Giuseppe D'Agata
Giuseppe D'Agata (1927 – 2011), scrittore e sceneggiatore italiano.
Il Circolo Otes
modificaIn principio era il Verbo. In principio era lo Scrittore. Ma non sarà, alla fine.
La scritta campeggia sullo sfondo, dietro il palco, in alto, a lettere fosforescenti, perché viva anche quando sono spente le luci del Circolo OTES (chiamato Club dagli iniziati).
ottobre
I bravi operai, coscienti e sindacalmente organizzati, a sera, quando tornano dal lavoro, si dispongono al tempo libero con una buona lavata. Accuditi dalle mogli o dalle madri -- che sono mogli o madri di operai -- si tolgono le tute, si curvano sul lavandino, fanno generoso uso di acqua e sapone (ed è chiaro così che siamo al Nord).
Dopo mangiato, quando le trasmissioni televisive lo consentono, e cioè se non ci sono riviste o avvenimenti sportivi, vanno al Circolo: vestiti bene, perché è finito il tempo in cui l'abito bello e buono doveva durare vent'anni.
Il segno del comando
modificaUna berlina targata Gran Bretagna si arrestò davanti a un austero portone di via Margutta, all'altezza dello stabile contrassegnato dal numero 53/B.
L'auto – una Jaguar un po' vecchiotta – era molto impolverata, come se avesse compiuto un lungo viaggio.
Era una tarda mattinata di primavera, una classica giornata del marzo romano, quando l'aria frizzante sa di verde anche se non si scorgono né alberi né giardini.
Dalla Jaguar scese un uomo vestito con sobria eleganza, biondo e con gli occhi azzurri, sui trentacinque-quarant'anni; un tipo disinvolto e piuttosto sicuro di sé, dall'aria inconfondibilmente britannica. Pareva compiaciuto di trovarsi nella lunga e stretta strada tradizionalmente abitata dagli artisti, sulla quale si affacciavano numerose le botteghe degli antiquari, dei falegnami e dei corniciai. Prese dall'auto una borsa di pelle e si soffermò ad osservare una targa che spiccava accanto al portone, scritta in caratteri neoclassici: «Studi di pittura e di scultura». Poi, con passo deciso, varcò la soglia del 53/B.
L'esercito di Scipione
modificaCosì andarono le cose a Treviso, o meglio, in quella zona militare, un poco più a nord della città stessa.
L'8 settembre 1943, il giorno dell'armistizio, lassù era dislocata una divisione di fanteria italiana rafforzata da numerosi mezzi corazzati. Il generale Pivano e il generale Broggi, comandanti, alla notizia dell'armistizio, per prima cosa avevano dato l'ordine di mantenere la calma e la disciplina.
I tedeschi furono costretti a prendere sul serio questa massa di soldati, compatta e bene armata. Perciò il 9 e il 10 tentarono la via delle trattative promettendo, per la resa, incolumità, onore delle armi, ritorno tranquillo alle case.
Pivano, non del tutto segretamente antitedesco (dopo il 25 luglio questo sentimento s'era fatto sempre più manifesto), rimase freddo insieme al suo fedele seguito; era uomo di fascino e di prestigio fra gli ufficiali di carriera, e brav'uomo per i soldati.
Bibliografia
modifica- Giuseppe D'Agata, Il Circolo Otes, Feltrinelli, 1966.
- Giuseppe D'Agata, Il segno del comando, Rusconi Editore, 1987.
- Giuseppe D'Agata, L'esercito di Scipione, Bompiani, 1972 (1960).
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Opere
modifica- L'esercito di Scipione (1960)