, Come finisce la città ottocentesca; in Napoli: una città che cambia, Dai progetti di Ferdinando II alla Metropolitana, saggi di Giancarlo Alisio, Ermanno Corsi, Adriano De Simone, fotografie di Mimmo Jodice, Guida, Napoli, 1992, p. 55.
Bibliografia
modifica- Francesco Compagna, Il Mezzogiorno nella crisi, Edizioni della Voce, Roma 1976.
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