Giuseppe Civinini
patriota, giornalista e politico italiano (1835-1871)
Giuseppe Civinini (1835 – 1871), patriota, giornalista e politico italiano.
Le conversazioni del giovedì e altri scritti politici e letterari
modifica- E come potrebbe altri meravigliarsi che non solo il volgo letterato o illetterato, ma anche uomini di Stato e pubblicisti insigni abbiano sentito corrersi un brivido per le ossa, quando Guglielmo Hohenzollern si è fatto salutare Imperatore di Germania? E qual meraviglia che tali terrori abbiano trovato espressione, non solo nella stampa, ma anche nel Parlamento italiano, e che si sia giunti fino a vedere in quel fatto una diretta minaccia alla nostra esistenza nazionale? Gran parte della scienza volgare dei popoli consiste nei nomi, ed il nome da secoli temuto e maledetto d'Impero tedesco, non era sperabile che alla prima risvegliasse in Italia idee grate, benevole, amiche. (p. 326)
- Come l'antico Impero [il Sacro Romano Impero] era figlio di un'idea straniera e non tedesca, e in tutto il corso della sua storia mantenne questo carattere, in opposizione alle necessità e alle idee della Germania, così il nuovo [il Secondo Reich] esce, come effetto naturale e logico, dallo sviluppo storico del rinnovamento germanico. (p. 379)
- Io dunque, come conservatore e liberale, mi rallegro dell'avvenimento dell'Impero germanico. Come conservatore, sono lieto che si stabilisca in Europa una grande monarchia che non debba la sua origine al capriccio della piazza o alla paura de' contadini, ma con grande dignità e potenza rappresenti il principio d'autorità; sono lieto che alle furie socialistiche si opponga il riparo dell'individualismo germanico, costituito in un forte Stato; sono lieto che alla soverchiante democrazia, per ristabilire l'equilibrio, si trova a fronte uno Stato che non ha rinnegato tutto il diritto storico e vede nelle teorie del Burke[1] e del Getz, senza esagerazioni, ma senza debolezze, il principio di libertà intimamente legato col principio della conservazione. (p. 406)
AMICI,
È una fra le tante sventure che toccano all'uomo pubblico, quella di trovarsi talvolta oppresso da un'onda d'impopolarità che lo soverchia. Questo toccò ad uomini troppo migliori di me; ed il loro esempio basterebbe solo a farmi portare in pace l'ingiuste accuse e gli stolti rimproveri, di che fui fatto segno negli ultimi giorni.
Se non che, nella tempesta delle passioni politiche, io ho coscienza di non aver mai smarrito la via diritta; perché sempre tenni fisso lo sguardo al certissimo polo di quei principii, nei quali ho fede tanto più ferma, quanto meno mi esalto a vantarla.
Citazioni su Giuseppe Civinini
modifica- Il Civinini era secco allucignolato, con baffi intignati, i denti schiezzati e neri come quelli di Napoleone I, il quale gli aveva così perché tremendo, anzi feroce divoratore di sugo di requilizia. Era brutto..., ma parlava come un angelo del paradiso! Ricordo che un giorno lo trovai su tutte le furie perché un signorino, non toscano, era andato ad offrirgli un romanzetto da mettersi in appendice sul suo giornale[2], e ad ogni costo aveva voluto leggergliene le prime due o tre pagine.
«Detesto questo genere di letteratura, mi diceva: eppure, per l'ufficio che ho, mi tocca quasi ogni giorno a sentirmi torturare con simili componimenti; e che roba! Non sanno se Nazione si scrive con una zeta o con due, e pur son tutti scrittori.» (Leopoldo Barboni)
Note
modificaBibliografia
modifica- Giuseppe Civinini, Il partito democratico e la guerra. Lettera ai suoi elettori, Tipografia del diritto, Firenze 1866.
- Giuseppe Civinini, Le conversazioni del giovedì e altri scritti politici e letterari, Tipografia Niccolai, Pistoia, 1885.
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