Francesco Robortello

umanista italiano

Francesco Robortello o Robertelli (1516 – 1567), umanista italiano.

Francesco Robortello

Citazioni su Francesco Robortello modifica

Giuseppe Toffanin modifica

  • Figuratevi un umanista del rinascimento davanti all'aspetto più profondo e più irrevocabile della poesia antica e capirete l'impaccio del Robertelli e il suo penoso arzigogolare. Tuttavia bisogna riconoscergli un merito che lo contraddistingue da tutti i suoi successori e lo pone più dappresso al genuino pensiero dell'antico. Il merito è questo: che egli, dopo essersi involto in ipotesi e fantasticherie ingenue, alla fine, davanti a uno dei corollari della catarsi, ebbe l'improvvisa intuizione dell'essenza religiosa di quella; capì che non la si poteva spiegare se non trasferendosi nel tempo in cui fu concepita, ed espose questo suo pensiero con una vaghezza tra il pagano e il cristiano che gli fa onore.
  • Il Robertelli capì veramente a fondo il pensiero dell'antico? Più che non si creda, forse, e certo quanto lo spirito dei tempi gli consentiva. Ne capì di sicuro uno dei significati eterni, quasi domestico a noi, ma al quale non era giunto il rinascimento e oltre il quale non andrà alcuno dei suoi successori compreso il Tasso. Gli scrupoli condurranno anzi a un regresso. Capì insomma che la storia, per quanto «adnotata» e abbellita da immagini poetiche, non può diventar poesia se il poeta non se ne faccia una sintesi sua; che non v'è grandezza o bellezza di personaggio storico suscettibile di passare nella poesia così come sta; che, nella storia, quale si scriveva allora, c'era una parte sola di ispirazione poetica: le concioni poste in bocca agli uomini illustri dalla fantasia dello storico.
  • Quanto poi a un giudizio complessivo sull'opera di lui credo che possiamo anche dispensarcene dopo quel che s'è detto, tant'è chiaro il significato della sua modesta e simpatica figura. Egli, in una parola, è l'ultimo umanista autentico che si trova ad essere ad un tempo, senza saperlo, il primo critico letterario della controriforma; l'ultimo sincero edonista della poesia che mette per caso le basi del moralismo.

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