Giuseppe Prina
politico italiano
Conte Giuseppe Prina (1766 – 1814), politico italiano.
Citazioni su Giuseppe Prina
modifica- Avvertito dalla romba plebea, il Prina, che non erasi mai preso paura del buon popolo meneghino, s'asconde: e subito il palazzo suo va a ruba e guasto. Egli stesso, scoperto, denudato, battuto, ferito, gittato dalla finestra, fu afferrato dalla ciurma imbestialita, trascinato per la città colpendolo di parole e di punte quei che l'incontravano (piovicchiava, e le puntate erano d'ombrelli di seta), gridandogli: − Questa è la carta bollata – Quest'è il dazio consumo – Tò il registro – Eccoti il macinato. Lo trafugano in una bottega, ma i casigliani lo respingono per paura della plebe: come per paura i generali e la guardia civica lasciano fare: appena a un sacerdote è permesso accostarsegli e benedirlo; dopo quattro ore di ferini strazj il misero spira, ed è lungamente ancora trascinato il suo cadavere; indi da due popolani trasportato nella vicina chiesa di San Tommaso, e registrato oscuramente fra i morti. (Cesare Cantù)
- L'unico che avesse qualità di uomo di Stato era il ministro delle finanze, Prina, anche perché era piemontese, cioè veniva da un paese che uno Stato lo era da secoli. Ex procuratore generale della Corte dei Conti di Torino e membro del governo provvisorio del '99[1], si era poi trasferito nella Cisalpina e ne aveva preso la cittadinanza. Non aveva un carattere che attirasse simpatie. Anzi, chiuso e freddo com'era, le respingeva. Ma era un lavoratore instancabile e scrupoloso, dotato di un acuto senso politico e – diceva Stendhal – "ha del grande in testa". (Indro Montanelli)
- Perché non andassero perse neanche le briciole [delle entrate della Repubblica Cisalpina], Prina riformò tutto il sistema fiscale riducendone il personale e facendone una macchina di straordinaria efficienza. Fu lui a inventare la "tassa di famiglia", o meglio a ripristinarla, perché la sua vera iniziatrice era stata Maria Teresa. Ma la maggior pressione la esercitò nel campo delle imposte indirette che colpivano tutti i consumi senza distinguere fra quelli di lusso e quelli di prima necessità. Naturalmente a farne le spese furono soprattutto le classi popolari, che di lì a pochi anni gliel'avrebbero fatta pagare[2]. Ma con questi sistemi riuscì a portare le entrate da settanta a oltre cento milioni e a pareggiare il bilancio. (Indro Montanelli)
Note
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