Giulia Anania
cantautrice, scrittrice e paroliera italiana
Giulia Ananìa (1984 – vivente), cantautrice, scrittrice e paroliera italiana.
Intervista di Riccardo Davoli, ilventriloco.it, 30 novembre 2021.
- Ho iniziato a comporre da subito, praticamente da quando ho imparato a scrivere. Mio papà Vincenzo era un amante della poesia e un poeta. Dirigeva una rivista molto ben fatta di poesia dal mondo. Sono cresciuta tra i numeri di Topolino e le favole di Gianni Rodari, ma anche tra tanti versi. Leopardi, Dante, Amelia Rosselli, Cesare Pavese, i poeti maledetti, Sandro Penna, Pier Paolo Pasolini. E anche tanta poesia dialettale, zingara, creola e mediterranea. Può sembrare impegnativo caricare un bambino con la poesia piuttosto che fargli fare altro, ma invece è l'opposto della pesantezza. La poesia è uno strumento per alleggerirsi. Ce la fanno passare molto più complessa e pesante di quello che realmente è: un bambino non può crescere male tra bei dischi così come tra bei versi. Ho avuto questa fortuna che mi ha resa molto precoce e libera.
- La grande forza di Gabriella è che è l'unica hippy che abbiamo avuto in Italia. Un'artista totale. Sul palco, così come nella vita, per lei non c'era differenza! Vera, sia di strada sia di lustrini. Ironica e dolente come erano le grandi dive di una volta, che non sai quanto mi mancano. Gabriella ha avuto il coraggio, quando fu al Bagaglino, la trasmissione più commerciale della televisione italiana, di presentarsi con la canzone Sempre, un trattato di filosofia sulla vita, vestita da pagliaccio tra l'altro giocando con un immaginario sospeso tra genere maschile e femminile.
- Amo molto Trastevere, ci passo tutti i giorni. Non amo quello che gli stanno facendo e certamente vederlo abbandonato al niente fa male. Trastevere ormai è menata da chiunque, comprata per due soldi dalla mafia, fracassata di bottiglie dal turismo di massa e da scimmie urlanti che si scopano i vicoli; mi fa malissimo. Ma continuo ad amarla e anche a seminarla di eventi e iniziative culturali, ostinatamente. Perché Trastevere deve essere anche cultura e non la possiamo abbandonare. [...] A Trastevere, nonostante tutto, non si è mai tristi.
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