Géza Csáth

scrittore e psichiatra ungherese

Géza Csáth (1887 – 1919), scrittore, drammaturgo, musicista, critico musicale e psichiatra ungherese.

Géza Csáth

modifica

Incipit modifica

Il risveglio, è vero, causa tormenti insopportabili. E i tormenti si protraggono a lungo. Al mattino la luce si riversa nelle strade con accordi fragorosi. E né il vetro opaco delle finestre né i tendaggi colorati ci proteggono a sufficienza, poiché essa penetra attraverso qualsiasi barriera col suo malevolo frastuono dai ritmi stridenti e ci apostrofa con piglio imperioso. Bisogna andare. Mescolarsi tra creature meschine dalle facce ripugnanti che considerano questa musica crudele e volgare come la legge della Vita e credono che ciò che essi vivono sia la vita stessa.

Citazioni modifica

  • La voluttà cancella i contorni ed elimina le assurdità. Ci libera dal giogo dello spazio e arresta lo sferragliante orologio del tempo che scandisce i secondi, per elevarci in un profluvio di tiepide ondate fino alle sfere più sublimi dell'esistenza.
  • [...] durante le quattordici ore della sera e della notte diventiamo partecipi di un magico, misterioso, atemporale pezzo di eternità.
    Durante quelle ore abbiamo accesso al significato più profondo della vita, e l'oscurità e le tenebre s'illuminano davanti a noi. I suoni ci sfiorano cospargendo le nostre membra di baci come labbra di fanciulle fresche e delicate. I colori e le linee vibrano nel nostro cervello e nella nostra spina dorsale investiti di una natura nuova, limpida e primigenia. E ora che non hanno più nessuna somiglianza con i colori e le linee che vedevamo con i nostri occhi, ecco che essi ci rivelano a un tratto i grandi segreti che si celano nelle forme. Le cognizioni errate e rudimentali acquisite a proposito dell'esistenza mediante la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto e il tatto ora vengono ampliate e corrette. Abbiamo finalmente l'occasione di conoscere compiutamente la verità della vita che ciascuno di noi reca dentro di sé e la cui intrinseca perfezione esula dal giudizio dei sensi.
  • L'Oppio, il terribile e benedetto mediatore della voluttà, distrugge gli organi e i sensi. Bisogna che rinuncino anche all'appetito e a quel gradevole senso di stanchezza che è l'appannaggio dei bravi borghesi. Gli occhi lacrimano spesso e nelle orecchie s'annida un continuo ronzio. Gli oggetti, gli uomini e le lettere dell'alfabeto assumono contorni vaghi e incerti. Le parole e i suoni vagano in un disordine caotico attraverso i complessi meccanismi dell'organo uditivo.

Bibliografia modifica

  • Géza Csáth, Oppio: dal carteggio di un neurologo, in Oppio: e altre storie, traduzione dall'ungherese e postfazione di Marinella D'Alessandro, Edizioni e/o, 2011. ISBN 9788866321088

Altri progetti modifica