Giuseppe Carlo Marino

storico e accademico italiano

Giuseppe Carlo Marino (1939 – vivente), docente di storia contemporanea.

Biografia del sessantotto modifica

Incipit modifica

Gli anni quaranta erano sembrati tempi nuovi e fecondi. Le parole più in voga per definire quanto stava accadendo erano liberazione, rinascita, ricostruzione, primavera anche se la guerra di liberazione dal nazifascismo era stata vinta dagli italiani nel contesto di una sconfitta e di una tragedia nazionale.

Citazioni modifica

  • In qualche modo, la vocazione del movimento era anche moralistica e pedagogica, contro la banalità della cosiddetta civiltà del benessere e dei consumi; lo strumento prescelto per realizzarla, più ancora che la necessaria violenza, da ritenere scontata negli scontri con i poliziotti, era soprattutto la gogna.
  • Il problema della classe dominante è quello di subordinare la scuola alle esigenze del sistema produttivo. Di conseguenza, la scuola diventa un fondamentale strumento di integrazione preposto all'asservimento dell'intero mondo del lavoro e delle professioni. L'ingegnere, il medico, il filologo, tutti i vari tecnici e professionisti escono dalle scuole provvisti di una preparazione strettamente specialistica, ma incapaci di coscienza critica", sicché "la scuola perpetua e approva delle differenze sociali che non hanno affatto corrispondenza nella realtà produttiva. La vita universitaria è vissuta come corsa all'acquisizione di un privilegio da conseguire attraverso la memorizzazione acritica di nozioni che verranno presto dimenticate". In perfetta coerenza con questo suo uso capitalistico, la scuola diventa "strumento di selezione" e "strumento di subordinazione". In essa a tutti i livelli, "la didattica autoritaria sopprime le esigenze culturali e le istanze politiche, nega la loro autonomia e vi sostituisce la loro subordinazione e l'accettazione delle imposizioni dell'autorità e il conformismo dell'ordine costituito". Da queste premesse, l'indicazione strategica: "La prospettiva di movimento della lotta studentesca è quella del diritto allo studio espressa dalla contestazione globale all'assetto del sistema" (p. 293-94)
  • Nel quadro delle molteplici opzioni di studio e ricerca che la nuova organizzazione è chiamata a mettere in campo, ogni studente è libero di seguire i seminari che ritiene opportuno. È previsto che sia la stessa assemblea a stabilire un numero minimo di seminari da seguire nel corso dell'iter universitario, definendone all'inizio di ogni anno accademico il numero complessivo e i titoli. (p. 295)
  • Siamo noi, in quanto e perché fascisti, i veri contestatori del sistema. Siamo rivoluzionari tanto quanto siamo antidemocratici, rifiutando integralmente la tradizione illuministica dalla quale è nata la società materialista sfociata nella cd. "società del benessere". (p. 312)
  • Gli studenti del fronte sessantottino ragionavano sulle questioni del lavoro dal punto di vista delle professioni che avrebbero esercitato nella vita civile dopo il conseguimento della laurea e rigettavano un futuro nel quale era prevedibile che le loro specifiche competenze intellettuali avrebbero assunto un ruolo di servizio a favore e a sostegno di un sistema ingiusto e oppressivo. Aborrivano un avvenire professionale che pareva in sé predisposto alla mercificazione dei loro saperi. Questa percezione "pura" e disinteressata del valore della professione, che si temeva potesse scadere a un mero strumento per far soldi al servizio dei ricchi e dei potenti o, peggio, trasformarsi in un'opportunità per esercitare potere nel potere, li induceva a sentirsi esposti alla stessa sorte di alienazione nella quale incorrevano normalmente i lavoratori salariati. (p. 358)
  • Al di là del frastuono delle iniziative degli studenti, nella società allargata si produssero trasformazioni molecolari che incisero sul costume e modificarono i comportamenti e le idee persino degli anziani. (p. 344)

Explicit modifica

I ragazzi "no global" interrogano e si interrogano, con l'ansia di conoscere se, e in quale misura, siano adesso somiglianti ai ritratti culturali dei loro anziani, ai volti giovanili ormai sbiaditi negli album di famiglia. Loro, gli anziani, non lo sanno. Alcuni lo vorrebbero. Altri lo temono.

Bibliografia modifica

Giuseppe Carlo Marino, Biografia del sessantotto, Bompiani, Milano, 2004. ISBN 88-452-3258-1

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