Galina Timčenko
giornalista russa
Galina Viktorovna Timčenko (1962 – vivente), giornalista russa.
Citazioni di Galina Timčenko
modificaCitazioni in ordine temporale.
Intervista di Caroline Lees, ejo.ch, 13 maggio 2015.
- [...] al di sopra di tutto, siamo riusciti a farci un nome. Nonostante la censura, non c'è penuria di media in Russia e anche se abbiamo dovuto cominciare da zero, siamo riusciti ad attirare l'attenzione.
- Meduza è stato bloccato in Kazakhistan simultaneamente al lancio, dal momento che abbiamo realizzato un report sulla vita che la minoranza russa conduceva lì. In Russia non ci sono state aggressioni o minacce di un' imminente chiusura. Sappiamo per certo però che ogni agenzia governativa sa di noi e ci tiene d'occhio.
- Mi oppongo fortemente alla propaganda di qualsiasi tipo, sia pro o anti-Putin.
- Veniamo spesso criticati perché non ci uniamo alla "lotta contro il regime". Stiamo ricevendo un sacco di email, e sempre più spesso capiamo che le persone vorrebbero far uso della nostra posizione neutrale per supportare una delle fazioni. Per esempio, i lettori russi si sono fatti conoscere per i rimproveri che ci lanciano in riferimento al fatto che chiamiamo i combattenti della Repubblica di Donetsk "separatisti" in opposizione ai ribelli o ai miliziani. I lettori ucraini, dal canto loro, vorrebbero invece che li chiamassimo militanti o terroristi. Il radicalismo ha condotto a un sacco di nozioni conflittuali. A volte persino inserire un cognome nei titoli – come Navalny o Khodorkovsky – porta alcuni lettori a credere che li supportiamo, dal momento che scriviamo di loro. Lo stesso vale chiaramente anche per Putin. Se riportiamo, in maniera perfettamente neutrale, di un evento che riguarda il Presidente, siamo sicuri di diventare bersaglio delle critiche pro-Cremlino.
- Seconde me, lavorare contro qualcosa è controproducente. È un approccio totalmente difensivo, e pure ridondante. I media sono, per definizione, anti-propaganda, ammesso che rispettino le norme professionali, l'etica e la deontologia.
Intervista di Joshua Evangelista, gariwo.net, 6 maggio 2022.
- Negando l'esistenza dell'Ucraina, il signor Putin sta negando almeno una metà di quello che sono io.
- [...] noi di Meduza ci sentiamo soli ora che quasi tutti i nostri competitor hanno interrotto le pubblicazioni o rinviato alla fine della guerra la messa in onda delle proprie trasmissioni. Per questo è molto importante sapere che ci sono molti colleghi giornalisti e attivisti che ci sostengono.
- Dico sempre che la nostra missione è informare quante più persone possibili. Ma la situazione attuale ci impedisce di raggiungere il pubblico che vorremmo. Quindi il nostro obiettivo concreto è informare un pubblico giovane, attivo, con competenze tecnologiche, socialmente attivo. Non solo nella propria vita, ma anche politicamente. Gente che non vuole semplicemente sedersi e guardare cosa succede. Gente che intende agire. Quindi, abbiamo capito che questo deve essere il nostro obiettivo: informare questo tipo di pubblico. Purtroppo non ho possibilità di venire ascoltata da ogni russo. Io non sono Konstantin Ernst, il capo del Primo canale della tv di stato.
- Quando, in questi tempi di guerra, ci è stata imposta la censura, in un gruppo WhatsApp di giornalisti di cui faccio parte si è iniziato a discutere della situazione e la maggior parte dei direttori ha detto: "Amici, non vogliamo essere multati o perseguitati. Chiamiamola "operazione speciale", siamo troppo preoccupati dei rischi..." E così via. Il senso di questa censura non è solo legato al non uso di quella parola, ma al senso di paura che impedisce di esprimere liberamente le proprie emozioni, i propri pensieri.
- Sai, ai tempi dell'Unione sovietica era diffusa la storiella dell'uomo che va nella Piazza Rossa con un foglio di carta vuoto e viene arrestato. Il poliziotto gli dice: "Perché il tuo foglio è bianco, cosa significa"? E l'uomo risponde: "Che cosa devo spiegare? Tutti sanno quello che succede. Basta un foglio bianco".
- [Sulla libertà dei media in Russia] Hanno creato un senso di insicurezza nei giornalisti che fanno il proprio lavoro, persino nei loro stessi pensieri. Io questo fenomeno lo definisco terrore. Perché l'obiettivo principale di qualsiasi terrorista è diffondere la paura. Così il Cremlino e Putin attraverso queste censure sulla guerra, le multe incredibilmente folli e le pene detentive intendono diffondere questa paura. Ecco qual è il senso.
- [Su Aleksej Naval'nyj] Un uomo brillante e, ora come ora, l'uomo più coraggioso che io abbia mai incontrato. È un grande esempio di dignità e libertà. È in prigione ed è stato condannato a nove anni di carcere duro. Eppure scherza. Si prende gioco di quegli idioti che lo hanno messo dietro le sbarre.
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