Libro dei Mutamenti

antico testo cinese usato per la divinazione
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Il Libro dei mutamenti (noto anche come I Ching e Yi Jing), antico testo classico cinese.

Gli otto trigrammi di base e la loro origine

Citazioni dal Libro dei Mutamenti

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  • [...] Il solstizio d'inverno reca la vittoria della luce. Il segno è coordinato dall'undicesimo mese, il mese del solstizio (dicembre-gennaio).
    LA SENTENZA
    Il ritorno. Riuscita | Uscita ed entrata senza errore. | Amici vengono senza macchia. | Serpeggiante è la via. | Al settimo giorno viene il ritorno. | È propizio avere ove recarsi. (libro primo, sezione prima, par. 24: Fu, Il Ritorno; p. 140)
  • Esamina dapprima le parole, | medita tutto ciò che esse intendono, | le norme fisse allora si palesano. | Se tu però non sarai l'uomo giusto, | a te il significato non si svela. (libro secondo, sezione seconda, cap. VIII, par. 4; pp. 372-373)

Commentario

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  • Il libro dei mutamenti ha così vaste possibilità di applicazione [...] da poter trovare la loro espressione in qualsiasi struttura della realtà. Esse contengono solo il Senso, che sta alla base del divenire. Così tutte le combinazioni di circostanze accidentali si lasciano modellare secondo questo Senso. L'applicazione consapevole di queste possibilità assicura il dominio sul destino. (libro secondo, sezione prima, cap. IV, par. 4; p. 324)
  • I mutamenti non hanno alcuna consapevolezza, alcuna azione, sono muti e privi di movimento. Se, tuttavia, vengono stimolati, penetrano correlandosi a tutte le cose che sono sotto il cielo.[1]

Citazioni su Libro dei Mutamenti

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  • Anche nell'I King, i mutamenti danno luogo a strutture: i trigrammi e gli esagrammi. Come i canali delle reazioni tra particelle, questi sono rappresentazioni simboliche delle configurazioni di mutamento. E come l'energia fluisce attraverso i canali di reazione, così i «mutamenti» fluiscono attraverso le linee degli esagrammi. (Fritjof Capra)
  • Di qui l'affermazione dei filosofi cinesi che chiunque sia in pieno e costante contatto col Tao non ha più bisogno di consultare I Ching; anche Jung alla fine della vita smise di interrogarli, poiché, come mi raccontò un giorno, conosceva in anticipo le risposte. (Marie-Louise von Franz)
  • Gli eventi microfisici includono l'osservatore così come il modello soggiacente a I Ching include le condizioni soggettive, cioè psichiche, nella totalità della situazione presente. La causalità descrive la sequenza temporale degli eventi, la sincronicità (in Cina) riguarda la coincidenza temporale. (Carl Gustav Jung)
  • Jung scoprì che è possibile una certa predicibilità non degli eventi sincronistici, ma del «coordinamento acausale», attraverso metodi divinatori numerici. Ciò dimostrerebbe un legame tra il numero naturale e il coordinamento acausale. Sembra risultarne pertanto un «gioco degli archetipi» legato al tempo. Con un oracolo numerico, quale ad esempio I Ching, guardiamo a un orologio cosmico e vediamo come appare il coordinamento acausale in quel momento. Perciò Jung definì il numero naturale come l'archetipo d'un ordine divenuto cosciente. Il coordinamento acausale nell'inconscio psichico, in sé, sfugge alla nostra conoscenza, ma quando ne diventiamo consci trova la sua più primitiva e arcaica espressione nel numero. (Marie-Louise von Franz)
  • [A proposito del gesto nella consultazione dei I Ching] La conoscenza di questo movimento consente la conoscenza del futuro. Con un'immagine, se si comprende come l'albero si rinchiude nel chicco, si comprende il futuro sviluppo del chicco che diviene albero. (Richard Wilhelm)
  • Quasi tutto ciò che, nei tremila anni di della storia culturale cinese, vi è di più grande e significativo o ha tratto ispirazione da questo libro, o ha esercitato una influenza sulla sua interpretazione. (Richard Wilhelm)
  • Quest'opera si apre con il T'ai Ch'i, l'Unità Primordiale, la quale, discendendo nel mondo della dualità sotto l'aspetto dei due Determinanti, yin e yang, il principio maschile e il principio femminile, dà origine ai Quattro Modelli, i quali a loro volta producono gli Otto Diagrammi o Pa Kua. (Jean Campbell Cooper)
  • Studiamo le trasformazioni, una volta che le linee abbiano | assunto la loro disposizione. | Perché non dovremmo tendere il nostro spirito al mondo | che precede le linee? | Quando comprendiamo che entrambe le forme sono scaturite dalla fine | possiamo sicuramente dire che non abbiamo più bisogno di consultare I Ching. (Zhu Xi)
  1. Citato in Marie-Louise von Franz, Psiche e materia, Bollati Boringheri, pp. 207-208. ISBN 978-88-339-0712-3

Bibliografia

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