Giuseppe Gabetti (critico letterario)

germanista italiano (1886-1948)

Giuseppe Gabetti (1886 – 1948), germanista italiano.

Il dramma di Zacharias Werner modifica

Incipit modifica

La vita di Zacharias Werner fu una ricerca affannosa e vana, ricerca tanto più affannosa, in quanto fu vana, perché l'impotenza non attenua il desiderio, ma, lasciandolo insoddisfatto, lo tormenta e lo esacerba. Il dissidio fra aspirazioni nutrite e realtà conseguita non riuscì nel Werner mai a comporsi: il torbido fermento, che egli portò nella sua anima tempestosa e inquieta, non riuscì mai a chiarificarsi: «Ich werde nie fertig, weder mit meinem Studium, noch mit meinem Charakter, noch mit meinen Kunstwerken, noch mit meinem Leben[1].

Citazioni modifica

  • Una sete quasi acre di ideale travolse l'uomo nella più nauseante volgarità di godimenti sensuali; una insaziabile sete di verità suscitò nella sua mente esaltata tumulti confusi di idee, che si aggrovigliarono in concezioni strane, talora oscure, spesso incoerenti: nessuna delle sue opere raggiunse l'ideale d'arte, verso di cui egli tese con sforzo costante e con entusiastica fede. Eppure entro tutto questo torbidume balenano fiamme di una luce singolare: entro le impurità del fermento scorgete germi di vita nuova in formazione. (cap. I, pp. 1-2)
  • [...] per il Werner, la stessa credenza in Dio – se almeno con questa parola s'intende parlar di un Dio personale – non è necessaria. Sfuggendo Dio alla contemplazione, sfugge a qualsiasi determinazione: qualsiasi determinazione al contrario è legittima sempre, se il nostro spirito si può accostare a lui soltanto con tal mezzo. Così egli canterà il Cattolicismo, la Massoneria, Lutero, indifferentemente, fino al giorno in cui si butterà nel seno della Chiesa Cattolica, e anche allora ricondurrà la religione non alla contemplazione delle verità, che la Chiesa di Cristo ha stabilite, ma al sentimento, da cui il cuore dei devoti deve esser pervaso. (cap. I, p. 42)
  • Se il secondo romanticismo si andò estenuando in una melodiosità lirica e sentimentale, la grande inclinazione all'idealismo, che i primi romantici avevano potentemente ravvivato, non si spense quando molte delle idee, che questi avevano propugnato, vennero ripudiate o trascurate; ma continuò a restare uno dei bisogni spirituali più vivi della coscienza tedesca, e culminò anzi nelle costruzioni filosofiche dello Hegel e dello Schopenhauer. (Conclusione, pp. 436-437)

Note modifica

  1. V. Lettera allo Scheffner, «Blätter fur literarische Unterhaltung», 1834, p. 1169. [N.d.A]»

Bibliografia modifica

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