Gabriel Bonnot de Mably

filosofo e politico francese

Gabriel Bonnot de Mably, chiamato anche Abbé de Mably o semplicemente Mably (1709–1785), filosofo e politico francese.

Gabriel Bonnot de Mably

Citazioni di Gabriel Bonnot de Mably

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  • Anche se la proprietà terriera fosse molto più propizia allo sviluppo economico di quanto non lo sia effettivamente, bisognerebbe sempre preferire a essa la comunità dei beni. Che importanza ha una più larga abbondanza, se sollecita gli uomini a essere ingiusti e a fondarsi, per arricchire, sulla forza e sulla frode? Si può forse dubitare sul serio che in una società in cui rimanessero sconosciute l'avarizia, la vanità e l'ambizione, l'ultimo dei cittadini non sarebbe più felice di quanto non lo siano oggi i nostri più ricchi proprietari?[1]
  • Qual è la fonte principale di tutti i mali che affliggono l'umanità? È la proprietà dei beni.[2]

Citazioni su Gabriel Bonnot de Mably

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  • Mably afferma la necessità dello Stato sociale che moderi tutti gli eccessi che la ricchezza ed il privilegio hanno portato nel mondo. Mably capisce, come i più moderni dei nostri economisti e socialisti, che la riforma sociale deve cominciare dalle condizioni agricole. E che cessino dal tormentarlo questi accademici asmatici se qua e là Mably ricorda e cita Sparta! Cessino dal correggere il paragone che egli fa spesso di Sparta con lo Stato dei suoi tempi, ammonendo che Sparta aveva gli Iloti e che, quindi, il paragone è falso!
    Non provano luminosamente tutte le opere di Mably, dalla prima all'ultima, che l'intiera sua attività di pensatore aveva per iscopo di liberare la società umana da ogni sorta di ilotismo di classe? Sparta? Sì, Sparta semplice, forte, serena, senza crudeltà antiche e senza privilegi di guerra. Sparta; ma senza gli Iloti! (Paolo Orano)
  • Mably dunque pensava, d'accordo in questo colla ragione di Morelly[3] e il sentimento di Gian Giacomo[4], che gli uomini sono ineguali in facoltà ed in bisogni; ma eguali in diritti; egli pensava che ciascun d'essi avendo ricevuto da Dio la legge d'essere utili e di vivere, tutti hanno un diritto[5] eguale a sviluppare le loro facoltà ed a godere delle condizioni di esistenza. Faceva consistere la giustizia nell'esigere molto da quegli che può molto, e nel dare molto a colui cui la natura impose maggiori bisogni. Se la mia forza è duplice, io debbo portare un doppio peso. Se io tengo come superfluo quanto è necessario al mio vicino perché esercita il suo diritto di vivere, non solamente sostituisco all'idea della società l'idea di guerra, ma mi oppongo al compimento della legge divina, e sono un empio. (Louis Blanc)
  • Mably è radicalmente persuaso che la disuguaglianza umana appoggiata alla sperequazione delle classi nel possedere sia la causa dei mali sociali. Ma è falso che Mably sia un utopista ed un rivoluzionario idealista favorevole al concetto che la trasformazione economica, e quindi, morale, sia possibile a tamburo battente. (Paolo Orano)
  • Morelly e Mably erano d'altronde convinti che, lungi dal rendere impossibile la gerarchia, il loro sistema di fraterno accordo era il solo mezzo di basarla su fondamenti solidi, inespugnabili. Quale interesse avrebbe la mediocrità a brogliare per i primi impieghi, quando il potere avesse a cessare d'essere una sorgente di privilegi, e senza più produrre vantaggi imporrebbe i più grandi doveri? non v'è a dubitare che ciascuno sarebbe inclinato a classificarsi secondo la sua vocazione naturale e le sue abitudini quando tutte le funzioni sarebbero riguardate come egualmente onorevoli, e pesate sulla medesima bilancia. (Louis Blanc)
  1. Citato in Michel Beaud, Storia del capitalismo (Histoire du capitalisme), traduzione di Giuliana Picco, Oscar storia Mondadori, Milano, 2004, parte prima, cap. II, p. 72.
  2. Citato in Michel Beaud, Storia del capitalismo (Histoire du capitalisme), traduzione di Giuliana Picco, Oscar storia Mondadori, Milano, 2004, parte prima, cap. II, p. 72.
  3. Étienne-Gabriel Morelly.
  4. Jean-Jacques Rousseau.
  5. Nel testo "dritto".

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