Giancarlo Padovan

giornalista, scrittore e allenatore di calcio italiano

Giancarlo Padovan (1958 – vivente), giornalista, scrittore, opinionista sportivo, allenatore di calcio e dirigente sportivo italiano.

Padovan: Con Calciopoli tutti colpevoli, ma solo la Juve ha pagato davvero

Dall'intervista a ju29ro.com, 8 aprile 2010.

[Su Calciopoli]

  • [...] il processo sportivo dell'estate 2006 è stato gravemente lacunoso e non per caso. [...] Se la Juventus è colpevole, date le premesse, è colpevole anche tutto il sistema del calcio italiano ad iniziare dal presidente federale. È quello che diceva "bisogna aiutare la Lazio" e poi si arrabbiava con Bergamo perché la Roma, nella partita contro la Juventus, non era stata abbastanza garantita. Era un sistema quindi in cui andavano puniti i vertici dirigenziali e che coinvolgeva sicuramente la Juventus, ma anche il Milan, la Fiorentina, la Lazio e, come dimostrato, anche l'Inter. Date queste premesse non è che tutti allora sono innocenti, sono invece tutti colpevoli e tutti dovevano finire in serie B. Invece le sentenze dei tribunali sportivi hanno deciso in modo inaccettabile che una sola società era colpevole e che doveva finire in serie B e per di più penalizzata e privata di due scudetti strameritatamente e onestamente vinti sul campo, oltre al danno di non disputare la Champions League. Questo rigore non fu per esempio applicato al Milan, che si sapeva cosa aveva fatto. Rileggiamoci le intercettazioni che coinvolsero Meani [...]. Ebbene il Milan quell'anno non venne retrocesso, si iscrisse alla Champions League e finì addirittura per vincerla! L'assurdità più bieca. E quando l'UEFA scrisse non vogliamo il Milan, allora si levarono i soloni a dire "ma come si permette l'UEFA!". Ed invece no, l'Uefa si doveva permettere molto di più, perché il suo intervento era sacrosanto. E quindi non è che siccome tutti sono colpevoli allora tutti sono innocenti, i colpevoli erano tanti, ma una sola ha pagato: la Juventus!
  • Di riapribile c'è solo una cosa: lo scudetto di cartone assegnato all'Inter, celebrato da tutti i giornali sportivi ad eccezione di Tuttosport (che mi pregiavo di dirigere), deve essere revocato. Per il resto non è più possibile emendare un processo che rappresenta una delle più gravi ingiustizie del calcio italiano. Una situazione che aveva un'origine politico-familiare, quella della famiglia Agnelli e della lotta per appropriarsi della Juventus, sfociata in una delle sentenze meno compatibili con la realtà che la storia del calcio ricordi.
  • Fu disgustoso da parte dell'Inter attribuire a una persona che non c'era più tutte le responsabilità. [...] Purtroppo anche Giacinto Facchetti si era macchiato o aveva praticato quello che altri avevano praticato, ovvero il tentativo di condizionare?... cercare di non essere danneggiati?... Chiamiamolo come vogliamo, ma insomma Facchetti aveva dei rapporti con arbitri in attività e designatori, cosa che non è consentita dal regolamento. Detto questo dire che l'Inter deve retrocedere ce ne passa, come ce ne doveva passare per la Juventus; da questo a dire che l'Inter è la squadra degli onesti e che quindi merita quello scudetto ce ne passa ancora.

Citazioni tratte da articoli modifica

Corriere della Sera modifica

  • Il fatto è che Collina è talmente bravo da rischiare di rimanere, a volte, abbagliato da se stesso. Sarà anche per questo che se sbaglia è perché sposa un eccesso.[1]
  • [Sull'epilogo del campionato di Serie A 1999-2000] Insolito, crudele, ma soprattutto regolare. Anzi, finale regolarissimo e con l'arbitro Collina migliore in campo. [...] lo spareggio non ci sarà, perché la Juve non ci è arrivata. Non ce l'ha fatta e sinceramente non poteva farcela: quattro sconfitte nelle ultime otto partite contro una soltanto nelle precedenti ventisei illustrano in maniera eloquente il suo calo psico-fisico. In riserva da tempo, sospinta dagli eventi ma visibilmente esposta all'usura ormai da due mesi, la squadra di Ancelotti è arrivata all'ultimo atto in stato di consunzione. La decisione di Collina non l'ha certo favorita (su un terreno pesante è avvantaggiata la squadra che non cerchi necessariamente la vittoria, piuttosto quella che per prima in qualche modo riesce a segnare), tuttavia la Juve almeno per il primo tempo è sembrata [...] contratta e preoccupata specie in difesa, con una circolazione di palla poco scorrevole anche prima che la pioggia prendesse a flagellare la partita e a condizionare il campionato. Sinceramente il rinvio sembrava la scappatoia alla quale i bianconeri potevano aggrapparsi. È vero, avrebbero dovuto sobbarcarsi altri 90 minuti di gioco con la pressione di dover vincere a tutti i costi, ma che potessero riuscirci ieri nei secondi 45 minuti era più a rischio di ogni altra cosa. [...] Certo, un pareggio dei bianconeri non sarebbe stato demeritato (sette angoli contro tre a favore e soprattutto un tiro al volo di Zidane deviato all'ultimo da un difensore lo testimoniano), però la sensazione di impotenza offerta, sia prima, sia dopo il gol, è apparsa assoluta. La vittoria del Perugia forse non ristabilisce i corretti rapporti di forza in campionato, almeno cancella l'alone del sospetto e di atteggiamenti compiacenti.[1]
  • Mario Cipollini sembra Ganimede, il coppiere degli dèi, rapito alle corse di questo mondo e consegnato definitivamente alle esuberanze dell'Olimpo. Come Ganimede anche Cipollini è di una bellezza assoluta, antica, perfettamente levigata fuori da ogni scoria del passato e da ogni ingiuria del futuro [...].[2]

Note modifica

  1. a b Da Lo scudetto della Juve finisce sott'acqua, Corriere della Sera, 15 maggio 2000, p. 38.
  2. Da «Ho pregato perché mi uscissero tutte le forze e Adriano mi ha spinto», Corriere della Sera, 24 marzo 2002, p. 43.

Altri progetti modifica