Giuseppina di Beauharnais

imperatrice consorte dei Francesi e regina consorte d'Italia

Maria Giuseppina Rosa de Tascher de la Pagerie, meglio nota come Giuseppina di Beauharnais (1763 – 1814), nobildonna francese, prima moglie di Napoleone Bonaparte, divenuta imperatrice dei francesi.

Joséphine, disegno di Pierre-Paul Prud'hon (1805 circa).

Citazioni di Giuseppina di Beauharnais

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  • Se mio marito ha ottenuto successi così brillanti, è perché ha avuto la fortuna di comandare un esercito ogni soldato del quale è un eroe.[1]
  • Ah, se voi amiche sapeste tutto quello che ho sofferto ogni volta che una di voi portava da me il suo bambino! Mio Dio! Io che non ho mai conosciuto l'invidia l'ho sentita come un veleno terribile vedendo dei bei bambini... Io piagata dalla sterilità sarò cacciata vergognosamente dal letto di colui che mi ha dato la corona. E tuttavia Dio mi è testimone che lo amo più della mia vita stessa.[2]

Attribuite

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  • Bonaparte buono a niente.[3]
Bon-a-part Bon-à-rien.

Citazioni su Giuseppina di Beauharnais

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  • Gli uomini che l'hanno posseduta possono essere stati illusi dal suo slancio apparentemente appassionato, ma la lussuriosa creola non perdeva di vista neppure un istante il proprio tornaconto. Il cuore non aveva alcun ruolo nel suo godimento fisico. (Paul Barras)
  • Ha trentaquattro anni, età che per una donna dell'epoca non è freschissima. Il colorito bruno è un po' avvizzito: lo migliora con il rosso e con il bianco, che usa con estrema abilità. La bocca, molto piccola, nasconde denti mediocri, che lei cerca di non ostentare. L'arte in lei supplisce sempre alle imperfezioni della natura. Politicamente è conservatrice e attira a Napoleone le simpatie dell'aristocrazia, mentre lui tiene buoni i rivoluzionari. È elegante, fine, dolce di occhi e di voce, dotata di un fascino eccezionale. La sua conversazione è incantevole, ma non pedante o pretenziosa. (Guido Gerosa)
  • Joséphine morirà presto: nel 1814, a soli 50 anni. Fino all'ultimo dirà di amare il suo eroe. Non è stata né virtuosa né forte, forse neppure bella. Ma era una donna buona e generosa. Tradì per esuberanza ma senza cattiveria, fu impulsiva e istintiva senza mai essere malvagia. (Guido Gerosa)
  • Mia moglie è una brava donna e non fa loro alcun male. È disposta a fare l'imperatrice, fino ad un certo punto, ad avere bei gioielli e bei vestiti, i balocchi dell'età sua. Non l'ho mai amata ciecamente al punto da non vedere i suoi difetti, eppure se ho deciso di farla imperatrice è per un senso di giustizia. Sono soprattutto un uomo giusto. Se mi avessero cacciato in prigione invece di riuscire a salire sul trono, lei avrebbe condiviso la mia disgrazia. Ed è giusto quindi che sia parte della mia grandezza. (Napoleone Bonaparte)
  • Nell'Archivio storico del municipio milanese[4], trovo un documento curioso che specifica le spese minute, e numerose, sostenute dalla città per mantenere la bellezza di madama Bonaparte: trovo le lire spese per la "cipria sopraffina" pel "piumino da cigno" pei "pettini rari fini" e "detti da riccio." E quante lire per le ghiottornie, delle quali eran vaghe le labbra di Giuseppina!... Frutti canditi, pane di Spagna, amaretti, africani, schiume con pignoli... E (trascrivo ancora) vini di Borgogna, Tokai, Xeres, Madera, Bordeaux e... "un porcellino vivo da latte" insieme con "un albero della libertà". Perché poi quel roseo animaluccio, e l'accoppiamento del medesimo coll'albero della libertà, è un profondo mistero: si direbbe una satira di Carlo Porta! (Raffaello Barbiera)
  • Ove mai questa donna maravigliosa aveva imparato sì bene a vestire la maestà regia? Abbigliata con ricercatezza asiatica la più suntuosa, e con la massima eleganza ad un tempo, non accadea mai che intervenisse ad una di quelle feste magiche dell'impero, senza eccitare un susurro di generale ammirazione, e di ammirazione affettuosa, perché il sorriso di lei era dolce non men dello sguardo, carezzevole al pari delle sue parole, non mai però disgiunto dall'aspetto della maestà e dell'impero. (Laure Junot d'Abrantès)
  • Un giorno, mentre ero seduto accanto a lei a tavola, cominciò a farmi complimenti di ogni genere sulle mie doti militari. Le sue lodi mi inebriarono. [...] Ero ardentemente innamorato di lei e i nostri amici se ne resero conto assai prima che io osassi farne parola. (Napoleone Bonaparte)
  1. Citato in Gerosa, p. 164.
  2. All'amica Laura Permon; citato in Gerosa, p. 430.
  3. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  4. Dicasteri, cartella 23 [N.d.A.]

Bibliografia

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  • Guido Gerosa, Napoleone, un rivoluzionario alla conquista di un impero, Mondadori, Milano, 1995. ISBN 88-04-33936-5

Voci correlate

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