Genocidio dei rohingya
Citazioni sul genocidio dei rohingya.
Citazioni
modifica- Chi non soffre con il fratello sofferente, anche se è diverso da lui per razza, per religione, per lingua o per cultura, deve interrogarsi sulla sincerità della sua fede e sulla sua umanità. Sono stato molto toccato dall'incontro con i rifugiati Rohingya e ho chiesto loro di perdonarci per le nostre mancanze e per il nostro silenzio, chiedendo alla comunità internazionale di aiutarli e di soccorrere tutti i gruppi oppressi e perseguitati presenti nel mondo. (Papa Francesco)
- Non chiudiamo il cuore, non guardiamo da un'altra parte. La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya. (Papa Francesco)
- Ci sentiamo profondamente colpiti dalla sofferenza di tutte le persone coinvolte nel conflitto. Quelli che hanno dovuto fuggire dalle loro case sono molti. Non solo musulmani e Rakhines, ma anche piccoli gruppi minoritari come Dyna, Mro, Thet, Magyi e Indù, la presenza dei quali è in gran parte sconosciuta all'opinione mondiale.
- Il governo sta lavorando per riportare la situazione alla normalità. Dal 5 settembre non ci sono stati scontri armati e non ci sono state operazioni di sgombero. Ciononostante, siamo preoccupati per il fatto che numerosi musulmani fuggono oltre frontiera per raggiungere il Bangladesh. Vogliamo scoprire perché sta accadendo questo esodo. Vorremmo parlare con coloro che sono fuggiti, così come con coloro che sono rimasti. Penso che sia ben poco noto che la grande maggioranza dei musulmani nello Stato di Rakhine non abbia aderito all'esodo. Più del 50 per cento degli abitanti dei villaggi di musulmani sono intatti. Sono come prima degli attacchi. E vorremmo sapere perché.
- Nonostante tutti gli sforzi, non abbiamo potuto fermare il conflitto... Ma non è intenzione del governo eludere le sue responsabilità.
- Pulizia etnica è un’espressione troppo forte per descrivere ciò che sta accadendo [...] non si tratta di pulizia etnica ma di persone diverse e divise e noi stiamo cercando di ridurre questa divisione.
- I conquistatori islamizzati dell’Asia centrale hanno contribuito a diffondere l’islam verso est fino al Bengala e alla fine i commercianti malesi lo hanno portato in tutto l’arcipelago indonesiano. Oggi i soli paesi a maggioranza buddista rimasti in Asia sono la Birmania, la Thailandia e lo Sri Lanka. Non c’è da stupirsi quindi se agli occhi dei buddisti birmani la loro fede è minacciata dalla presenza anche solo di un milione di musulmani, soprattutto se i demagogici monaci buddisti fanno carriera predicando la paura e l’odio.
- I rohingya non torneranno indietro perché piuttosto comprensibilmente temono per le loro vite. Non è stato solo l’esercito ad accanirsi contro di loro prendendo parte al massacro, ma anche i loro vicini non musulmani. Se vi tornano alla mente le immagini dei massacri e delle espulsioni dei musulmani bosniaci da parte dei serbo-bosniaci negli anni novanta, non avete tutti i torti. Sta accadendo di nuovo, e di nuovo nessuno sta facendo niente di davvero efficace per fermarlo.
- Le Nazioni Unite hanno definito le azioni dell’esercito birmano “pulizia etnica”, “crimini contro l’umanità” e “genocidio”, ma l’esercito birmano nega qualsiasi illecito. Lo stesso vale per la loro alleata politica, la “consigliera speciale” Aung San Suu Kyi (vi ricordate di lei? Una volta era una santa laica).
- Perché proprio loro? Rappresentavano solo il 2 per cento della popolazione birmana, erano una minoranza persino nello stato del Rakhine (ex Arakan), dove vivevano quasi tutti senza arrecare alcun danno alla maggioranza. Però sono musulmani, e la maggioranza buddista in Birmania è paranoica riguardo i musulmani.
- Mentre assistiamo all’evolversi dell’orrore preghiamo che tu possa essere di nuovo coraggiosa e resiliente. Preghiamo perché tu faccia sentire la tua voce per la giustizia, i diritti umani e l’unità del tuo popolo. Preghiamo perché tu intervenga in questa crisi crescente e riporti il tuo popolo sulla retta via. Che Dio ti benedica.
- Sappiamo che non esistono differenze naturali tra buddisti e musulmani. Non importa se siamo ebrei o indù, cristiani o atei: siamo nati per amare senza pregiudizi. La discriminazione non è una cosa naturale; viene insegnata. Mia cara sorella: se il prezzo politico della tua ascesa alla più alta carica del Myanmar è il tuo silenzio, allora quel prezzo è troppo alto.
- Sono ormai anziano, decrepito e formalmente in pensione, ma rompo il mio voto a rimanere in silenzio sugli affari pubblici spinto da una tristezza profonda per il dramma dei Rohingya, la minoranza musulmana nel tuo paese. Per anni ho avuto una tua fotografia sulla mia scrivania per ricordarmi dell’ingiustizia e del sacrificio che hai sopportato per via del tuo amore e del tuo impegno a favore della gente del Myanmar. Sei stata simbolo della giustizia. Il tuo ingresso nella vita pubblica ha alleviato le nostre preoccupazioni per la violenza perpetrata ai danni dei Rohingya. Ma ciò che alcuni hanno definito "pulizia etnica" e altri "un lento genocidio" non si è fermato, e anzi di recente si è accelerato.
- Negli ultimi anni ho più volte condannato questo trattamento tragico e vergognoso. Sto ancora aspettando che la mia compagna di Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi faccia lo stesso.
- Ogni volta che guardo le notizie mi si spezza il cuore per le sofferenze di quel popolo. Chiedo che si fermi la violenza. Oggi abbiamo visto le foto di bambini uccisi dalle forze di sicurezza del Myanmar. Questi bambini non hanno fatto male a nessuno, eppure le loro case sono state incendiate e rase al suolo.
- Se casa loro non è il Myanmar, dove hanno vissuto per generazioni, allora dov'è? Il popolo Rohingya dovrebbe ricevere la cittadinanza in Myanmar, nel Paese dove è nato. E altri Stati come il mio Pakistan dovrebbero seguire l'esempio del Bangladesh e offrire cibo, riparo e accesso all'educazione alle famiglie Rohingya in fuga dalla violenza e dal terrore.
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